I sieri, la "scienza" e i bambini

I sieri, la "scienza" e i bambini

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Vaccinare i bambini? No grazie. E per banalissimo buonsenso.
 
È ampiamente dimostrato che il covid sia una patologia assolutamente innocua in quella fascia di età. Come è altrettanto dimostrata l’esistenza di alcuni pesanti effetti avversi, per quanto rarissimi, come miocarditi e pericarditi (i negazionisti possono leggerlo sul sito dell’AIFA). Un rischio che, a quanto pare, aumenterebbe con la diminuzione dell’età del soggetto vaccinato.
 
Un quadro che impone cautela, mossa da una domanda davvero molto semplice.
 
È giusto vaccinare un bambino per proteggerlo da una malattia che non ne minaccia minimamente la salute, somministrandogli un prodotto che potrebbe potenzialmente causargli un grave evento avverso? Chiunque sano di mente (medico o non medico) dovrebbe perentoriamente dire di no. Non è giusto. Il calcolo del rapporto rischi/benefici nella fascia di età 5-11, infatti, propende inequivocabilmente per la NON vaccinazione. E, nonostante non sia un “esperto” sfido chiunque a dimostrare il contrario.
 
Beninteso io non sto dicendo che vaccinarsi non serva. Ho il massimo rispetto per chiunque abbia deciso di vaccinarsi perché so che ha valutato con serietà il rischio - rispetto alla sua specifica fascia d’età - a cui andava in contro se non l’avesse fatto. Ora, siccome un bambino di 5 anni questo tipo di valutazione non è in grado di farla in autonomia la scelta dev’essere demandata agli adulti, ai genitori. E nel suo esclusivo interesse. Possibilmente in piena coscienza e non sulla base di informazioni veicolate a senso unico che hanno finito per ammazzare qualunque possibilità di dibattito critico.
 
Anche perché ci sarebbe pure quella cosetta che un tempo si chiamava principio di precauzione, antico retaggio del passato ormai seppellito da tonnellate di retorica emergenziale. E che imporrebbe oculatezza, specialmente nei confronti di un prodotto nuovo, tecnologicamente innovativo e non sufficientemente sperimentato che sarebbe molto più cauto non somministrare ai bambini piccoli. Soggetti che, forse è il caso di ricordarlo, nei primi anni di vita già subiscono undici vaccinazioni obbligatorie. Undici. E anche qui. Non sto dicendo che i vaccini siano pericolosi di per sé, ma non sono nemmeno succhi di frutta. Sono farmaci e come tali andrebbero trattati. Sempre.
 
Perché se poi (e quand’anche fosse un’ipotesi remotissima) si verificasse qualche grave effetto avverso dopo dieci anni che succede? Io credo che ogni genitore dovrebbe essere messo nella condizione di valutare serenamente cosa fare. Senza condizionamenti o peggio ancora discriminazioni, insulti, stigma sociale. La potestà genitoriale infondo è questa cosa qua. Mica affidarsi alla scienza anche in caso di conclamata assenza di pericolo per la salute del minore.
 
Dice, “ma se non li vacciniamo poi contagiano i nonni”.
 
Ora, al netto del fatto che è stato già detto e ridetto che un vaccinato può tranquillamente contagiare, ci sarebbe da ricordare che gli anziani hanno in corpo tre dosi e dovrebbero essere sufficientemente protetti.
 
O mi state dicendo che tre dosi di vaccino non servono a niente?

Antonio Di Siena

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Direttore editoriale della LAD edizioni. Avvocato, blogger e autore di "Memorandum. Una moderna tragedia greca" 

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