Ecco da dove arrivano le fake news sul Venezuela

Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti finanzia media e giornalisti stranieri in funzione dei suoi piani d'intervento

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Ecco da dove arrivano le fake news sul Venezuela



da Mision Verdad
 

Organi di governo come il Dipartimento di Stato, il Dipartimento della Difesa, la USAID e la NED finanziano lo «sviluppo dei media» in oltre 70 paesi, specificamente organizzazioni non governative straniere (ONG), associazioni di giornalisti, mezzi d’informazione e spazi accademici di giornalismo. 

 

Le corporation e i governi vogliono che l’esercizio della propaganda sia coperto con l’estetica e linguaggi apparentemente neutrali con elementi di rapidità e reattività, così il ricevitore dell’informazione può giudicare come ragionevole la viralizzazione del messaggio senza valutare l’interesse o l’intenzione che c’è dietro i dati forniti, lasciando come unico fattore di mediazione tra la ‘verità’ e il suo consumo le proprie emozioni e i sentimenti. 

 

Dollari per un difficile contesto operativo 

 

L’obiettivo di finanziare la destabilizzazione per favorire un contesto di guerra non convenzionale è portato avanti dal Dipartimento di Stato, come dimostra il Congressional Budget Justification o CBJ, presentazione annuale che l’organizzazione tiene davanti al Congresso degli Stati Uniti sulle operazioni che realizza all’estero.

 

Finanziando i mezzi di comunicazione venezuelani, gli Stati Uniti rafforzano una delle armi più potenti contro il chavismo. Mark Weisbrot, economista del Center for Economic and Policy Research, un think thank di Washington, ha affermato che «in un certo numero di paesi, tra cui Venezuela e Bolivia, l’USAID sta operando come un’agenzia coinvolta in operazioni segrete, come la CIA, piuttosto che un’agenzia per lo sviluppo», i nomi delle organizzazioni straniere che ricevono fondi non vengono rivelati in quanto segreti di Stato, esattamente come nel caso della CIA. 

 

Nei casi in cui vengono richieste informazioni sulle organizzazioni beneficiarie, l’USAID risponde che non può «confermare o negare l’esistenza di documenti».

 

Canali incrociati, finanziamento efficiente e diretto

 

Tra il 2007 e il 2009, il Dipartimento di Stato ha versato almeno 4 milioni di dollari (US$4MM) a giornalisti in Bolivia, Nicaragua e Venezuela attraverso la Fondazione Panamericana per lo Sviluppo (PADF) con sede a Washington, creata dal Dipartimento di Stato nel 1962 e affiliata all’OSA. 

 

Secondo il giornalista Jeremy Bigwood questo importo è stato destinato al finanziamento dei migliori mezzi di comunicazione venezuelani e al reclutamento di giovani giornalisti. I risultati di Bigwood si evincono da un documento del Dipartimento di Stato denominato ‘requisiti’ che attualmente non è disponibile online, dove vengono nominate le ONG Espacio Público e Instituto Prensa y Sociedad.

 

Un rapporto pubblicato nel maggio del 2014 dal think thank europeo di centrodestra FRIDE (rimosso dal sito web poco dopo la pubblicazione) ha rivelato il finanziamento statunitense al giornalismo venezuelano, dal 2002 gli Stati Uniti hanno investito tra 3 e 6 milioni di dollari ogni anno in «piccoli progetti con partiti politici e ONG». 

 

Secondo un rapporto ancora non completato dall’USAID, il finanziamento alle ONG, partiti e media venezuelani è calato dai 14 milioni del 2009 ai 5 del 2016. Questo importo rappresenta poco più della metà di quanto investito negli ultimi 15 anni. Quei fondi, che sicuramente sono stati dilapidati dall’opposizione, sono stati concentrati sull’attacco mediatico, che ha generato i maggiori risultati.

 

Menzogne potenziate e ampliate

 

Uno degli obiettivi nel 2016, secondo il CBJ, è stato potenziare « i media indipendenti, liberi e professionali». Durante quest’anno (2016) e il precedente è stato notevole l’emergere di nuovi media digitali così come il rafforzamento di altri già esistenti il cui dispiegamento nelle reti sociali continua a essere massiccio e crescente. Media come EL Pitazo, Caraota Digital, Efecto Cocuyo ed El Estimulo, tutti che in misura maggiore o minore, cercano di accreditarsi come «media indipendenti». 

 

Il Dipartimento di Stato afferma che le sue attività in Venezuela «non di parte», cercano di promuovere i valori della democrazia rappresentativa e i diritti umani, oltre a migliorare l’accesso del pubblico all’informazione. Come vedremo in seguito questi media producono notizie false (o fake news). 

 

 Il circuito di elaborazione della notizia falsa comincia con la deformazione di un fatto che immediatamente viene ripreso dai media internazionali, il pezzo viene cancellato in un lasso di tempo che va da 1 a 4 ore ma l’informazione continua a circolare sui social network, quando emerge la versione reale nessun media internazionale corregge la notizia, o quantomeno viene utilizzata la stessa veemenza. Così è accaduto in occasione di varie morti verificatesi durante le guarimbas in corso e attribuite ai collettivi chavisti (definiti paramilitari dagli operatori politici). 

 

La linea editoriale delle fake news viene definita dal Dipartimento di Stato: accusare di terrorismo di Stato e crimini contro l’umanità il governo venezuelano (sfruttando la matrice dei ‘collettivi paramilitari’) per formare un assedio diplomatico e finanziario nei suoi confronti. Come già accaduto in Nicaragua, Haiti, Siria e Libia.

In merito a questo caso il Ministero degli Interni e Giustizia ha stabilito che il responsabile della morte è un militante di Vente Venezuela, Iván Alexis Pernía Pérez. Vente Venezuela è un partito di opposizione guidato da Maria Corina Machado. La giovane non partecipava alle proteste, come insinuato da Efecto Cocuyo. 

 

El Pitazo non si è tirato indietro ed essendo parte integrante dell’operazione di propaganda ha diffuso la falsa notizia. 

Sulla stessa linea c’è El Estimulo che ha generato disinformazione, assicurando senza alcuna prova o testimoni credibili, che queste organizzazioni «reprimono» le manifestazioni pacifiche dell’opposizione. In questo caso cercando di sfruttare il fattore di sensibilità che suscita una donna. Sino a questo momento El Estimulo non ha presentato alcuna prova. 

In occasione delle proteste violente nel quartiere El Valle il passato 20 di aprile, gli stessi media hanno cercato di occultare i gruppi violenti che hanno generato il caos e soprattutto i mandanti politici. 




Altro aspetto non meno ingannevole è rappresentato dalla pubblicazione di immagini di altri luoghi per spaventare i cittadini e generare nevrosi mediatiche. Per Esempio Caraota Digital, che per documentare la repressione a El Paraiso…  

 

Utilizza la stessa fotografia pubblicata dal portale Dolar Today per accusare «i collettivi» di provocare il caos in prados del Este, dove gruppi violenti dell’opposizione erano appostati dal pomeriggio. 

 

L’utilizzo di notizie false come arma di guerra psicologica e mediatica, è servito per forzare scenari di intervento contro Libia e Siria, come il presunto bombardamento della Piazza Verde a Tripoli nel 2011 o l’attacco chimico del governo siriano nello stesso anno. In Venezuela utilizzano lo stesso copione per ottenere lo stesso risultato. 

 

(Traduzione dallo spagnolo per l’AntiDiplomatico di Fabrizio Verde)

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