Gli avvoltoi atlantici tornano a volteggiare sui Balcani

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Gli avvoltoi atlantici tornano a volteggiare sui Balcani


di Alberto Fazolo*


Dai primissimi anni '90 la Jugoslavia si trasformò in un laboratorio per le ingerenze occidentali, vi vennero sperimentate tutte le tecniche di destabilizzazione che poi abbiamo visto applicate nel resto del mondo per un quarto di secolo. Dapprima ci si adoperò per smembrare lo Stato fomentando l'odio etnico (da cui venne coniato il neologismo "balcanizzazione") poi si scatenarono sanguinose guerre fratricide. Dove la NATO non riuscì ad arrivare con le bombe, arrivò con la guerra non convenzionale, varando il modello di regime change chiamato "rivoluzioni colorate". Gli avvoltoi atlantici hanno divorato il cadavere della Jugoslavia causando danni immani.



I Balcani si trovano in una fase più avanzata rispetto ai paesi che successivamente subirono la stessa ingerenza, anche per questo è d'interesse studiare la loro storia e scrutarne il futuro prossimo. A Roma il 6 e 7 dicembre 2017 si è tenuta una conferenza pubblica organizzata dal NATO Defence College dal titolo "I Balcani orientali ad un bivio". Questa è stata l'occasione per capire quali siano le intenzioni della NATO e cosa potrebbe succedere a breve.

Il dramma dei Balcani sono le tensioni etniche, tuttavia ci sono anche dei problemi consolidati relativi alla criminalità che in particolare si dedica a traffici di droga, sigarette, armi, esseri umani, ecc. In questa fase la NATO individua ulteriori e più pericolose minacce (almeno dal suo punto di vista), rappresentate dall'azione di tre entità: Russia, Cina e paesi arabi.

La NATO si lamenta dell'efficace penetrazione russa tra le popolazioni d'etnia Serba, questa azione si attuerebbe prevalentemente attraverso la cooperazione e l'informazione. In questo quadro, la NATO è molto allarmata dal fatto che la Serbia abbia deciso di comprare degli aerei da combattimento e dei carri armati di produzione russa. Il timore della NATO è che la penetrazione russa si rafforzi sul piano politico arrivando a trasformarsi in una presenza militare, teme cioè che la Russia possa costruire una "testa di ponte" all'interno della UE: cosa che la NATO impedirà ad ogni costo.

La penetrazione cinese nei Balcani è solo di tipo commerciale, con investimenti in impianti industriali e in infrastrutture. La NATO e la UE vogliono impedire che la Cina diventi un competitor nella regione, non ammettono cioè che altri si intromettano in quello che considerano un terreno di conquista esclusivo.

Più particolare è la minaccia rappresentata da alcuni paesi arabi, nello specifico monarchie del Golfo e Turchia, che stanno promuovendo la radicalizzazione religiosa in Bosnia, Kosovo e Albania.

Si stima che in Siria attualmente combattano circa 800 integralisti islamici balcanici che con l'imminente capitolazione del Califfato potrebbero tornare nelle proprie terre. La NATO teme che questi possano compiere attentati terroristici in Europa. La vicenda ha degli aspetti grotteschi, infatti da un lato ci si lamenta che alcuni di questi combattenti dell'ISIS in precedenza lavoravano per la NATO, dall'altro non ci si interroga su chi sia a sostenere la radicalizzazione: la Turchia è uno dei più importanti membri della NATO e le monarchie del Golfo sono degli stretti alleati degli USA. Se solo lo volessero, gli USA sarebbero in grado d'arrestare il fenomeno, ma non lo stanno facendo; la cosa è molto interessante, perché potrebbe essere la manifestazione di qualcosa di diverso dalle apparenze.

La Bosnia, la Serbia e il Kosovo non sono né nella UE, né nella NATO, e probabilmente non vi entreranno mai, sono tre distinte testimonianze del fallimento delle ingerenze. La Bosnia non ha risolto gli scontri etnici, vive in un equilibrio estremamente fragile. La Serbia non si doma e non perdona. Il Kosovo è un narco-Stato che non sarà mai presentabile e soprattutto non si sa autorganizzare. In queste tre entità regna un caos che determina un vuoto politico in cui si può inserire l'azione di Russia, Cina e paesi arabi. L'unica soluzione che la NATO ha per scongiurare questa evenienza è di andare contro la volontà dei popoli e imporre l'integrazione, magari ricorrendo anche a qualche forma di commissariamento (andrebbe insediato un plenipotenziario che possa essere espressione della NATO o dell'OSCE). La NATO è pronta a forzare la mano, i Balcani sono di nuovo ad un bivio: o la sudditanza, o la guerra.

La crisi tra EU e USA non è un mistero, si era già manifestata in molte occasioni (come in Libia e poi in Ucraina), ma forse ora si potrebbe acuire. Facendo la forzatura d'imporre l'ingresso di Serbia, Bosnia e Kosovo nella UE si crea una contraddizione che potrebbe far crollare tutti gli equilibri del continente. Dopo aver infiammato il Medioriente con la provocazione di Gerusalemme, ancora una volta gli USA accenderebbero un fuoco nella polveriera balcanica destabilizzando l'Europa.

Forse il cadavere che gli avvoltoi atlantici vogliono divorare non è solo quello dell'ex-Jugoslavia.
 

*Articolo esce in contemporanea Contropiano e Antidiplomatico 

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