Il Caro Affitti sia solo l'inizio

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Ben vengano le tende degli studenti universitari e la richiesta del diritto allo studio accessibile a tutti.
 
Stiamo assistendo, infatti, da anni, alla distruzione della scuola pubblica, alla negazione del diritto costituzionale e universale alla salute e all'istruzione.
 
La scuola diventata azienda, come la sanità, abdica totalmente al suo ruolo, tradisce la sua missione di garantire l'accesso ad una società che si vanta di essere democratica, viola i cardini della costituzione.

L'azienda scuola non è più un servizio, un diritto-dovere, ma segue altre logiche, di clientela, profitto, privatizzazione.

L'azienda scuola, e in particolare l'università, ha i suoi sponsor, i suoi finanziatori, gestisce per privati ricerche che il mercato richiede, foggia e sfrutta lo studente in funzione degli obiettivi aziendali.

L'azienda-scuola non può che rispondere alle dinamiche del mercato, perché deve sapersi offrire al cliente studente-famiglia per attrarre iscritti, in base al cui numero potrà garantire la propria sopravvivenza ed essere finanziata.
 
Questa anemia culturale, questa mercificazione dell'istruzione, è responsabile anche della chiusura di Facoltà che erano state aperte e faticosamente attivate nei piccoli centri di provincia, dove l'abitare degli studenti residenti o fuori sede avrebbe tratto grandissimo giovamento dal decentramento.

Invece assistiamo ad enorme, e insostenibile, concentrazione di poche università in grandi centri urbani, dove nelle aule non c'è neppure posto a sedere, dove lo studente e il docente non si conoscono, dove i corsi di studio e gli esami diventano solo un salto ad ostacoli senza lasciare traccia.
 
Piccola digressione personale: io sono siciliana, sarei comunque dovuta diventare studente fuori sede, a Catania o a Palermo.

Le piccole esperienze di Facoltà decentrate a Ragusa erano ancora lontane dall'essere avviate e quindi subito cassate.

Volevo laurearmi in Sociologia, la facoltà allora era nuova, esisteva solo in poche città.

La libera Università degli Studi di Urbino aveva appena inaugurato la prima ala del College, dove ogni studente poteva ottenere un monolocale.

La graduatoria per accedere era per merito, ma incideva notevolmente anche la distanza kilometrica dalla sede di residenza.

La retta era quindi stabilita, una volta vinto il concorso, in base alla disponibilità della famiglia.

Mio papà pagava 50.000 lire al mese, vitto, alloggio, spazi comuni che abitavamo con i docenti, biblioteche, cineteche e teatri, collaborazione con il team degli architetti per progettare insieme le altre ale del College, sempre più collettivamente inclusive.

Una città di 15 mila studenti con 5.000 abitanti.

L'esperienza universitaria per me è stata dirimente.
 
Ecco, io mi auguro che questa protesta studentesca, sul caro affitti e mancanza di strutture abitative ad hoc, costituisca solo il punto di partenza per rivendicare il diritto all'istruzione, attraverso un'analisi a tutto tondo di cosa sia oggi la scuola e non si fermi appena risolto il problema contingente.
 
E mi auguro che questi ragazzi prendano coscienza che gli effetti che loro stanno subendo hanno ben altre complesse cause in precise scelte socioeconomiche e geopolitiche.

E' per questo che mi piacerebbe tanto che le tende allestite potranno restare per protestare contro l'invio di armi all'Ucraina, contro l'aumento della spesa militare e la destinazione dei soldi alla produzione di armi, contro la cobelligeranza dell'Italia, per pretendere di essere protagonisti in un processo di pace e solidarietà tra i popoli.

Agata Iacono

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Sociologa e antropologa

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