Emiliano Brancaccio. "Chi riesce a rassicurare i lavoratori dipendenti spaccherà il sistema e creerà una maggioranza anti-euro".

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Emiliano Brancaccio. "Chi riesce a rassicurare i lavoratori dipendenti spaccherà il sistema e creerà una maggioranza anti-euro".

Nella conferenza "No euro. Mettiamo Ko la crisi del debito", il terzo incontro del ciclo di conferenze organizzato dal Movimento Cinque Stelle alla Camera, l'economista italiano Emiliano Brancaccio ha affermato che il "problema è l'euro. Ma come immagine di potere e di rapporto di produzione. Dobbiamo capire bene che stiamo parlando di rapporti sociali di produzione e rapporti di potere".

"Ho un messaggio per voi: tutto ciò che è necessario per salvare l'euro sarà fatto e credetemi sarà sufficiente". Senza questa frase di Draghi l'euro non ci sarebbe più. La tesi di Draghi è che la Banca centrale proteggerà i paesi in difficoltà, questi in cambio dovranno fare i compiti a casa vale a dire austerity e riforme strutturali che li permetteranno a crescere. "Dopo torneranno la competitività e non avranno bisogno della Bce in futuro. A livello politico si può davvero credere all'impegno della Bce come sufficiente? Per quel che possono valere, premi Nobel e lo stesso Fmi sono scettici a questo riguardo. Sul Ft di poche settimane fa, molti economisti hanno dichiarato che Draghi si sbaglia e l'impegno della Bce non è sufficiente, perché la politica che chiede in cambia non risana ma deteriora ulteriormente l'economia dei paesi", ha sottolineato Brancaccio.

Tra il 2008 ed il 2013, Brancaccio mostra una serie di grafici: pur nella crisi la Germania registra una crescita del 2,87%, l'Italia un meno 7% e la Grecia meno 23%; l'occupazione in Germania un milione e mezzo di occupati in più, l'Italia ne ha persi un milione, mentre Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna ce ne sono stati oltre 5 milioni. Una forbice gigantesca. Ma il dato più drammatico secondo Brancaccio sono le insolvense delle imprese: i Pigs ne hanno registrate tra il 90 ed il 200% la Germania li ha visti addirittura ridursi.

L'insolvenza implica anche una crescente divaricazione di esercizio tra le diverse banche. Secondo il premier Letta proprio per queste divaricazioni l'unica soluzione sia di accelerare verso l'Unione Bancaria. "Non penso che le cose stiano così. L'Unione bancaria significa in primo luogo liquidazione e ristrutturazione bancaria. In quest'ottica è una trappola: i depositi dei paesi del sud sarebbero impiegati al Nord. Si parla di Germanificazione del capitalismo finanziario europeo". La questione delle banche è fondamentale. Perché proprio una crisi bancaria e l'accelerazione di un'Unione bancaria potrebbero essere i prossimi passi della crisi. Il dibattito deve essere incentrato tra l'opzione tra la liquidiazione e ristrutturazione delle banche con il capitale che fuoriesce e la possibilità di un'uscita dall'euro ed una nazionalizzazione delle stesse".

Sulla deflazione salariale, Brancaccio chiede di rivedere le proprie opinioni a coloro che credono che la concorrenza al ribasso dei lavoratori venga solo dalla Cina mostra un grafico come in Germania i salari nel periodo dell'euro sono diminuiti del 15%. Tra il 1999 ed il 2013 il costo del lavoro per unità prodotta tra il 1999 ed il 2013 è enorme. "E non può essere coperto dalla deflazione salariale ma solo con una svalutazione della moneta".

L'esempio dell'Irlanda è emblematico paese che ha puntato subito su una deflazione massiccia, licenziamenti massicci senza protezione dei lavoratori che ha contribuito al fallimento di Dublino salvata nel 2010-2011. Per tutti questi motivi la deflagrazione dell'euro resta un'opzione inevitabile e la protezione di Draghi resta non sufficiente. "Ad i decisori politici non resterà altro che una scelta cruciale tra modalità alternative di uscire dall'euro".

La modalità liberista di uscita sembra ad oggi la più probabile a tutela della libertà dei movimenti delle merci e del capitale. Una soluzione voluta ad esmepio dalla Confindustria tedesca che per i paesi periferici creerebbe delle difficoltà. Sarebbe meglio un'uscita statuale e protezionista: il problema dell'uscita dall'euro e delle svalutazioni, la caduta dei capitali può dar luogo a svendite interne - "germanificazione del capitale scampata dall'Unione Bancaria potrebbe rientrare dalla finestra". La soluzione esiste: "quando salta l'euro, occorre mettere in discussione, almeno in parte, anche il mercato unico europeo, tra l'altro con vincoli alle acquisizioni estere di capitale nazionale". 

Per l'effetto sui salari, continua Brancaccio, bisogna guardare la storia passata. Con uno studio di Nadia Gabellini sto valutando 23 regimi di cambi fissi con conseguente svalutazione tra il 1980 ed il 2010, e poi distinto tra paesi ad alto e basso reddito: sui primi, e sarebbe i lcaso dell'Italia, i risultati sulla quota di reddito che spetta ad i lavoratori parlano all'anno d'uscita di una riduzione del salario del 4%, poi recupero in cinque anni con un +1,7. La quota salariale invece calerebbe fino ad un 5,2% complessivo. "Non è la cariola, ma il problema esiste e dobbiamo affrontarlo". Come? Per proteggere i salari bisogna invertire la precarizzazione del lavoro ed introdurre meccanismi di indicizzazione dei salari rispetto alla competitività.  "Chi riesce a rassicurare i lavoratori dipendenti spaccherà il sistema e creerà una maggioranza anti-euro".

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