Darya Dugina, decostruire le teorie del complotto degli influencer occidentali

Darya Dugina, decostruire le teorie del complotto degli influencer occidentali

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L’FSB ha confermato che Darya Dugina è stata assassinata da un agente speciale ucraino infiltratosi in Russia con la scusa di essere una madre single rifugiata dal Donbass. Secondo quanto riferito, la donna è entrata nel Paese con documenti falsi, l’ha spiata per quasi un mese dopo aver affittato un appartamento nello stesso edificio e potrebbe anche aver usato la figlia adolescente per piazzare la bomba. La terrorista è considerata un membro del battaglione neonazista Azov e si pensa che sia fuggita nella vicina Estonia, a cui la Russia ha chiesto l’estradizione, anche se è improbabile che venga data.

Questi sono i fatti oggettivi emersi dalle indagini ufficiali, ma alcuni in Occidente hanno inventato diverse teorie cospirative sull’assassinio per fuorviare il pubblico sulla complicità di Kiev. In realtà, queste false narrazioni sono state introdotte preventivamente, prima che le scoperte menzionate in precedenza venissero condivise con il pubblico, allo scopo di gettare semi della confusione. Gli esempi abbondano sui social media e sono condivisi soprattutto dai troll della NATO, ma anche da alcune influenti forze sono salite sul carro della propaganda.

L’esperto di Russia finanziato dagli Stati Uniti Kamil Galeev, diventato famoso dopo aver condiviso su Twitter un thread a favore del tradimento e del terrorismo, ha ipotizzato che dietro l’assassinio di Darya possano esserci il Cremlino, l’estrema destra europea e/o altri gruppi russi. Il consulente della Commissione di Helsinki degli Stati Uniti Arthur Paul Massaro III, che è stato recentemente bandito dalla Russia a causa delle sue attività ostili, ha lanciato un osso ai suoi numerosi seguaci della NATO incolpando l’FSB. In mezzo a tutto questo, Newsweek ha amplificato la teoria cospirativa di un ex politico russo che vive in Ucraina su un immaginario “gruppo di resistenza”.

Il più influente propagatore di fake news, tuttavia, è indiscutibilmente la BBC. L’emittente britannica ha dato spazio a Ekaterina Shulman, un agente straniero che aveva in precedenza lasciato la Russia. Nell’articolo sulla sua teoria cospirativa, la BBC ha ingannevolmente rifiutato di informare il pubblico della sua designazione ufficiale di spia, insinuando con forza che sia stato lo stesso governo russo ad uccidere Darya per aumentare il sostegno a per favorire un giro di vite interno. Shulman ha anche ridicolmente accennato al fatto che molte figure dei media erano state precedentemente informate di questo presunto lavoro.

Il filo conduttore che lega queste stravaganti spiegazioni dell’attacco terroristico dello scorso fine settimana è che fanno di tutto per sviare l’attenzione dalla complicità di Kiev, ma la maschera del regime fascista è caduta dopo che il suo ambasciatore in Kazakistan ha dichiarato ai media locali i piani genocidi del suo governo. Queste le sue parole: “stiamo cercando di uccidere quanti più [russi] possibile. Più russi uccidiamo ora, meno ne dovranno uccidere i nostri figli. Questo è quanto”. Sebbene non lo ammetta direttamente, la tempistica della sua dichiarazione può essere facilmente interpretata come un’allusione al fatto che Kiev abbia eseguito l’assassinio di Darya, nonostante lo neghi ufficialmente.

I patroni stranieri dell’ex Repubblica sovietica in disfacimento sono in preda al panico perché prevedono che le prove che stanno emergendo dall’indagine dell’FSB confermeranno indiscutibilmente che è Kiev e non la Russia il vero sponsor del terrorismo. In realtà, Mosca sembra prepararsi a condividere le sue scoperte con il resto del mondo, come suggerito dalle condoglianze che il Presidente Putin ha appena inviato al padre di Darya, il filosofo e politologo Alexander Dugin, che hanno preceduto l’ambasciatore russo all’ONU Vasily Nebenzya che ha promesso di discutere della sua uccisione al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di martedì.

Non esiste il cosiddetto “delitto perfetto”, quindi era inevitabile che le prove che stanno emergendo confermassero la complicità di Kiev nell’assassinio di Darya, che a sua volta scredita completamente l’Occidente guidato dagli Stati Uniti, contribuendo così ulteriormente all’erosione della “narrazione ufficiale” sul conflitto ucraino. Prevedendo questo scenario, gli influencer occidentali hanno cercato di plasmare le percezioni popolari attraverso la propagazione di false narrazioni che incolpano ridicolmente tutti, tranne i loro alleati fascisti, per questo attacco terroristico.

È improbabile, tuttavia, che qualcuno nel loro pubblico di riferimento creda alle assurdità di queste voci. Le loro teorie cospiratorie sono così stravaganti da risultare insincere anche tra gli osservatori che potrebbero non avere alcuna conoscenza precedente della situazione e/o dei ciechi pregiudizi a sostegno di Kiev. A tutti i costi per la loro già sordida reputazione, sono ossessionati dall’offuscamento dei fatti che circondano questo caso per spingere la teoria strampalata che la Russia stessa sia dietro l’assassinio di Darya e che il suo “deep state” sia irrimediabilmente diviso.

La verità è completamente diversa, come sempre, dal momento che “lo Stato profondo russo è unito come non mai” senza alcuna crepa all’interno tra i membri delle sue burocrazie militari, di intelligence e diplomatiche. Tuttavia, il panico sempre più disperato che questi influencer occidentali stanno sperimentando mentre la Russia continua a condividere prove che coinvolgono Kiev nell’assassinio di Darya – e quindi a infrangere le false percezioni del loro pubblico – offre loro l’opportunità di fare un ultimo tentativo per sostenere questa cospirazione.

Avendo smascherato le vere motivazioni alla base delle operazioni, dopo aver decostruito le loro teorie cospirative sull’assassinio di Darya, è molto più facile capire cosa stiano facendo. Non si trattava nemmeno di una soffiata in anticipo su questo attacco terroristico, ma semplicemente del fatto che sapevano come reagire alla notizia, propagando preventivamente false narrazioni per offuscare i fatti che avrebbero inevitabilmente dimostrato la complicità di Kiev.

A tal fine, si basano pesantemente sulla più ampia teoria del complotto, già screditata dagli sviluppi successivi, che sostiene che il “deep state” russo è irrimediabilmente diviso e che le forze corrotte al suo interno potrebbero addirittura complottare per rovesciare il Presidente Putin. L’unico motivo per cui hanno incorporato questa speculazione poco convincente nella loro ultima narrazione è perché non hanno letteralmente altra scelta se non quella di dire semplicemente la verità ammettendo la complicità di Kiev. In questo modo, però, non fanno altro che screditare ulteriormente se stessi e la loro parte, favorendo inavvertitamente gli interessi della Russia.

 

Traduzione di Marco Pondrelli per Marx21.it

Andrew Korybko

Andrew Korybko

 

Analista politico e giornalista. Membro del consiglio di esperti dell'Istituto di studi strategici e previsioni presso l'Università dell'amicizia tra i popoli della Russia. È specializzato in questioni inerenti la Russia e geopolitica, in particolare la strategia degli Stati Uniti in Eurasia. Le sue altre aree di interesse includono tattiche di regime change, rivoluzioni colorate e guerre non convenzionali.

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