Il Centro Mondiale Commerciale ed il Caso Mattei

Il Centro Mondiale Commerciale ed il Caso Mattei

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Il Centro Mondiale Commerciale ed il Caso Mattei


Continua l’inchiesta sul Centro Mondiale Commerciale ed i suoi legami con le pagine più occulte e drammatiche della recente Storia mondiale. Abbiamo ricevuto e pubblicato già la prima con il titolo Documenti inediti CMC-Permindex. La chiave dell’assassinio di JFK 
 

di Michele Metta*
 
Vincenzo Calia è il magistrato grazie al cui eminente lavoro durante gli anni Novanta si passa ufficialmente da una biografia d’Enrico Mattei suggellata dalle menzognere parole “morto nei cieli di Bascapè per un incidente al proprio aereo”, ad una biografia di quello ch’è il Presidente dell’ENI per antonomasia chiusa dalla finalmente veritiera frase “morto nei cieli di Bascapè per attentato”. Calia, infatti, determina che a far precipitare il bimotore su cui Mattei viaggiava il 27 ottobre 1962 è un’esplosione, indotta da Compound B, detonante riscontrato senza dubbio alcuno sui rottami del velivolo dai Periti del PM.

Lavoro di Calia l’esame in profondità del quale – attenzione – ci svela un citare il Centro Mondiale Commerciale da parte di ben due dei testimoni convocati dal valentissimo togato.

Il primo, di questa coppia di testimoni, è Fulvio Bellini. Bellini è ascoltato poiché, anche attraverso un proprio libro, ha più volte alluso al fatto che, per afferrare la radice autentica dell’uccisione di Mattei, occorra assolutamente prendere in considerazione gli attriti cocenti che quest’ultimo aveva con il suo vice: Eugenio Cefis.
Bellini, durante l’inchiesta di Calia, evoca esplicitamente il CMC così definendolo:
 
il terminale in Italia del gruppo che si occupava degli interventi sporchi nella politica mondiale, nei quali ricomprendo l’assassinio di Enrico Mattei.
 
Concetto che Fulvio Bellini conferma con quest’altra affermazione, sempre messa a verbale nell’inchiesta retta da Calia:
 
Io ritengo comunque che per comprendere la morte di Enrico MATTEI si debba seguire la pista di Jacques SOUSTELLE. Quest’ultimo era stato incaricato di portare avanti l’operazione MATTEI con una dotazione di centomila dollari circa provenienti da Montreal, attraverso la PERMINDEX […].
 
Parole, queste di Fulvio Bellini, alle quali possiamo fornire il seguente riscontro, basato su documenti dei nostri Servizi segreti messi in evidenza, per la loro importanza, da uno dei massimi studiosi della Strategia della Tensione: Sergio Flamigni.

Documenti che palesano come, nei Settanta, Eugenio Cefis fosse finanziatore d’un progetto eversivo capitanato da Edgardo Sogno. Sogno che – attenzione – è un sodale stretto del membro del CMC Pièche cui s’è già fatto cenno nel mio precedente articolo. Progetto eversivo di Sogno che – ci rivelano sempre documenti della nostra Intelligence sottolineati da Flamigni– s’impernia su degli autoproclamatisi Comitati di Resistenza democratica nei quali milita il parlamentare Corrado Bonfantini.

Proprio il medesimo Corrado Bonfantini, cioè – di nuovo, come raccontato nel precedente mio articolo – appartenete lui pure, al pari di Giuseppe Pièche, ai vertici del Centro Mondiale Commerciale. Operazione, quella del duo Sogno-Cefis, voluta personalmente, oltreoceano, dal Presidente USA Richard Nixon, ed infatti andata a monte soltanto ed unicamente perché Nixon, pesantemente incappato in quel colossale scandalo battezzato Watergate, era frattanto stato costretto a disonorevoli dimissioni. Operazione che prevedeva di condurre l’Italia ad una dittatura fascista tramite ricorso ad un piano occulto parecchio raffinato, ed alimentato anche della messa in essere d’una infiltrazione pervasiva all’interno delle allora nascenti Brigate Rosse. Infiltrazione condotta attraverso un comunista segretamente venuto meno ai propri ideali di Sinistra: un certo Roberto Dotti.

Alla seconda occasione in cui il CMC s’affaccia nell’indagine di Calia, s’arriva, invece, per somme, e stando attenti ad un paio di cose. Siamo, qui, alla testimonianza del giornalista Pietro Zullino; lui pure, naturalmente, occupatosi della morte di Mattei. Il primo elemento da cogliere, è un lapsus. Zullino, infatti, consegna a Calia delle Note, da lui stesso stese nei Settanta. Note dove, al pari di Bellini – è, dunque, una conferma – , documenta attriti tra Cefis e Mattei. Quel che Zullino aggiunge, è lo specifico perché di tale scontro: un appoggio occulto di Cefis alla concorrenza: a ditte, cioè, d’un petroliere italiano rivale dell’ENI: Attilio Monti. Leggiamo:
 
1. “Cefis aveva (e ha tuttora) forti cointeressenze nelle raffinerie SAROM di Ravenna e Mediterranea di Gaeta. Queste raffinerie sono tra le principali rifornitrici del sistema difensivo NATO per il sud-Europa e della Sesta Flotta americana; raffinano e vendono petrolio Esso e Shell. Mattei cercava di obbligare la NATO mediterranea a diventare cliente dell’ENI; Cefis si opponeva a questo progetto, per via delle sue cointeressenze. Gli incidenti tra Mattei e Cefis erano stati sempre numerosi. Tra i precedenti più gravi: Cefis aveva facilitato una importantissima commessa ENI alla ditta Lenci (bambolotti reclamistici della benzina Super Cortemaggiore) essendo in relazione intima con una signora Lenci; Mattei aveva trovato spropositato il prezzo da pagare e ne era nato uno scontro molto antipatico con tale [Adolfo] Marvelli, marito della detta signora Lenci (un locale di proprietà ENI al quartiere EUR di Roma risultava affittato alla stessa signora, che vi aveva installato una boutique)”.

2. “Eugenio Cefis. Era stato licenziato da Mattei nel gennaio 1962 per ‘divergenze’ sulla politica dell’ENI. In realtà Mattei non tollerava che Cefis avesse cointeresse in raffinerie RASIOM ed ESSO, che rifornivano la NATO mediterranea e la Sesta Flotta, nel momento in cui si batteva perché l’ENI diventasse fornitore dell’una e dell’altra. C’erano stati altri incidenti: uno molto grave riguardava un caso di favoritismo nei riguardi della ditta Lenci, avvallato da Cefis per motivi di natura strettamente personale. Agente CIA”.
 
Lo scontro, quindi, riguardava faccende enormi, legate agli assetti NATO in Europa.

Il lapsus è circa la raffineria Mediterranea. Mediterranea – dice il testo – di Gaeta. Ora: il rispetto d’una fonte documentale è sacro, e sempre tale sacralità è faro degli articoli sul CMC che sto offrendo. Tuttavia, proprio perché mosso, tale rispetto, da un più generale inchinarsi alla verità, va con, appunto, verità detto che una Mediterranea di Gaeta non esiste. La SAROM era costituita come segue: raffineria di Ravenna, capostipite, ed infatti detta, essa stessa, SAROM; Mediterranea, sì, ma di Milazzo, ed attiva dal 1960. Quanto alla Gaeta Industria Petroli, la quale, inutile dirlo, a Gaeta sorge, serve precisare che, questa, è comprata da Monti solo nel 1969, tant’è che solo a partire dal 1970 il nome smette d’essere quello, dovuto al vecchio proprietario, di Getty Oil Italiana. Ed allora, essendo il contesto evocato da Zullino quello degli attriti tra Cefis e Mattei, essendo Mattei morto nel 1962, è lampante che nelle Note, risalenti – ribadiamo – ai Settanta, Pietro Zullino ha un qui pro quo: voleva certamente indicare la Mediterranea ma, erroneamente, circa l’ubicazione, scrive Gaeta e non Milazzo. Mediterranea la cui guida – siamo al punto – Monti, fin dall’inizio, ha affidato ad un certo Gutierez Spadafora. Ebbene: Gutierez Spadafora è un membro del CMC.

Il secondo elemento cui badare è che, così come non c’è – ovvio – un signor IBM, poiché IBM è una sigla, altrettanto non c’è una signora Lenci. Lenci, in realtà, parimenti, sta per Ludus Est Nobis Constanter Industria, e cioè Il gioco è la nostra costante industria, il che ben s’attaglia ad una ditta essenzialmente di giocattoli quale la Lenci è. Lenci fondata da Enrico Scavini, italiano, ed Helen Konig, tedesca. Quella indicata come amante di Cefis, dunque, è non Lenci, ma Anili Scavini, figlia dei due, ed autrice, in effetti, del gadget in feltro speciale del cane a sei zampe simbolo dell’ENI in così tante auto appeso, sotto lo specchietto, nella seconda metà del secolo scorso.
Anili che però – si badi – è pure realizzatrice di ceramiche ex voto. Potrebbe essere una non poco affascinante spiegazione circa il sorgere della relazione con Cefis, poiché, d’ex voto, quest’ultimo, era notissimo collezionista compulsivo, tanto da, alla fine, possederne oltre trecento. Collezionismo cui si fa cenno anche in Questo è Cefis, libro da Cefis temutissimo perché ne denunciava le malefatte, e, soprattutto, fonte – è sempre Calia a scoprirlo – di Pasolini per il suo Petrolio, tant’è che i passi circa tale collezionismo sono traslati, quasi immodificati, da Questo è Cefis al romanzo pasoliniano. Romanzo dove la morte di Mattei è, a ragione, uno degli snodi centrali nella ricerca delle risposte, dal poeta con coraggio assoluto inseguite, sulla Strategia della Tensione.

Morte di Mattei – si badi di nuovo – alle soglie d’un incontro che l’industriale avrebbe dovuto avere con John Kennedy, e dove il Presidente USA l’avrebbe incoronato nume tutelare di quel centrosinistra spronato da quel democristiano illuminato che era Aldo Moro. Moro che, con tutta incontestabile chiarezza, è l’oggetto sottinteso d’un giuramento segreto, fatto sottoscrivere proprio da Edgardo Sogno ai complici del suo menzionato progetto eversivo, e da Sogno stesso rivelato verso il finire della propria esistenza. Questo:
 
Mi impegno, in seguito a designazione personale che mi venisse comunicata, a eseguire personalmente e singolarmente, nei modi e tempi che mi verranno indicati, l’esecuzione capitale degli esponenti politici dei partiti democratici responsabili di collaborazionismo coi nemici della democrazia e di tradimento verso le libere istituzioni.
[...] Quando i più qualificati esponenti dello Stato e del regime libero instaurato in Italia con le istituzioni repubblicane, membri di quel gruppo di solidarietà democratica che ha guidato ed espresso i governi di coalizione o monocolori democristiani si arrendono, si ritirano o chiedono aiuto, l’impegno espresso [...] diverrà immediatamente esecutivo.
 
Centrosinistra appoggiato da John Kennedy, che ad Aldo Moro dà il suo completo benestare. Formula governativa contro cui – già sappiamo – viceversa scattano all’unisono il Renzo Rocca Agente del nostro spionaggio ed il William Harvey capo della Stazione CIA di Roma. Azione contro il centrosinistra tramite impiego – Rocca lo scrive chiaro – proprio del parlamentare Alfredo Crocco che le carte societarie da me finalmente reperite svelano ai vertici del Centro Mondiale Commerciale. Harvey – ultimissimo “si badi” – indicato dall’altrettanto Agente CIA Howard Hunt, in una confessione in punto di morte, come coinvolto nel complotto per uccidere John Kennedy.
 
 

* Le dichiarazioni e opinioni espresse in quest'articolo e nel documentario non rappresentano necessariamente il punto di vista de l'AntiDiplomatico

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