Il nuovo mondo con i Brics (Intervista a Vito Petrocelli)

Il nuovo mondo con i Brics (Intervista a Vito Petrocelli)

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Vi riproponiamo l'intervista uscita su "InterStampa" da parte del presidente dell'Istituto Italia-Brics, Vito Petrocelli


1) Potrebbe spiegare brevemente cosa sono i BRICS e perché sono importanti nel contesto globale?

Nel novembre del 2001 Jim O’Neill, capo analista del Global Economic Research di Goldman Sachs, pubblicò il documento intitolato “Building Better Global Economic BRICs” identificando in Brasile, Russia, India e Cina il gruppo di mercati emergenti in cui era molto conveniente investire.

L’acronimo BRIC diventò rapidamente popolare tra i ricercatori, gli economisti e gli investitori, tanto da spingere nel 2009 i governi dei quatto Paesi emergenti a creare un foro di discussione alternativo al G7 e parallelo al G20, al quale aderì nel 2011 il Sudafrica. Nasce così il BRICS.

O’Neill valutava che nei successivi 10 anni il peso dei BRIC e soprattutto della Cina sul PIL mondiale sarebbe cresciuto, sollevando importanti questioni sull'impatto economico globale della politica fiscale e monetaria di questi Paesi. In linea con queste prospettive suggeriva che i forum per la definizione delle politiche globali dovessero essere riorganizzati e, in particolare, il G7 avrebbe dovuto essere adattato per incorporare i rappresentanti dei BRIC.

Nulla di questo è accaduto, come sappiamo, e i BRICS hanno quindi sviluppato la loro associazione dando vita alla Nuova Banca di Sviluppo (NDB), che finanzia progetti ed iniziative anche in Paesi al di fuori del gruppo dei cinque.

In tutti questi anni i BRICS hanno deliberato politiche congiunte e rappresentano oggi il gruppo di riferimento per altri organismi multilaterali quali il Movimento dei Paesi non Allineati, l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, l’Unione Economica Eurasiatica e il G77. Sono questi i fatti che mostrano l’importanza dei BRICS nel mutato contesto globale.

 

2) Come vede lo sviluppo attuale dei BRICS e quali sono le principali sfide e opportunità?

Dal 1991 ad oggi la crescita economica dei BRICS è stata impressionante, soprattutto se paragonata all’andamento delle economie del G7.  Il prodotto interno lordo (GDP) a parità di potere d’acquisto dei cinque ha superato nel 2022 quello dei G7.

La classifica delle principali economie del pianeta è profondamente cambiata dal 1992 ad oggi e questo principalmente per la crescita di Cina, India, Russia e Brasile.

A metà maggio di quest’anno il segretariato BRICS ha fatto sapere che sono almeno 25 i Paesi che hanno chiesto l’adesione al gruppo e espresso l’interesse per l’uso di una moneta comune nelle transazioni economiche che sia alternativa al dollaro USA.

I leader discuteranno di questo nel vertice di agosto in Sudafrica, consapevoli che l’allargamento del gruppo lo caratterizzerà sempre più come partenariato strategico e geopolitico, a scapito del significato originario di “club delle principali economie emergenti”.

 

3) Qual è il ruolo e quali sono gli obiettivi dell’Istituto Italia Brics?

L’Istituto nasce come associazione dedicata allo studio, analisi e divulgazione delle questioni relative ai rapporti internazionali tra l’Italia ed i Paesi di quei formati multilaterali di cui parlavo all’inizio, in particolare BRICS+, Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO) , Unione Economica Eurasiatica (EAEU) e Movimento dei Paesi non Allineati (NAM).

Ci occupiamo in particolare degli aspetti politici, strategici, economici e culturali con un’attenzione particolare alla diplomazia economica e alle aziende italiane che già lavorano o vogliono avviare una cooperazione con questi Paesi.

L’Istituto è in grado di rappresentare un punto di riferimento molto credibile e affidabile per operatori economici e politici italiani.

Ho partecipato al 26° Forum economico internazionale di San Pietroburgo (SPIEF) dal 14 al 17 giugno scorsi. Nella sessione in cui ero invitato ad intervenire, Sergey Katyrin, presidente della Camera di commercio della Federazione Russa, mi ha chiesto una valutazione sugli attuali rapporti economici e commerciali dell’Italia con il gruppo dei BRICS nel nuovo contesto geopolitico internazionale.

Nella mia risposta, che potete leggere di seguito, c’è tutto l’orgoglio per il ruolo storico dell’Italia nel contesto internazionale, l’amarezza per l’inconsistenza degli ultimi governi che hanno cancellato quel ruolo ma, anche, l’indicazione dell’unica percorso geopolitico che il nostro Paese può e deve seguire: il dialogo e la cooperazione a pari livello con tutti.

“Signor Katyrin, per rispondere alla sua domanda voglio parlare delle relazioni economiche e commerciali tra lItalia e i Paesi G7 da un lato, e tra Italia e Paesi Brics dallaltro.

Nel 2022 lItalia ha esportato per 247 miliardi di euro ed importato per 180 miliardi di euro con i G7.  Allo stesso tempo lItalia ha esportato per 34,5 miliardi di euro ed importato per 103 miliardi di euro con i Brics.

Allora la vera domanda è questa. Può lItalia limitare o addirittura cancellare le relazioni con uno dei due blocchi o con un singolo Paese di uno dei due blocchi a seguito delle mutate condizioni geopolitiche?

La risposta è no, ovviamente.

LItalia è lunico paese del G7 ad aver sottoscritto un memorandum con la Cina sulla Nuova via della seta.

LItalia è geograficamente e culturalmente un Paese di confine, tra Est e Ovest, tra Nord e Sud globale.

Purtroppo oggi lItalia, a causa delle sue recenti scelte politiche e commerciali, piuttosto che un Paese di confine (border Country in inglese) si è trasformato in un Paese borderline (border line Country in inglese).

Nel senso psichiatrico del termine”.

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