Pepe Escobar - Russia, Cina, ASEAN intrecciano la loro magia orientale

Pepe Escobar - Russia, Cina, ASEAN intrecciano la loro magia orientale

La scorsa settimana, durante la sessione plenaria del Forum economico orientale di Vladivostok, è accaduto qualcosa di straordinario, in piena sintonia con il tema principale del forum: “Estremo Oriente 2030. Combinare le forze per creare nuovo potenziale”.

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di Pepe Escobar
Sputinik  

[Traduzione a cura di: Nora Hoppe]

 

Il palco è stato condiviso dal Presidente Putin, dal Vicepresidente della Cina Han Zheng e dal Primo Ministro della Malesia Anwar Ibrahim. Questo si traduce in Russia-Cina-ASEAN: un partenariato chiave interconnesso, in costante rafforzamento, sulla strada per esplorare tutte le potenzialità verso un mondo nuovo, equo, giusto, multi-nodale (corsivo mio).

Nel suo discorso, il Presidente Putin si è concentrato su quello che è sicuramente il più ambizioso progetto di sviluppo nazionale del XXI secolo: la Conquista russa dell'Est – un'immagine speculare della conquista cinese dell'Ovest, iniziata seriamente nel 1999 con la campagna “Go West”.

Putin ha illustrato come l'Estremo Oriente russo si stia sviluppando rapidamente, con oltre 3.500 progetti tecno-industriali. Ha parlato della Via del Mare del Nord (NSR) – che i cinesi chiamano Via della Seta Artica – con la costruzione di nuove rompighiaccio nucleari e lo sviluppo del porto di Murmansk. Il fatturato della NSR, ha osservato Putin, è già cinque volte più grande, e non solo, rispetto ai tempi dell'URSS.

Tutti i numeri relativi all'Estremo Oriente e all'Artico sono sbalorditivi. L'Estremo Oriente è una macroregione strategica che occupa ben il 41% del territorio della Federazione Russa. L'Artico, un immenso tesoro di risorse naturali, legato al potenziale del NSR, occupa il 28% – rappresentando il 17% della produzione petrolifera russa, l'83% della produzione di gas e detenendo immensi giacimenti di oro, carbone, nichel, rame, cobalto, metalli del gruppo del platino e diamanti.

Non c'è quindi da stupirsi che il ricorrente sogno colonialista occidentale di attaccare, smembrare e saccheggiare la Russia – la cui ultima iterazione è l'ossessione di infliggere una “sconfitta strategica” alla Russia in Ucraina – sia direttamente collegato all'accaparramento e allo sfruttamento delle infinite ricchezze dell'Estremo Oriente/Artico.

Putin ha descritto ancora una volta come le due regioni siano “il futuro della Russia” – e una priorità federale per tutto il XXI secolo: di fatto, una questione di sicurezza nazionale. La crescita degli investimenti nel capitale iniziale è già aumentata del 20% – il doppio della media russa; e a ogni rublo di finanziamento statale corrispondono 34 rubli di investimenti privati. I settori chiave includono l'energia, la petrolchimica, l'industria mineraria, il legname, la logistica, la costruzione di aerei/macchinari/navi, l'agricoltura e la pesca.

 

 

Anwar: “Dov'è l'Umanità?”

Il malese Anwar, oratore di prima classe, ha parlato dell'ASEAN come crocevia dell'Asia-Pacifico e ha composto un'elegante analisi del soft power, con tanto di letteratura russa (è la sua prima volta in terra russa), sottolineando i contributi al “tessuto stesso della storia e del pensiero umano” e come la Russia stia “indicando i confini della possibilità”.

Parallelamente, ha elogiato l'ascesa del Sud Globale (40% del PIL mondiale, oltre l'85% della popolazione); l'attrattiva dei BRICS (la Malesia ha chiesto ufficialmente di entrare a far parte dei BRICS+); e come la Russia dovrebbe attrarre sempre più “investimenti dalle nazioni a maggioranza musulmana”. Facendo leva sulla vivacità culturale della sua terra, ha ribadito, con un sorriso, il motto nazionale: “Malesia, veramente Asia”.

Anwar ha particolarmente toccato nel vivo il pubblico di imprenditori/tecnocrati commentando la tragedia di Gaza. Ha detto che chiede sempre ai suoi colleghi, “anche in Occidente”, dov'è “l'umanità”; come osano “parlare di giustizia”; e come osano predicare “diritti umani e democrazia”.

Il vicepresidente Han Zheng ha sottolineato i recenti incontri ad alto livello a Pechino e ad Astana che hanno rafforzato il partenariato strategico Russia-Cina; l'aumento del fatturato commerciale; lo status della Cina come principale partner commerciale e investitore nell'Estremo Oriente russo; la spinta a modernizzare le strutture transfrontaliere; l'Iniziativa per la Sicurezza Globale del presidente Xi – che è una sorta di versione più ambiziosa del concetto russo di Grande Partenariato Eurasiatico.

Han Zheng ha chiarito come la Cina prenda sul serio un nuovo formato di sicurezza globale, per “combattere la mentalità della guerra fredda”. E tutto si riconduce al concetto generale cinese per l'intero XXI secolo: il tentativo di costruire una “comunità di futuro condiviso per l'umanità”.

 

Asia-Pacifico: Tutto sulla tecnologia e la scienza

In termini pratici, il forum – a cui hanno partecipato 7.000 ospiti provenienti da 75 nazioni (pochissimi dall'Occidente) – ha permesso di concludere 258 accordi per un valore significativo di 5,4 trilioni di rubli (oltre 59,7 miliardi di dollari).

Come l'anno scorso, l'evento clou è stata una mostra all'aperto, in riva al mare, con la cultura, i costumi, la cucina e le spettacolari bellezze naturali di un gran numero di regioni, da Primorsky a Sakhalin, dalla Kamchatka a Sakha/Yakutia, dalla Buryatia a Krasnoyarsk.

Tutto questo soft power è integrato nella spinta geopolitica e geoeconomica verso una crescita economica sostenibile senza sosta – dall'Est della Russia all'intera Asia-Pacifico, e si rivolge, ad esempio, al dialogo commerciale russo-ASEAN in continua evoluzione.

L'analista militare e di sicurezza indonesiana Connie Bakrie, anche professoressa presso la Facoltà di Relazioni Internazionali dell'Università Statale di San Pietroburgo, ha riassunto il tutto: “La cosa più importante per l'Asia-Pacifico è la tecnologia e la scienza (...) Il Presidente Putin ha sottolineato che la Russia svolgerà un ruolo molto importante nel costruire insieme scienza e tecnologia [in tutta l'Asia], specialmente nell'aspetto nucleare della sicurezza energetica.”

Diverse sessioni sparse per il forum sono state prodighe di integrazione. Non capita sempre che in una discussione sui sistemi educativi delle economie APEC  Evgeny Vlasov, vicerettore dell'Università Federale dell'Estremo Oriente (FEFU) – nel cui campus tentacolare e ultramoderno si svolge il forum – discuta con Yu Miaojie, rettore dell'Università Liaoning di Hong Kong.

Per quanto riguarda il cosiddetto Poligono Orientale, il dibattito, a cui ha partecipato il principale consigliere di Putin Igor Levitin, ha riguardato lo spostamento della geoeconomia verso l'Asia-Pacifico, con l'Estremo Oriente che diventerà una porta d'accesso assolutamente fondamentale per il commercio estero.

Nella sessione Russia-ASEAN, con la partecipazione di un ministro dell'Unione Economica Eurasiatica (UEE), si è discusso dei cinque anni trascorsi dall'inizio del partenariato strategico Russia-ASEAN e di come Mosca consideri l'Asia-Pacifico, e in particolare l'ASEAN, una priorità assoluta.

Una sessione parallela ha esaminato la cooperazione nella Grande Eurasia, incentrata sullo sviluppo di catene produttive che integrino EAEU, SCO e BRICS.

Karin Kneissl, direttrice del Centro GORKI (Osservatorio Geopolitico sulle Questioni Chiave della Russia) dell'Università Statale di San Pietroburgo ed ex Ministro degli Affari Esteri austriaco, ha rappresentato ancora una volta le (poche) voci di sanità mentale rimaste in Europa: ha sottolineato come “lo Stato di diritto stia scomparendo in Europa” e come “la fiducia nel sistema tradizionale sia sparita”.

Da qui l'importanza del forum BRICS: “Ciò che serve è una nuova base normativa.”

Un dibattito affascinante e tempestivo si è sviluppato sotto il tema “Strumenti di sviluppo sovrano nel contesto della destabilizzazione dell'ordine mondiale”, con un contributo incisivo di Albert Bakhtizin, direttore dell'Istituto centrale di economia e matematica dell'Accademia delle scienze russa.

Un gruppo di scienziati russi, con il contributo dei cinesi, ha sviluppato un Indice di Forza Nazionale, che tiene conto di variabili come la dimensione della popolazione, le riserve di risorse naturali, la potenza militare, la forza dell'economia, la solidità del governo, delle imprese e della società quando si tratta di raggiungere gli obiettivi di sviluppo nazionale. Tutto questo, ovviamente, riguarda la sovranità.

 

Stati civilizzati sereni, calmi e raccolti

Il dibattito sul multipolarismo è stato uno dei momenti salienti del forum.

L'ospite Alexander Dugin è stato categorico: La Russia è una nazione del Pacifico. Sul palco, tra gli altri, c'erano l'incontenibile Maria Zakharova; l'ambasciatore indiano in Russia, Vinay Kumar; l'autore del concetto di civiltà-stato, il professor Zhang Weiwei dell'Università di Fudan; l'analista indonesiana Connie Bakrie; l'ex primo ministro del Nepal, Madzav Kumar; il geopolitico francese di alto livello Aymeric Chauprade; oltre a diversi studiosi e analisti dell'ASEAN tra il pubblico.

L'opinione comune è stata che l'“ordine” internazionale unilaterale basato su “regole” che l'Occidente collettivo cambia a suo piacimento dovrebbe essere in via di estinzione. Ciò è direttamente collegato allo spostamento del centro di gravità geopolitico verso l'Asia-Pacifico.

Il prof. Zhang Weiwei ha offerto una spiegazione concisa della via cinese, basata su “tre strutture”.

Per quanto riguarda la struttura politica, “la Cina è ferocemente indipendente. E l'ASEAN è costantemente autonoma, rifiutando di schierarsi”.

Per quanto riguarda la struttura economica, il miglioramento del tenore di vita delle persone – o “il sostentamento del popolo prima di tutto”, in cinese – è la massima priorità di Pechino.

L'ASEAN, nel frattempo, è il principale partner commerciale della Cina. Per la sua struttura geografica, “è molto vulnerabile, a volte viene chiamata i Balcani dell'Asia”. Ma brilla come modello di integrazione.

Per quanto riguarda la struttura culturale, il prof. Weiwei ha sottolineato è “alla maniera asiatica”. Ovvero, “possiamo permetterci di accettare di non essere d'accordo”. È così che la Cina “sostiene l'indipendenza dell'ASEAN”.

Il Forum Economico Orientale ha mostrato ancora una volta, con dovizia di particolari, come la Russia e un insieme di Stati-civiltà asiatici rimangano sereni, calmi e raccolti, avanzando con determinazione, anche se un'ibrida Totalen Krieg che può degenerare in un lampo in una guerra nucleare viene condotta dall'Egemone e dai suoi vassalli contro la Russia e, in ultima analisi, contro i BRICS.

Anche se il Think Tankland statunitense escogita incessantemente piani guerrafondai – l'ultimo è l'avvento di una “Sparta artica” della NATO per cercare di contenere “la fine dell'Eccezionalismo Americano” nel Grande Nord – le nuove connessioni socioeconomiche esplorate al forum, e la conseguente nuova stabilità e resilienza, sono cambi di gioco ancora più significativi delle debacle militari-morali a Gaza e nel suolo nero di Novorossiya.

Non c'è da stupirsi che la plutocrazia dell'Egemone e i suoi umili vassalli sprizzino odio sconfinato per essere stati totalmente surclassati e superati dalla Russia, dalla Cina, dall'Asia e dall'Eurasia, destinati infine a sguazzare nei bassifondi dell'irrilevanza.

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