Salari Pubblici: in 20 anni perso potere di acquisto. I futuri aumenti non sono sufficienti

Salari Pubblici: in 20 anni perso potere di acquisto. I futuri aumenti non sono sufficienti

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di Federico Giusti

Si fa presto a dire che gli aumenti contrattuali della Pa saranno molto più generosi di quelli del privato. 9 anni di blocco della contrattazione mai recuperati e i dati della inflazione confermano le politiche di austerità salariale

L’ultimo rapporto Aran va preso per le molle ossia li dati sulle retribuzioni del Pubblico impiego andranno letti con attenzione evitando di far passare la vulgata secondo la quale gli stipendi pubblici aumenterebbero più della inflazione con il recupero pressoché totale del potere di acquisto.

Siamo quindi in presenza di un aumento globale delle retribuzioni per il biennio 2022-2024? Intanto i contratti nazionali sono scaduti da oltre due anni e i rinnovi arriveranno in grande ritardo e comunque prima delle elezioni europee con un tempismo usuale e funzionale alle politiche governative.

La crescita media delle retribuzioni si aggira attorno al 6%, a contratti siglati e buste paga alla mano verificheremo la veridicità di queste asserzioni, ricordiamo tuttavia che per 9 anni i salari pubblici sono rimasti bloccati e le ultime due tornate contrattuali hanno decretato aumenti inferiori al reale costo della vita, il 3,5% nel 2016-2018 e il 4% nel 2019-2021. Nel biennio 2022-24 i costi energetici e dei prodotti di prima necessità sono sensibilmente aumentati come il costo della vita in generale, prima di definire i prossimi aumenti contrattuali superiori alla inflazione dovremmo aspettare mostrando maggiore cautela.

E’ anche probabile che tanto, e ingiustificato, entusiasmo sia dovuto agli effetti del “decreto anticipi” (Dl 145/2023) che non ha riguardato tutta la Pubblica amministrazione. E allo stesso tempo ricordiamoci il decreto di intermobilità all’interno della Pubblica amministrazione che potrebbe avere un effetto negativo sulle future assunzioni.

Se confrontiamo la inflazione, con o senza il codice Ipca, con gli aumenti reali dei prossimi salari giungiamo a ben altre considerazioni ossia che il costo della vita è assai maggiore di quello degli anni precedenti e gli aumenti anche del 6% non riusciranno a coprire le crescenti spese a carico dei salariati nella PA.

Nel rapporto Aran sulle retribuzioni del personale della Pa leggiamo testualmente:

Per il 2024 si vede che l’indice complessivo dei prezzi al consumo armonizzati in ambito europeo (IPCA), sarà cresciuto nel 2024 rispetto al 2021 oltre il 17%

Se questi sono i dati, siamo ancora convinti che un 6% in più delle retribuzioni derivanti da contratti nazionali non ancora stanziati ristabilisca equità e giustizia per i salari pubblici? I fatti e le statistiche dicono invece l’esatto contrario.

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