Venezuela: Maduro stabilisce aumento del 50% per salari e pensioni
La strategia del governo è volta alla difesa di salari e pensioni colpiti dagli attacchi portati attraverso una dura guerra economica
di Fabrizio Verde
«Il Cinquanta per cento. Vuol dire che a partire dal mese di gennaio le pensioni e il salario minimo saranno di 40.638 bolívares, più 63.720 Bs. del Cesta-Ticket, significa che il Reddito Minimo Integrale passa a 104.358 bolívares. Un aumento complessivo da gennaio a gennaio del 536% annualizzato», così il presidente Maduro ha annunciato un aumento del 50% del salario minimo in Venezuela.
Una misura volta a difendere i salari e le pensioni di fronte ai continui e violenti attacchi portati nell’ambito della guerra economica che colpisce il Venezuela. Misura necessaria anche a fronteggiare la forte inflazione, in gran parte indotta, che colpisce il paese latinoamericano.
«Questa difesa del reddito dei lavoratori - ha spiegato Maduro - è una misura necessaria per equilibrare i salari in una fase di guerra, continueremo ad applicare una politica audace, giusta e necessaria per giungere a un equilibrio nel lavoro e nel reddito».
Per il nuovo vicepresidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Tareck El Aissami, quanto decretato da Maduro è parte integrante della «controffensiva economica» intrapresa dal governo bolivariano per risollevare le sorti di un paese fortemente colpito dalla guerra economica.
INCREMENTO salarial a la clase trabajadora y nuestros pensionados, es el inicio de la contraofensiva económica del gobierno revolucionario!!
— Tareck El Aissami (@TareckPSUV) 9 gennaio 2017
Come affermato da Juan Martorano in articolo apparso su Aporrea, è importante ricordare che con questa misura «Maduro ha rotto la logica capitalista della ‘liquidità monetaria’, sconfessando il fatto che all’aumento dei salari corrisponde un immediato aumento dell’inflazione». La strategia di Maduro continua a percorrere la strada tracciata nello scorso settembre quando il presidente aveva annunciato che i salari e le pensioni sarebbero stati aumentati ad ogni ingiustificato rialzo dei prezzi.
L’aumento dei salari non è direttamente correlato all’aumento dell’inflazione, secondo quanto spiega l’economista Alfredo Serrano Mancilla, nell’illuminate articolo ‘Manuale di stupidaggini sull’inflazione in Venezuela’: «L’altro grande mantra è incolpare direttamente i lavoratori. Sarà vero che l’incremento salariale causa inflazione come afferma il manuale di stupidaggini del neoliberismo? Assolutamente falso. Ancora meno nel caso venezuelano. Gli aumenti salariali decisi dalla Rivoluzione Bolivariana in quest’ultimo periodo di tempo sono andati dietro ai prezzi. Hanno rincorso l’inflazione per non causare una perdita del potere d’acquisto. Questa spirale ha una determinata sequenza: prima, l’incremento dei prezzi, successivamente, gli aumenti salariali. Affermare il contrario è assolutamente falso; sarebbe ingiusto colpevolizzare il lavoratore per l’aumento dei prezzi. Implicita è l’intenzione di applicare la ricetta neoliberista: riduzione dei salari per abbassare la domanda, e quindi, controllare l’inflazione».
Bisogna infine ricordare che si tratta del 35° aumento salariale stabilito in 17 anni di Rivoluzione Bolivariana, mentre nei 40 anni precedenti alla Rivoluzione gli aumenti furono appena 9, nonostante un inflazione spesso a tre cifre. Un ulteriore smentita per chi afferma che l’inflazione sia provocata dalle politiche socialiste implementate dalla Rivoluzione Bolivariana.