Tutto quello che devi sapere sulla crisi delle banconote in Venezuela
La rivoluzione bolivariana si trova ad affrontare una guerra non convenzionale. Si tratta di un processo di destabilizzazione che ha la caratteristica di colpire simultaneamente su tutti i fronti (finanziario, geopolitico, comunicativo) senza che nessuno ne assuma la responsabilità. È un nemico invisibile, che attacca senza mostrarsi, in particolare in ambito economico
di Marco Teruggi - teleSUR
La decisione andava presa: restavano nelle mani della Banca Centrale del Venezuela (BCV) appena il 5% dei biglietti da cento bolívares, quelli di più alta denominazione. Una settimana dopo la decisione di ritirarli dalla circolazione, è stato ripreso il controllo del 70% degli stessi. Sono stati recuperati 4994 miliardi di bolívares. Lo Stato rischiava di restare a corto di denaro: i biglietti erano stati nascosti in Colombia ed Europa, per la guerra finanziaria e la fabbricazione di banconote contraffatte.
Si era giunti alla soglia di un possibile shock finanziario. Già da settimane se ne intravedevano i segnali: la difficoltà ad ottenere denaro, tradottasi in lunghe file per ottenere denaro agli sportelli, l’attacco alla piattaforma per il pagamento elettronico, verificatosi all’inizio del mese. La corda si stringeva, e davanti alla possibilità di una morte per impiccagione bisognava prendere un’azione forte.
Questa è stata la motivazione principale. La gravità della situazione giustificava una giocata di alto impatto, anche conoscendo le possibili conseguenze che avrebbe comportato per milioni di persone. Si è trattato di una mossa volta a sorprendere il nemico, in particolare le grandi mafie, e ottenere un rientro dei biglietti che sarebbe stato impossibile in altro modo. Ed ha colpito: il dollaro parallelo in una settimana è calato da 4.500 bolívares a 2.500.
Prima di proseguire, è importante sottolineare che la rivoluzione bolivariana si trova ad affrontare una guerra non convenzionale. Si tratta di un processo di destabilizzazione che ha la caratteristica di colpire simultaneamente su tutti i fronti (finanziario, geopolitico, comunicativo) senza che nessuno ne assuma la responsabilità. È un nemico invisibile, che attacca senza mostrarsi, in particolare in ambito economico. Meno di due mesi fa, l’Assemblea Nazionale, in mano alla destra, ha dichiarato la volontà di destituire il presidente e due poteri dello Stato. La crisi delle banconote dev’essere compresa in questo contesto.
Sabotaggi e conseguenze
La decisione ha subito diversi sabotaggi. Il primo, denunciato pubblicamente, è stato l’attacco internazionale che ha rallentato l’arrivo delle nuove banconote - da 500, 10.000 e 20.000 bolívares - di maggiore denominazione monetaria. Che avrebbe consentito di sviluppare il piano come pianificato: ritirato il biglietto da 100 nei giorni di lunedì, martedì e mercoledì, i nuovi biglietti sarebbero entrati al giovedì. L’informazione riguardante il ritardo non è stata data solamente dal Governo, ma anche dal direttore di Bloomberg - portale di notizie finanziarie - per l’America Latina, Daniel Cancel, che ha informato il venerdì che «l’aereo pieno di biglietti da 500 bolívares stampati da Crane Currency non è decollato dalla Svezia per la consegna in Venezuela».
Perché l’aereo il cui arrivo era previsto il giovedì si trovava ancora in Svezia al venerdì? L’azienda svedese, che fornisce in maniera esclusiva di dollari il Dipartimento del Tesoro, ha avuto questo ritardo di tre giorni per pura coincidenza? Gli attacchi finanziari contro il Venezuela sono stati parte centrale nella strategia di soffocamento di quest’anno, e tra i suoi principali protagonisti vi sono state le agenzie di rating nordamericane, il Dipartimento del Tesoro e gli operatori del Fondo Monetario Internazionale. Questo contrattempo è stato frutto di casualità, sfortuna?
La circostanza ha creato una situazione di incertezza. Il denaro effettivo si è ridotto, le informazioni circa la validità - e l’interpretazione data dai commercianti - dei biglietti da cento non sono risultate chiare, e la tensione è andata crescendo con il trascorrere delle ore. In questo contesto la destra è tornata a ripetere i piani già attuati durante il primo semestre: i tentativi di saccheggi organizzati. Il venerdì sono partite le violenze in varie località del paese, con saccheggi e incendi alle banche, supermercati, camion e autobus. Nel fine settimana il panorama era complesso: senza le nuove banconote, senza contanti agli sportelli, con le violenze programmate in alcuni posti, e lunghe file alle porte della BCV per cambiare. Le conseguenze non previste cominciarono a prevalere sugli effetti positivi della misura.
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Non tutto può essere attribuito al nemico esterno. Ci sono stati degli errori. Per esempio: la demonetizzazione del BCV non poteva essere prevista in anticipo? La misura è stata decisa davanti una situazione critica, come si è giunti al 5%? Ancora, durante la giornata di giovedì alcuni cassieri consegnavano biglietti da 100, il che significa che dopo ore di coda per depositare i biglietti e dopo aver atteso per ritirare il denaro, le persone si ritrovavano con le stesse banconote consegnate.
C’è stato un sabotaggio interno? Potrebbe essere. Non sarebbe la prima volta di fronte a una decisione presa dal presidente Nicolás Maduro.
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Il sabato notte è arrivato l’ultimo annuncio del presidente: la validità dei biglietti da 100 era estesa, e le frontiere con Colombia e Brasile chiuse fino al 2 di gennaio. La domenica è poi giunto l’aereo con le nuove banconote proveniente dalla Svezia. Le acque si ritirarono, le ragioni alla base dell’azione del presidente si fecero ben chiare.
Ma per quanto? Quanta parte della popolazione ha compreso la successione degli eventi, gli attori coinvolti? Per quanti si è trattato dell’ennesima dimostrazione di improvvisazione, incapacità del Governo, un errore in più di Nicolás Maduro che accusa di tutto l’imperialismo nordamericano? Molte volte non vince chi ha ragione ma chi riesce ad essere convincente. E In questo, non è una novità, la comunicazione del chavismo si trova in posizione arretrata rispetto alle sue politiche, soffre di zoppia cronica.
È presto per prevedere il risultato finale in termini di saldo politico, se quanto accaduto resterà come una delle decisioni più radicali e necessarie prese dal presidente dall’inizio del suo mandato - io così credo - oppure un errore ridicolo come vuole convincere la propaganda della destra. La disputa in questo senso resta aperta.
Per quanto riguarda il saldo economico il bilancio è chiaro: discesa del dollaro illegale, recupero del controllo sui biglietti, mafie colpite. Come si farà ad evitare che quanto accaduto con i biglietti da 100 non accada anche con i nuovi biglietti da 500? Questa domanda, forse la più importante, troverà - spero - risposta nei prossimi giorni. Per il momento si è sventato un golpe che poteva rovesciare tutto, e si è guadagnato tempo. Questo, in una guerra, può essere decisivo.
(Traduzione dallo spagnolo per l’AntiDiplomatico di Fabrizio Verde)