Cuba, l'isola ferita solidale con il popolo spagnolo colpito dal terrorismo
I cubani solidarizzano con il popolo spagnolo, e gli altri che negli ultimi tempi hanno sofferto le conseguenze delle azioni terroristiche, perché sanno cosa vuol dire perdere i propri cari
di Arthur González
(Traduzione di Francesco Monterisi*)
Rabbia ed impotenza si uniscono al dolore per le più recenti vittime del terrorismo a Barcellona ,??Spagna, poiché coloro che si nascondono dietro un presunto movente politico sono volgari assassini, per cui la vita di un essere umano non conta.
Non gli importa che le bombe, i proiettili e le altre forme utilizzate per uccidere, manchino di nomi per troncare vite innocenti.
I cubani solidarizzano con il popolo spagnolo, e gli altri che negli ultimi tempi hanno sofferto le conseguenze delle azioni terroristiche, perché sanno cosa vuol dire perdere i propri cari, vedere le proprie fabbriche, centri commerciali, cinema, teatri, scuole, colture e perfino gli allevamenti di animali, destinati all'alimentazione del popolo, distrutti dalla crudeltà di persone prive di sentimenti umani.
Cuba soffrì il suo primo attacco terroristico l'11 ottobre 1959, quando aerei, provenienti dagli USA, bombardarono zuccherifici nelle province di Pinar del Rio e Camaguey, al fine di sabotare la sua principale industria.
Il 21 ottobre dello stesso anno, un altro velivolo proveniente dagli USA sparò su diverse strade dell'Avana, uccidendo due passanti e ferendo 45 persone. L'autore fu Pedro Luis Díaz Lanz, esiliato a Miami, che riconobbe, davanti all'FBI, essere l'autore dell'attentato. Non fu mai condannato.
Il 4 marzo 1960, scoppiava, nel porto dell'Avana, la prima bomba collocata segretamente nella nave francese La Coubre, da mani assassine pagate dalla CIA. Trenta minuti più tardi, mentre centinaia di persone aiutavano i feriti, ne scoppiava una seconda, molto più potente, uccidendo 101 lavoratori ed umili cittadini, un numero imprecisato di dispersi e più di 200 feriti.
Sono trascorsi 57 anni dall'atto di terrorismo più amaro della storia di Cuba e ancora i documenti non sono stati declassificati.
Il 13 aprile 1961, un artefatto incendiario, fornito dalla CIA, causò un incendio nel più lussuoso centro commerciale dell'Avana; nell'atto terroristico morì, bruciata viva, la dipendente Fe del Valle. Altri centri simili furono incendiati come Ten Cent della catena F.W. Woolworth. Co., La Epoca, cinema, teatri e scuole, lasciando la loro scia di morti e feriti.
Uno di quegli autori è Carlos Alberto Montaner, che vive libero e senza essere processato come terrorista.
Di fronte a tali fatti non si ebbe solidarietà con Cuba, né condanne della CIA come, invece, si osserva oggi quando si verificano atti simili in Europa.
Una relazione elaborata dall'ispettore generale della CIA, Lyman Kirkpatirck, pubblicata nel Miami Herald, il 1 marzo 1998, afferma: "... Nel febbraio del 1961 si realizzarono 6 operazioni di successo anfibie, che portarono armi ed esplosivi, così come due lanci, con paracadute, coronati da successo, anche a marzo ..."
Altri messaggi declassificati assicurano che la CIA introdusse illegalmente 75 tonnellate di esplosivi ed armi, attraverso 30 missioni aeree, più 46,5 tonnellate in 33 missioni di infiltrazione via mare, per rifornire gruppi terroristici.
Un memorandum elaborato dal Colonnello Jack Hawkins, Capo della sezione del personale paramilitare nel Centro di Operazioni della task force della CIA, nella denominata Operazione Cubana, segnala sfacciatamente: "... Durante il periodo compreso tra ottobre 1960 ed il 15 aprile 1961, si perpetrarono circa 110 attentati dinamitardi contro obiettivi politici ed economici, si collocarono più di 200 bombe. Si deragliarono 6 treni, si rese inattiva la raffineria di Santiago de Cuba, per una settimana, a seguito di un attacco a sorpresa dal mare. Si provocarono più di 150 incendi contro centri statali e privati, tra cui 21 case di comunisti e 800 incendi nelle piantagioni di canna da zucchero. [...] Queste operazioni ebbero un notevole successo. Le imbarcazioni che prestarono servizio da Miami a Cuba consegnarono più di 40 tonnellate di armi, esplosivi ed attrezzature militari ed infiltrarono e prelevarono un gran numero di persone ... "
Nulla sfuggì al terrorismo realizzato contro Cuba, ambasciate, consolati ed uffici commerciali in Canada, Portogallo Spagna, Argentina, New York, furono ??bersaglio di esplosioni, dove morirono o furono feriti molti funzionari cubani.
Neppure si ebbe la solidarietà dai governi alleati degli USA; il popolo cubano pianse, solo, le sue vittime.
Il 6 ottobre 1976, un aereo della compagnia aerea Cubana de Avión, procedente dalle Barbados, con 73 passeggeri, esplose in pieno volo. Non si ebbero sopravvissuti. Uno degli autori del tenebroso crimine è Luis Posada Carriles.
Nel settembre del 1997, diverse bombe esplosero a catena in cinque alberghi della capitale cubana. In questi eventi morì un turista italiano (Fabio di Celmo) e molte persone ferite.
Posada Carriles diresse l'intera operazione e oggi vive felicemente a Miami senza essere disturbato dall'FBI.
Per scegliere, Cuba, un percorso diverso da quello tracciato da Washington, il suo popolo ha dovuto pagarlo con migliaia di atti terroristici organizzati e finanziati dalla CIA, sotto gli ordini diretti della Casa Bianca.
Un piano declassificato afferma che l'8 giugno 1963 il Consiglio di Sicurezza Nazionale USA approvò il piano CIA, la "Politica segreta e programma integrato di azioni proposte verso Cuba", per compiere atti terroristici contro l'economia dell'isola.
Rivelando tutta la sua perversità e assenza di principi umani, detto piano esprime: "Ci saranno fallimenti con la conseguente perdita di vita e accuse contro gli USA, ciò che provocherà critiche in casa e fuori. Nessuna di tali previste conseguenze dovrà farci cambiare il nostro corso se il programma esposto possa aspettarsi abbia successo".
Cuba è un'isola ferita dal terrorismo e, benché mancò la condanna dell'Europa e di altri paesi del mondo, ebbe la solidarietà dei popoli, che non si sbagliano; per questo si alza, ogni giorno, con un ampio sorriso per ricevere coloro che desiderano comprovare la realtà di un paese sopravvissuto a tanto odio yankee.
Non per nulla Jose Marti affermò: "Né alloro né corona necessita chi respira coraggio".
*Pubblichiamo su gentile concessione dell'autore