Dalla Stellantis di Melfi: “licenziamenti mascherati, sindacati fregati"

Dalla Stellantis di Melfi: “licenziamenti mascherati, sindacati fregati"

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Dovrebbe essere una notizia da prima pagina e sulle home page delle versioni on line dei principali quotidiani. La denuncia di Antonio Gravinese, tra i referenti dell’area di minoranza Fiom alla Stellantis di Melfi, è di una gravità inaudita: incentivi ai licenziamenti, non per chi è vicino alla pensione, ma per i giovani. Tra l'altro se in uno stabilimento all'avanguardia come quello di Melfi si attuano queste pratiche, è facile immaginare cosa si possa attuare in altri impianti ex Fiat da sempre a rischio come quelli di Pomigliano d'Arco, ad esempio.

di Eugenio Bonanata - Basilicata24

“Ora i sindacati si dicono preoccupati per il futuro della fabbrica e dell’Indotto, a Melfi, ma in realtà chiedono all’azienda e allo Stato esattamente le stesse cose che chiedevano 5 mesi fa, cioè prima di firmare gli accordi che di fatto hanno firmato”. Non ha peli sulla lingua Antonio Gravinese, tra i referenti dell’area di minoranza Fiom alla Stellantis di Melfi. Per lui “le sigle di categoria hanno fatto come al gioco dell’oca, sono tornate indietro, allo stesso punto di alcuni mesi fa”.

Incentivo a licenziarsi.

“Durante la primavera, mentre si vociferava del taglio di una linea, poi di fatto avvenuto, ci furono assemblee e manifestazioni. Seguì la richiesta di un tavolo da parte dei nostri sindacati”. Il tavolo ci fu e ci furono anche gli accordi, il 25 giugno. “Da quell’intesa – prosegue – si chiese che, al netto del taglio della linea produttiva, non ci fossero licenziamenti a Melfi e negli altri stabilimenti italiani del Gruppo”. Guardando a Melfi le cose stanno prendendo una piega diversa. “La linea da seguire l’ha scelta Tavares (ad di Stellantis, ndr) – attacca Gravinese – E’ vero che licenziamenti non ce ne sono, o meglio ci sono con una tattica più sottile. Si chiamano incentivi all’esodo”. Tradotto vuol dire che agli operai del Gruppo è stato proposto di licenziarsi previo pagamento di un gruzzoletto; qualche decina di migliaia di euro. Ma proprio questa misura sarebbe, secondo l’esponente della minoranza Fiom, un “taglio mascherato” delle maestranze.

E’ un taglio, ma non si può dire. Afferma Gravinese: “Per ora sono 390 gli operai che hanno accettato l’incentivo all’esodo proposto da Stellantis, a Melfi. Ma tra chi ha accettato, solo pochissimi rientrano tra gli operai storici della fabbrica, la cui età media è di 53 anni”. Ad aderire alla proposta, paradossalmente, sono proprio “i più giovani”. Di qui un “cambio generazionale” che di fatto non ci sarà. “Da 7 mila tra qualche anno ci troveremo dimezzati e con una platea di operai più anziani di prima”. Di qui il “taglio” senza per altro aver “svecchiato la platea dei lavoratori”.

Sindacati fregati dal colosso ‘francese’

Come logica conseguenza “se tra alcuni anni ci troveremo molti di meno – prosegue Gravinese – nessuno potrà gridare al licenziamento, al taglio delle maestranze, la cosa è avvenuta in silenzio e con una grossa perdita di operai italiani, al cospetto di una proprietà sempre più francese”. E sarebbe questa la presa di coscienza che renderebbe oggi “visibilmente preoccupati i rappresentanti sindacali”. Come dire, in cuor loro l’avrebbero compreso il problema, ma restano la fregatura, gli accordi già presi con Stellantis” e “la chiara impossibilità di incidere anche sulle scelte future”.

“A Landini chiediamo più autonomia”

In ultimo Gravinese si rivolge ai vertici nazionali di Fiom Cgil, e in modo non troppo velato anche a Landini (segretario Cgil). “Al nostro sindacato chiediamo che acquisisca più autonomia, come un tempo; che riprenda quel ruolo di guida nel fare sindacato e che ritorni ad essere credibile agli occhi di maestranze sempre più spaesate”. E conclude: “La nostra vuole essere e sarà, anche in futuro, una critica costruttiva. Non vogliamo distruggere, ma migliorare le condizioni di lavoro, nostre e dei nostri colleghi”.

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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