Iran, Russia e Cina Unite contro l’Ordine Mondiale

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Iran, Russia e Cina Unite contro l’Ordine Mondiale



di Federico Pieraccini
 

I precedenti articoli hanno approfondito alcune teorie geopolitiche, la loro traduzioni in concetti moderni e le azioni pratiche che gli Stati Uniti hanno svolto negli ultimi decenni per aspirare ad un dominio globale. In questo segmento l’attenzione è posta su Iran, Cina e Russia e come abbiano adottato, nel corso degli anni, svariate iniziative di natura culturale, economica e militare per respingere l’assalto perpetuo alla propria sovranità da parte dell’occidente. In particolare, come la spinta americana verso l’egemonia globale abbia in realtà accelerato la fine del ‘momento unipolare’ facendo emergere un ordine mondiale multipolare.

 

Sin dal primo istante, dopo la caduta del muro di Berlino, gli Stati Uniti hanno colto l’occasione per accelerare il piano di perseguimento di un’egemonia globale. Con la fine dell’Unione Sovietica, Washington ha potuto innegabilmente aspirare alla dominazione planetaria senza curarsi della concorrenza di altri potenze e soprattutto delle conseguenze distruttive delle proprie azioni. Situazione privilegiata, garantita dall’essere la sola ed unica superpotenza globale, con possibilità pressoché illimitate di estendere il proprio modello culturale ed economico in tutto il pianeta. Dove necessario, ricorrendo persino alla forza militare.

 

Nel corso degli ultimi 25 anni, numerosi esempi hanno dimostrato come Washington abbia avuto ben poche remore nel bombardare nazioni riluttanti a piegarsi ai voleri occidentali. In altre circostanze, lo stritolamento economico, basato sul capitalismo predatorio e la speculazione finanziaria, ha letteralmente distrutto nazioni sovrane donando immense, ulteriori, ricchezze alle élite finanziarie di Stati Uniti ed Europa.

 

Allearsi per resistere.

 

Nel corso di due decenni i rapporti tra le tre maggiori potenze del heartland, il cuore della terra, sono radicalmente mutati.

 

Iran, Russia e Cina hanno pienamente compreso che il rafforzamento reciproco passa attraverso una fidata e ampia cooperazione. La necessità di opporsi ad un problema comune, la crescente influenza americana nei propri affari domestici, ha costretto Teheran, Pechino e Mosca a limare le proprie differenze ed abbracciare una svolta unitaria in nome della difesa della sovranità nazionale.

 

Eventi come la guerra in Siria, il bombardamento in Libia, il rovesciamento dell’ordine democratico in Ucraina, le sanzioni contro l’Iran e la pressione diretta verso Pechino nel Mar Cinese dell'est e del sud-est hanno accelerato il processo di integrazione tra nazioni che agli inizi degli anni 90’ assai poco avevano da spartire.




 

L’integrazione Economica

 

Analizzando il potere economico degli Stati Uniti, risulta evidente che organizzazioni sovranazionali come il World Trade Organization, il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale garantiscono il ruolo di guida economica per Washington. I pilastri che sorreggono la funzione centrale degli Stati Uniti nell’economia mondiale sono da attribuire alla politica monetaria della FED e alla funzione del Dollaro come valuta globale di riserva.

 

La FED dispone di capacità illimitata nel stampare denaro per finanziare ulteriormente il potere economico del settore privato e pubblico, oltre che pagare il conto per sovvenzionare guerre salatissime. Il Dollaro recita un ruolo centrale come moneta di riserva globale, oltre ad essere impiegato come valuta per gli scambi commerciali. Questo obbliga praticamente ogni banca centrale a possedere riserve nella valuta americana, continuando ad alimentare l’importanza di Washington nel sistema economico mondiale.

 

L’ingresso del Yuan nel paniere internazionale del FMI, gli accordi globali per la banca AIIB e le proteste di Pechino nei confronti della disparità di trattamento del WTO sono campanelli di allarme per gli strateghi americani che vedono erodere il ruolo della moneta americana. In Russia, già da qualche mese, la banca centrale ha deciso di accumulare meno riserve in dollari, favorendo invece una diversificazione in oro o monete straniere ed amiche come lo Yuan cinese. Le agenzie di rating, attrezzi dell’oligarchia finanziaria occidentale, hanno sempre meno credibilità, palesandosi come strumenti atti a manipolare i mercati favorendo interessi ben specifici. Agenzie di rating Cinesi e Russe, indipendenti, sono un'ulteriore conferma della presa di distanza dal sistema centrale del dollaro da parte di Pechino e Mosca.

 

La de-dollarizzazione avviene e procede a ritmi serrati soprattutto nelle aree di interesse commerciale comune. Sempre più abitualmente, nazioni trattano lo scambio di beni negoziando in valute diverse dal Dollaro. Il vantaggio è doppio: ridurre il ruolo del dollaro nei propri affari di stato ed aumentare le sinergie tra nazioni alleate. Iran e India scambiano petrolio in Rupie e Cina e Russia commerciano in Yuan.

 

Un altro vantaggio per gli Stati Uniti, intrinsecamente legato al settore privato bancario, è la pressione politica che gli americani possono applicare ad istituti finanziari e bancari. L’esempio più clamoroso riguarda l’esclusione dell’Iran dal sistema bancario internazionale dei pagamenti SWIFT e il prolungamento del congelamento degli asset di Teheran (circa 150 miliardi di dollari) nei depositi di istituti finanziari stranieri. Più gli Stati Uniti tentano di reprimere iniziative economiche indipendenti, più nazioni come Iran, Russia e Cina aumentano gli sforzi per diffondere un sistema economico alternativo. Durante il periodo di sanzioni verso l’Iran, la Federazione Russa ha commerciato con la Repubblica Islamica grazie a scambi commerciali di beni primari. La Repubblica Popolare Cinese ha sostenuto l’Iran con l’export di petrolio acquistato in Yuan. Più in generale, Mosca ha ripetutamente invocato la creazione di un circuito bancario alternativo al sistema SWIFT.

 

Banche private, Banche centrali, agenzie di rating e organismi sovranazionali dipendono in grossa parte dal ruolo del Dollaro e della FED. Il primo obiettivo di Iran, Russia e Cina è naturalmente rendere tali meccanismi meno influenti. La multipolarità economica è il primo viatico, oltre che il più incisivo, per ampliare la libera scelta di ogni nazione nel perseguire i propri interessi, mantenendo integra la sovranità nazionale.

 

In ordine di tempo, le conseguenze di questo sistema finanziario fittizio e corrotto hanno portato alla crisi finanziaria del 2008. Strumenti per accumulare ricchezza da parte delle élite, mantenendo artificialmente in vita un sistema nato morto (turbo-capitalismo), hanno causato disastri nel settore privato e pubblico come nel caso del crack di Lehman Brothers o la crisi Asiatici di fine anni 90’, dovuta ad una manipolazione artificiale e speculativa delle valute nazionali.

 

La necessità per Russia, Cina e Iran di creare un sistema economico alternativo, è una misura obbligatoria per mettere in sicurezza aspetti vitali dell’economia domestica. Il crollo del mercato azionario in Cina, il deprezzamento del Rublo in Russia e le sanzioni illegali applicate all’Iran e alla Russia hanno giocato un ruolo profondo nella coscienza di Mosca, Teheran e Pechino. Ignorare il problema, posto dalla centralità del Dollaro, avrebbe portato ad un aumento dell’influenza e del ruolo di Washington nell’economia mondiale. Trovare punti di convergenza, invece di rimanere divisi, è risultata una scelta naturale, non più un’opzione.

 

L’esempio migliore, in merito al fallimento dell’approccio economico americano, è rappresentato negli ultimi anni dal TPP e il TTIP, due accordi commerciali nati per sancire la supremazia economica e commerciale degli Stati Uniti. La sempre crescente alternativa economica, proposta dall’unione di intenti di Russia, Cina e Iran, ha permesso a nazioni minori di rifiutare la proposta americana, in cerca di accordi commerciali migliori. In tal senso il ‘Free Trade Area of the Asia Pacific’ (FTAAP) proposto da Pechino risulta sempre più apprezzato in Asia come alternativa al TPP. Alla stessa maniera l’unione eurasiatica (EAEU e CIS), da sempre tassello di integrazione fondamentale per Mosca, ha visto un’accelerata nel suo ruolo-guida dopo il golpe in Ucraine e la necessità per la Federazione Russa di volgere lo sguardo ad Est in cerca di nuovi partner commerciali. Infine l’Iran, scelto da Pechino come crocevia di transito terrestre e marittimo, rappresenta un esempio lampante di cooperazione strategica tra potenze.

 

Il modello Cinese di sviluppo, chiamato ‘Via della Seta 2.0’, pone una seria minaccia nei confronti del processo di egemonia globale americano. L’obiettivo per Pechino è giungere ad una piena integrazione tra i paesi del heartland e del Rimland sfruttando il concetto di potenza marittima e potenza terrestre per difendere la propria sovranità e i relativi investimenti. Con una spesa di 1.000 miliardi di dollari in dieci anni, la Cina si propone come anello di congiunzione tra l’ovest, rappresentato dall’Europa, l’estremo Est, rappresentato dalla Cina stessa, il Nord, con lo spazio economico eurasiatico e il Sud, con India, Sud Est asiatico e Golfo Persico, Medio Oriente e Nord Africa.

 

La speranza è che la cooperazione economica porti alla risoluzione delle discrepanze e delle divergenze strategiche tra nazioni con accordi commerciali beneficiari per tutte le parti coinvolte.

 

Il ruolo di Washington continua ad essere di distruzione, piuttosto che di costruzione. Invece di recitare il ruolo di superpotenza globale interessata all’economia e al commercio con altre nazioni, gli Stati Uniti continuano a considerare loro esclusivo dominio ogni decisione straniera in materia di integrazione, finanza, economia e sviluppo. Lo scopo primario è semplicemente sfruttare ogni strumento economico e culturale per impedire coesione e cooperazione tra nazioni. La componente militare è solitamente l’asso nella manica, storicamente, per imporre tale visione al resto del mondo. Negli anni recenti, grazie alla de-dollarizzazione e all'integrazione militare, nazioni come Iran, Russia e Cina sono meno dipendenti dalle decisioni unilaterali di Washington.


 

Il deterrente Militare.

 

Ad accompagnare l’importante integrazione economica, molto meno pubblicizzata, una forte cooperazione strategica militare. Eventi come le guerre mediorientali, il colpo di stato in Ucraina e la pressione esercitata nel mar cinese del Sud hanno obbligato Teheran, Mosca e Pechino a ragionare considerando gli Stati Uniti una minaccia esistenziale.

 

In ognuno dei precedenti scenari, Cina, Russia e Iran hanno dovuto prendere decisioni soppesando pro e contro di un’opposizione al modello americano. Nel caso Russo, la vicenda Ucraina ha spinto la NATO sui confini della Federazione Russa, minacciando in maniera esistenziale il deterrente nucleare Russo. In Medio Oriente la distruzione prima dell’Iraq, poi della Libia ed infine della Siria hanno obbligatoriamente posto Teheran in una posizione di inferiorità strategica rispetto all’asse Riyadh-Doha-Ankara-Washington. In Cina, la costante pressione sul Mar Cinese pone seri problemi in caso di un blocco commerciale in tempi di conflitto. In tutti e tre gli scenari, le nazioni opposte all'imperialismo americano hanno dovuto confrontarsi attivamente con minacce esistenziali. Naturale che cooperazione e sviluppo tecnologico, in ambito militare, abbiano ricevuto una spinta decisiva negli anni recenti.

 

In caso conflitto militare con gli Stati Uniti, Russia, Cina e Iran, possiedono sistemi d’arma capaci di risponderebbero in maniera appropriata all’aggressione.

 

 

Strategia Marittima e Deterrenza.

 

Certamente la potenza convenzionale, terrestre e soprattutto navale degli Stati Uniti pone un serio interrogativo sulle capacità di difesa di nazioni come Russia, Cina e Iran che dipendono fortemente dal transito mediante vie marittime. Nel caso Russo, l’artico è di grande interesse anche in funzione difensiva, non solo per un futuro rapido passaggio dei beni commerciali. Il Mar Nero riceve attenzioni particolare dagli Stati Uniti grazie alla sua posizione strategica al centro del heartland.

 

L’Iran ha dato grande importanza allo sviluppo di capacità marittime nel Golfo Persico, marcando spesso a uomo le navi della US Navy dislocate in zona, in funzione di deterrenza. In Cina la strategia è stata ancor più raffinata con l’utilizzo di decine, se non centinaia di pescherecci e navi della guardia costiera per garantire la sicurezza e rafforzare la presenza navale nel mar cinese del sud e dell’est. Senza dimenticare la strategia marittima delineata dalla PLA Navy. Simili decisioni sono state intrapresa anche dalla Federazione Russa. Oltre ad aver ripreso la produzione navale come ai tempi dell’Unione Sovietica, ha optato per lo sviluppo di navi dai costi minori, con sistemi d’arma equivalenti ai grandi gruppi d’attacco Americani. Iran, Cina e Russia puntano sull’efficienza e il contenimento dei costi quale tattica per bilanciare, con efficacia, la crescente aggressività a stelle e strisce.


La differenza fondamentale tra l’approccio navale di questi paesi rispetto agli Stati Uniti è principalmente una. Washington utilizza il proprio potere navale per scopi offensivi, Teheran, Mosca e Pechino necessitano di una potenza navale esclusivamente mirata a scopi di difesa.

 

In tal senso, l’arma principale a disposizione dei tre paesi opposti agli Stati Uniti risiede nei complessi sistemi antinave, antiaerei e antibalistici. Per rendere un discorso ampio, più sintetico, basti dire che i sistemi d’arma Russi come Onics, S-300 ed S-400 (S-500 entrerà in funzione nel 2017) vengono ormai adottati anche da Cina e Iran con varianti sviluppati in maniera indipendente. Sempre più spesso si assiste ad un palese trasferimento di tecnologia per continuare l’opera di negazione (Anti-Denial A2/AD) fisica e cibernetica dello spazio di operabilità degli Stati Uniti. Aerei Stealth, Portaerei, ICBM e missili Cruise vivono un’esistenza difficile, contrapposti a sistemi di difesa superiori come quelli Russi, Iraniani e Cinesi. Il costo di un missile antinave lanciato dalle coste cinese è infinitamente inferiore rispetto alle decine di miliardi di dollari necessari per costruire una portaerei. Questo paradigma tra costo ed efficienza è ciò che ha modellato la spesa militare di Cina, Russia e Iran. Rivaleggiare con gli Stati Uniti, senza essere obbligati a colmare un gap militare convenzionale enorme, risulta l’unica via praticabile per ottenere immediati benefici tangibili di deterrenza, frenando così le mire espansionistiche americane.

 

Un esempio palese in cui l'intenzione degli Stati Uniti, intervenire direttamente in una nazione straniera, è stata negata è la Siria. In quel caso, trovandosi contrapposto un sistema di difesa importante, ha dovuto rinunciare. I sistemi schierati da Iran e Russia a protezione del governo Siriano avrebbe obbligato gli Stati Uniti a perdite elevate nel caso in cui avessero deciso di attaccare Damasco. Il parallelo regge anche per la retorica anti-iraniana di certi politici Americani e Israeliani. L’unico motivo per cui Siria e Iran restano nazioni sovrane è da imputare al costo militare che un’invasione o un bombardamento avrebbero provocato. E’ l'essenza del concetto di deterrenza. Naturalmente questo discorso tiene solo parzialmente in considerazione l’aspetto nucleare che ho ampiamente discusso in un precedente articolo.

 

L’Unione delle nazioni del Heartland e del Rimland renderà irrilevante gli Stati Uniti.

 

Il futuro, per la zona più importante del pianeta, è già segnato. L’integrazione complessiva tra Pechino, Mosca e Teheran garantisce i necessari anticorpi rispetto ad un’aggressione straniera sotto forma militare ed economica. La de-dollarizzazione, unita ad un progetto infrastrutturale come la via della Seta e Via Marittima Cinese, offre importanti occasioni di sviluppo alle nazioni che occupano lo spazio geografico compreso tra Portogallo e la Cina. Decine di nazioni possiedono tutte le carte in regola per un’integrazione reciprocamente vantaggiosa, senza dover badare troppo alle minacce americane. L’alternativa economica offerta da Pechino garantisce un paracadute abbastanza ampio per resistere agli assalti americani. Alla stessa maniera l’ombrello militare prodotto dall’intesa militare delle tre potenza, la SCO ad esempio (l’Iran inizierà le pratiche di adesione nel 2017), garantisce la necessaria indipendenza ed autonomia strategica a nazioni minori. Sempre più paesi rifiutano palesemente ingerenze Americane, favorendo un dialogo con Pechino, Mosca e Teheran. Duterte nelle Filippine è solo l’ultimo esempio in ordine di tempo.


Il futuro ordine mondiale multipolare ha ridotto progressivamente il ruolo degli Stati Uniti, anche e soprattutto come conseguenza di un modo di agire aggressivo ed improntato alla dominazione globale da parte delle élite nord americane. La ricerca costante di un egemonia planetaria ha spinto nazioni inizialmente partner dell’occidente a rivalutare il proprio ruolo nell’ordine internazionale, transitando lentamente ma progressivamente nel campo opposto a Washington.

 

Le conseguenze di questo processo hanno segnato il destino degli Stati Uniti non solo nella ricerca di una supremazia assoluta, ma anche come status di unica superpotenza mondiale. Come rimarcato nei precedenti articoli, durante la guerra fredda, l’obiettivo per Washington era impedire un unione tra le nazioni del Heartland, potenzialmente tagliando fuori gli USA dalla zona più rilevante del globo. Con il crollo del muro, l’obiettivo è passato all’improbabile conquista delle nazioni del Heartland con l’intento di dominare il mondo intero. Le conseguenze di questo errato calcolo hanno portato gli Stati Uniti ad essere relegati ad un ruolo di mero osservatore delle unioni ed integrazioni eurasiatiche che rivoluzioneranno il pianeta nei prossimi 50 anni. La ricerca disperata per prolungare il momento unipolare di Washington ha finito per accelerare l’ascesa di una realtà multipolare.


Nel prossimo ed ultimo articolo mi focalizzerò su quello che potrebbe essere un cambiamento epocale nell'approccio alla politica estera americana. Tenendo ben in mente i primi due articoli in merito all'approccio via terra di MacKinder, contrapposto a quello marittimo di Mahan, affronteremo come Trump intenda adottare un approccio di contenimento della Rimland per limitare i danni causati un’integrazione completa tra nazioni come Russia, Cina, Iran e India.

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