Venezuela: il popolo scenderà nuovamente in piazza a difesa della Rivoluzione Bolivariana
Venerdì, il Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV) ha convocato una marcia di sostegno alla Rivoluzione Bolivariana, per la pace e la stabilità democratica del paese.
Questo venerdì il popolo venezuelano scenderà di nuovo in piazza per esprimere il proprio convinto sostegno al governo Maduro, alla Rivoluzione Bolivariana. La posta in gioco è alta, il popolo chavista serra i ranghi perché la destra golpista è in agguato e farà di tutto per rovesciare il legittimo governo.
La notizia, però, state sicuri che non passerà sugli schermi italici, non riempirà le pagine dei nostri giornali. L’immagine che bisogna dare del Venezuela bolivariano è quella di un paese sull’orlo del baratro, dove un governo dittatoriale riesce a rimanere al potere solo grazie a una forte repressione.
Niente di più lontano dalla realtà. La guerra economica è forte, ci sono tanti problemi e lo stesso governo sta cercando di porvi rimedio, ma il popolo chavista è compatto; sa benissimo che la posta in gioco è alta: Argentina e Brasile sono due esempi di quello che potrebbe accadere se la destra dovesse andare al potere. Subito verrebbe implementato nel paese il liberismo più sfrenato e di colpo sarebbero cancellate tutte le conquiste sociali ottenute in questi anni.
Venerdì, come riferivamo in apertura di articolo, il Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV) ha convocato una marcia di sostegno alla Rivoluzione Bolivariana, per la pace e la stabilità democratica del paese. Il corteo partirà dal parco Carabobo per culminare in piazza Diego Ibarra nella capitale Caracas.
Al contempo il Consiglio Nazionale Elettorale (CNE) ha informato che sempre nella giornata di venerdì saranno sospese le attività lavorative per tutti i dipendenti. La cosiddetta Mesa de Unidad Democratica (MUD) ha infatti indetto una protesta presso gli uffici dell’organo elettorale per chiedere che venga stabilita una data per la raccolta del 20% delle firme del corpo elettorale, necessarie per l’attivazione del referendum revocatorio. Una necessaria misura di sicurezza volta a garantire l’incolumità dei dipendenti, visto l’alto tasso di violenza che caratterizza le manifestazioni organizzate da quella che alle nostre latitudini viene definita ‘opposizione democratica’.