Trovato morto l'ambasciatore russo in Sudan
Migayas Shirinskiy è il quarto diplomatico di Mosca deceduto sin dall'inizio del 2017
di Omar Minniti
Tutti cagionevoli di salute e dal cuore debole gli uomini-chiave della politica estera del Cremlino?
Il Ministero degli Esteri russo ha confermato la morte di Migayas Shirinskiy, ambasciatore in Sudan. Il diplomatico è deceduto stamattina nella sua residenza a Khartoum, mentre nuotava in piscina. Secondo quanto detto dall'emittente televisiva statale Russia 24, sarebbe stato colpito da un infarto. Un attacco fulminante. Nulla ha potuto fare l'ambulanza intervenuta sul posto nel tentativo di rianimare la vittima.
Shirinskiy era nato nel 1954 e rappresentava Mosca nello stato africano dal 2013. Precedentemente aveva ricoperto incarichi in Egitto, Yemen ed Arabia Saudita. Era, quindi, un veterano degli affari esteri che conosceva bene le dinamiche del mondo arabo e musulmano.
Si tratta del quarto diplomatico russo morto dall'inizio dell'anno. Lo scorso 9 gennaio, è stato trovato privo di vita nel suo appartamento, dopo non aver dato comunicazioni per diversi giorni, Andrey Malanin, 54 anni. Era il capo della sezione consolare dell'ambasciata russa ad Atene. Nonostante le prime dichiarazioni delle autorità greche, che parlavano di cause naturali, le indagini sono ancora aperte. Pochi giorni dopo, il 26 gennaio, tocca ad Alexander Kadakin, 67 anni, ambasciatore in India (paese alleato strategico del Cremlino e membro dei BRICS) E' stato stroncato da una breve ma inesorabile malattia. Il 20 febbraio una sorte analoga colpisce il decano della diplomazia russa alle Nazioni Unite, Vitaly Churkin, 64 anni. Era noto ai più per i duri faccia a faccia con le controparti Usa durante la crisi ucraina e l'annessione della Crimea. Secondo l'autopsia si è trattato di un infarto.
I casi di morti quantomeno sospette o violente salgono addirittura a nove, se si includono quelli che hanno avuto luogo nel 2016 ed hanno riguardato anche uomini dell'intelligence ed altre personalità russe di spessore. Quello più clamoroso riguarda l'ambasciatore in Turchia, Andrey Karlov, 62 anni, assassinato ad Ankara lo scorso 20 dicembre da un poliziotto convertitosi alla causa jihadista. L'8 novembre, con le urne delle presidenziali Usa ancora aperte, a New York è stato trovato in fin di vita Sergei Krivov, 63 anni, funzionario con compiti di sicurezza presso il locale consolato. E' morto subito dopo. Prima si parlò del "solito" infarto. Poi venne fuori "un trauma di origine ignota alla testa".
A parte l'emblematica vicenda di Karlov, nessun portavoce del Cremlino ha mai messo in dubbio le versioni ufficiali sui casi degli altri diplomatici, anche se le chiavi di lettura "complottiste" non mancano tra i media russi, compresi quelli vicini a Putin. Restano, comunque, grossi interrogativi sull'infermità simultanea che ha colpito così tanti funzionari. Tale elevata incidenza può essere attribuita solo all'età relativamente avanzata delle vittime, allo stress dovuto ad incarichi delicati ed alle tradizioni enogastronomche russe?