Rubli, gas e la pochezza intellettuale dei Bocconi Boys

Rubli, gas e la pochezza intellettuale dei Bocconi Boys

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Mai come in questa fase storica drammatica è emersa la pochezza intellettuale della nostra intelligencija sia in materia di discipline internazionali, che di scienza militari che di economia. Pochezza intellettuale che si caratterizza in un metodo scientifico imbarazzante che può essere riassunto in un semplice pregiudizio: “tutto quello che fa l'occidente e gli Stati Uniti è razionale e scientificamente corretto e tutto ciò che fanno gli altri è comunque sbagliato” e, infine - aggiungo io - se sbagliato non è lo si impone comunque a forza, a suon di bombe e di esportazione della democrazia. Questo metodo può anche essere vero, o meglio, può anche essere stato vero in passato: basti pensare a Gheddafi che voleva costituire una moneta panafricana agganciata all'oro e scalzare così il Franco CFA gestito dal Ministero del Tesoro francese e che gli si è fatto cambiare idea semplicemente radendo al suolo la Libia, scalzandolo dal potere e infine assassinandolo.

Ecco, questa modalità operativa dell'Occidente che ha funzionato nell'epoca “unipolare” nella quale gli USA erano i gendarmi del mondo e imponevano la propria visione con le buone o con le cattive ha abbagliato la nostra intelligencija che non si accorge dei cambiamenti in corso.

Prendiamo per esempio la notizia della settimana: Vladimir Putin ha imposto l'obbligo di far pagare il gas russo in rubli ai suoi clienti (per la precisione a quelli che chiama “paesi ostili” tra i quali l'Italia e tutti i paesi UE). Chiunque non ottenebrato capirebbe al volo che con questa mossa Putin aggira sostanzialmente le sanzioni occidentali dovute alla guerra ucraina, rafforza il rublo e incamera la valuta estera necessaria a pagare le obbligazioni russe data l'impossibilità di usare i 300 e passa miliardi di dollari sequestrati (derubati, verrebbe da dire) alla Banca Centrale Russa dai paesi occidentali. Chiunque lo capisce, tranne il nostro intellettuale ottenebrato dai suoi pregiudizi e non cosciente che non si può trattare Putin come Gheddafi, una potenza come la Russia, ricchissima di materie prime indispensabili per la nostra economia e piena di alleati altrettanto potenti come la Cina. E infatti il nostro intellettuale baldanzoso twitta non accorgendosi della castroneria che scrive.

 

 

E poi insiste:

 

 

E non contento conclude:

 

 

Ragionamento tutto sbagliato. Infatti immediatamente il prezzo del gas prezzato in dollari e in euro è schizzato verso l'alto perchè il Rublo si è immediatamente rivalutato. Un ragionamento che chiunque avrebbe fatto, tranne chi è ottenebrato e vive nel mondo dei sogni dove noi oltre ad essere i buoni siamo anche i più bravi e gli unici raziocinanti e quindi per forza Putin stava facendo una cazzata. Peccato che l'onniscente mano invisibile del mercato per una volta l'ha detta giusta ed immediatamente ha smentito Monacelli.

Nel terzo tweet però c'è un altro inganno di prospettiva nella quale il Monacelli cade in pieno. Guarda la questione esclusivamente sotto l'aspetto finanziario e dunque per lui è fattibile che si rinunci al gas russo smettendo di finanziare “la guerra di Putin”. Peccato però che guardare la cosa dal punto di vista dell'economia reale faccia tutto un altro effetto. Bisogna capire come sostituiamo il gas russo necessario per scaldare i forni con il quale cuciniamo il pane (a patto che i russi ci vendano il grano per fare la farina, si capisce). Ma nel mondo in cui l'economics ha sostituito l'economia politica queste sono stravaganze di un tempo passato quando Marx e Sraffa andavano di moda. Il nostro super bocconiano queste cose le scansa, l'unica cosa che conta sono i mercati finanziari e monetari, pace se poi, nel mondo reale nessuno abbia mai mangiato banconote ma tutti apprezzano il pane.

Ma l'acme del pregiudizio che distorce l'analisi lo si è toccato con un altro bocconiano a 24 carati che oggi commentava la mossa di Putin. Mi riferisco a quanto dichiarato da Giavazzi, nientemeno che consigliere del Principe Mario Draghi che a Bloomberg ha detto: «farsi pagare in rubli sarebbe un modo per aggirare le sanzioni, quindi penso che continueremo a pagare in euro». Avete capito bene, lui pensa che continueremo a pagarlo in Euro. Non è chiaro come dovremmo convincere Putin ad accettare i nostri euro e i nostri dollari se non li vuole. Ci mandiamo il Mago Othelma per ipnotizzarlo? Ci mandiamo Berlusconi con tutti i comici del Bagaglino di Pippo Franco che tanto piacevano a Volodja? Potrebbero essere delle opzioni ma credo che difficilmente riuscirebbero a convincerlo. Ci sarebbe l'opzione tradizionale, quella provata da Napoleone e Hitler. Può darsi che ci vada meglio, chissà, ma il prezzo sarebbe comunque immane.

Tutte cose queste che Giavazzi non considera, perchè anche lui ottenebrato e convinto di vivere ancora nell'epoca in cui allo schioccare di dita dell'impero occidentale il resto del mondo si metteva sull'attenti e ubbidiva.

I tempi sono cambiati, cari, diamoci una svegliata e affrontiamo le cose razionalmente considerando benefici  e costi.

 

LEGGI DI GIUSEPPE MASALA "ANANKE"

IL PRIMO ROMANZO NATO SU TELEGRAM

 

 

 

Giuseppe Masala

Giuseppe Masala

Giuseppe  Masala, nasce in Sardegna nel 25 Avanti Google, si laurea in economia e  si specializza in "finanza etica". Coltiva due passioni, il linguaggio  Python e la  Letteratura.  Ha pubblicato il romanzo (che nelle sue ambizioni dovrebbe  essere il primo di una trilogia), "Una semplice formalità" vincitore  della terza edizione del premio letterario "Città di Dolianova" e  pubblicato anche in Francia con il titolo "Une simple formalité" e un  racconto "Therachia, breve storia di una parola infame" pubblicato in  una raccolta da Historica Edizioni. Si dichiara cybermarxista ma come  Leonardo Sciascia crede che "Non c’è fuga, da Dio; non è possibile.  L’esodo da Dio è una marcia verso Dio”.

 

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