Jobs Act. Se la soppressione dei diritti diventa norma legittima

Jobs Act. Se la soppressione dei diritti diventa norma legittima

I nostri articoli saranno gratuiti per sempre. Il tuo contributo fa la differenza: preserva la libera informazione. L'ANTIDIPLOMATICO SEI ANCHE TU!

 

di Federico Giusti

In merito alla ultima sentenza della Consulta sui licenziamenti del  jobs act

Una recente sentenza della Consulta sostiene la piena legittimità dei licenziamenti collettivi effettuati secondo i dettami del Jobs Act. Aveva ben poco senso sperare in un parere diverso da quello emesso con la sentenza n. 7/2024, che in sostanza conferma l'impianto della famigerata legge sul contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti con licenziamenti monetizzati in base alla anzianità di servizio.
 
La Corte d’appello di Napoli aveva deliberato a suo tempo la illegittimità della norma che disciplina i licenziamenti collettivi parlando esplicitamente di violazione dei criteri di selezione della forza lavoro in esubero e contestando il mancato reintegro giudicato non rispettoso dei principi costituzionali.
 
La Corte costituzionale chiamata a pronunciarsi sulla illegittimità costituzionale ha sostanzialmente respinto le argomentazioni della Corte di Appello ricordando che l'indennizzo offre soluzioni adeguate in caso di licenziamento.
 
Sono trascorsi anni dalla approvazione del Jobs Act e gli effetti sono visibili con indennizzi erogati ai licenziati precludendo loro la possibilità di un reintegro, cause del lavoro che in caso di sconfitta vedono scaricate le spese di giudizio sul lavoratore ricorrente, la norma del Governo Renzi non è mai stata messa in discussione dai governi successivi e men che mai da quello del centro destra. 
 
Il jobs act mirava non solo a disincentivare le cause del lavoro ma a favorire i licenziamenti collettivi e oggi la Corte Costituzionale ne conferma l'impianto asserendone la legittimità  anche rispetto ai principi della Costituzione.  L'indennizzo economico come misura compensativa esclude pertanto ogni possibilità di reintegro al posto del quale arriveranno pochi spiccioli specie per quanti hanno minori anni contributivi.
 
E' del tutto evidente a disuguaglianza di trattamento tra  lavoratori “anziani” e “giovani” in base alla data di assunzione, chi è stato assunto dopo il 7. marzo 2015 avrà solo l'indennizzo economico al contrario di chi, assunto prima di questa data, potrà beneficiare del reintegro, eppure per la Corte  tutto è lecito e non verrebbe violato quel principio di eguaglianza di trattamento sancito dalla Carta.
 
Con la riconversione industriale in nome della digitalizzazione e della svolta green si annunciano milioni di licenziamenti, .basti pensare che nel Pnrr tedesco si parla per i prossimi anni di oltre 5 milioni di esuberi compensati da soli 3, 5 milioni di nuovi posti di lavoro. I prossimi licenziamenti in Italia potranno avvenire senza reintegro e disinnescando sul nascere eventuali contenziosi legali, i padroni se la caveranno con una indennità che va da un minimo di sei a un massimo di trentasei mensilità.
 
La Corte rimanda poi al legislatore il compito di una sostanziale e complessiva revisione  della materia il che fa presagire anche una estensione ai lavoratori anziani del jobs act e norme ancora più inique di quelle vigenti, il tutto nel nome della legittimità di provvedimenti che i padri costituenti avrebbero, senza alcun dubbio, contestato e cancellato. Sarà anche per questo motivo che la intenzione del governo Meloni è quella di cambiare la Carta dopo averla svuotata di tutte le prerogative e i principi avanzati in termini sociali. Una desertificazione evidente del diritto in materia di lavoro resa possibile dai governi di centro sinistra e da quanti li hanno sostenuti giudicandoli impropriamente alternativi a una destra padronale e reazionaria.
 
Per completezza rinviamo al testo della sentenza
 

Il massacro in Georgia e la retorica (insopportabile) dei neoliberisti di Francesco Erspamer  Il massacro in Georgia e la retorica (insopportabile) dei neoliberisti

Il massacro in Georgia e la retorica (insopportabile) dei neoliberisti

Se Zelensky parla di pace... di Paolo Desogus Se Zelensky parla di pace...

Se Zelensky parla di pace...

Una rete di mercenari a guida Usa pronti al golpe in Venezuela di Geraldina Colotti Una rete di mercenari a guida Usa pronti al golpe in Venezuela

Una rete di mercenari a guida Usa pronti al golpe in Venezuela

Israele, la nuova frontiera del terrorismo di Clara Statello Israele, la nuova frontiera del terrorismo

Israele, la nuova frontiera del terrorismo

La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo di Leonardo Sinigaglia La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo

La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo

Terrorismo in Libano: il corto circuito di Repubblica di Francesco Santoianni Terrorismo in Libano: il corto circuito di Repubblica

Terrorismo in Libano: il corto circuito di Repubblica

Germania est: l'inganno di chi mostra stupore e indignazione di Antonio Di Siena Germania est: l'inganno di chi mostra stupore e indignazione

Germania est: l'inganno di chi mostra stupore e indignazione

Le principali tappe del declino italiano  di Gilberto Trombetta Le principali tappe del declino italiano

Le principali tappe del declino italiano

Cina, Arabia Saudita e futuro del dollaro di Giuseppe Masala Cina, Arabia Saudita e futuro del dollaro

Cina, Arabia Saudita e futuro del dollaro

Cisgiordania, l’altra “faccia” della Palestina di Paolo Arigotti Cisgiordania, l’altra “faccia” della Palestina

Cisgiordania, l’altra “faccia” della Palestina

La foglia di Fico di  Leo Essen La foglia di Fico

La foglia di Fico

La catastrofe si avvicina? di Michele Blanco La catastrofe si avvicina?

La catastrofe si avvicina?

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti