John Pilger: "Siete sicuri che l'Italia sia una vera democrazia? Gli Usa sono certamente una plutocrazia".
Intervista dell'AntiDiplomatico al giornalista australiano: " La moderazione di Vladimir Putin di fronte alla bellicismo della Nato ai confini della Russia sta cominciando a perdere il favore a Mosca".
di Alessandro Bianchi*
John Pilger è una straordinaria voce libera ed indipendente nel panorama giornalistico occidentale e non a caso in Italia è pressoché sconosciuto ai più. Vincitore di vari premi internazionali di giornalismo e di riconoscimenti nei Festival più presitgiosi per i suoi documentari (qui una sua biografia), il giornalista australiano è recentemente tornato negli Stati Uniti per seguire da vicino la campagna presidenziale del paese che, sfortunatamente, tiene le redini della quasi totalità delle decisioni mondiali.
Come AntiDiplomatico abbiamo avuto il privilegio di potergli rivolgere alcune domande sulla politica internazionale attuale.
L'Intervista:
Secondo Lei l'Italia è una vera democrazia? Il Regno Unito è una vera democrazia? Gli Stati Uniti sono una plutocrazia. Uno scienziato politico cinese ha recentemente dichiarato: "in Cina, il governo non cambia, ma le politiche si. Negli Stati Uniti cambiano i governi, ma le politiche praticamente mai”. E' la semplice verità.
Bernie Sanders ha offerto un pò di speranza, ma la sua politica estera differisce molto poco da quella di Hillary Clinton. Rappresenta un liberal del Partito democratico che ha spesso e illegalmente portato gli Stati Uniti in diverse guerre. Tre milioni di morti in Vietnam, non lo ricordiamo mai abbastanza, ci sono stati grazie ad un presidente ancora più liberal di Sanders o Clinton.
Non sono stato sorpreso. Barack Obama è uno degli occupanti più odiosi della Casa Bianca. Parla con una insopportabile disonestà – come ad Hiroshima - e agisce in modo non certo differente dai suoi predecessori. E' responsabile della maggiore campagna di terrorismo della storia – una guerra assassina attraverso i droni, in cui lui approva singolarmente l'esecuzione delle vittime. Ha perseguito penalmente più informatori che ogni altro presidente nella storia. Ha tradito, infine, l'America nera.
La situazione in Siria cambierà solo quando Washington smetterà di supportare i gruppi jihadisti e usarli come strumenti delle loro politiche per dividere e conquistare.
14 anni fa, falliva il colpo di stato in Venezuela contro il presidente democraticamente eletto Hugo Chavez e iniziava l'uscita degli Stati Uniti dall'America Latina. Poco dopo, gli Usa invasero l'Iraq. Oggi che nel Mediterraneo orientale l'egemonia traballa, Washington utilizza tutte le sue armi note per tornare in America Latina. Ha ragione secondo Lei il Presidente Rafael Correa quando dice che siamo di fronte ad un nuovo Piano Condor nella regione?
Rafael Correa ha perfettamente ragione. Gli Usa non lasceranno mai l'America Latina. Washington storicamente misura il suo livello di potere da quanto riesce a condizionare le scelte di quello che ha sempre considerato il suo cortile di casa. Ecco spiegato perché la resistenza popolare portata avanti da uomini come Hugo Chavez o Rafael Correa sia così importante. Il difetto nelle cosiddette rivoluzioni progressiste dell'America Latina negli ultimi anni è quello di non essere vere rivoluzioni, e il vecchio ordine, o una versione di esso, ha mantenuto il controllo sull'economia rendendo sempre instabile la situazione economica.
Il futuro del mondo offre al momento due possibili binari: un unilateralismo statunitense, soprattutto in caso di presidenza Clinton, fatto di aree di "libero" scambio imposte in giro per il mondo sul Modello Nafta (il TTIP in Europa ad esempio), con milioni di poveri disperati prodotti e profitti per le multinazionali, e la distruzione pianificata con il caos di tutti i paesi che si ribellano a questa visione stile Libia e Siria; oppure un periodo di multilateralismo, rispetto della sovranità, autodeterminazione dei popoli e di pace se si dovesse rafforzare il progetto alternativo al Washington Consensus dei Brics e l'integrazione regionale dell'America Latina ideata e voluta da Chavez, Lula e Kirchner. Siamo lontani dalla realtà? E quale delle due visioni prevarrà?
Non posso certo prevedere il futuro. Quello che so è che finché le persone comuni, specialmente tra i giovani, non vanno nelle strade a sfidare apertamente le democrazie fasulle, poco cambierà.
*Si ringrazia Andre Vltchek per la realizzazione dell'intervista.