Correa: il neocolonialismo è intollerabile in America Latina e nei Caraibi

Correa: il neocolonialismo è intollerabile in America Latina e nei Caraibi

"Il blocco di Cuba è senza dubbio il più grande oltraggio al diritto internazionale".

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L’Ecuador ha ricevuto, giovedì scorso, la presidenza pro tempore della Celac (Comunità di Stati Latinoamericani e dei Caraibi) e ha proposto di ridurre i tassi di estrema povertà nella regione.

Il presidente dell'Ecuador e nuovo presidente pro tempore della Comunità, Rafael Correa, ha detto che l'organismo dovrebbe svolgere un ruolo di primo piano "nel processo di decolonizzazione della regione latinoamericana e caraibica" e dovrebbe essere l’attore chiave nella risoluzione dei conflitti che preoccupano i paesi della regione.
L’Ecuador ha ricevuto la presidenza pro tempore della Celac, per mano del presidente della Costa Rica, nel corso di una cerimonia di consegna svoltasi nella capitale San José.

Il presidente Correa ha spiegato che lavorerà in cinque aree principali: riduzione della povertà estrema e della disuguaglianza; potenziamento dell'educazione, della scienza, della tecnologia e dell'innovazione;  tutela dell'ambiente;  finanziamento dell’architettura nella regione, e rafforzamento del blocco.
Per quanto riguarda l'eliminazione della povertà estrema "è un imperativo morale per la nostra regione e l'intero pianeta, la povertà è il risultato della disuguaglianza e questa, a sua volta, conseguenza di rapporti perversi".
L’Ecuador adotterà misure concrete per eliminare la povertà in cinque anni. Il presidente dell'Ecuador ha garantito che con una migliore distribuzione delle risorse potranno eliminarsi tutte le forme di povertà.
"Ci sono 68 milioni di latino-americani che vivono in condizioni di estrema povertà, nella fase di sviluppo dei nostri paesi dobbiamo eliminare tutte le forme di povertà", così si è espresso il presidente dell'Ecuador.

Correa ha sottolineato la necessità di citare in giudizio gli inquinatori globali, "i nostri fratelli dei Caraibi potrebbero affrontare gravi catastrofi naturali", così come i danni ambientali causati dalla Chevron nell’Amazzonia ecuadoriana.

Per quanto riguarda il finanziamento dell'architettura nella regione, Correa ha riferito che secondo le stime della Commissione economica per l'America Latina (Cepal) si è tenuti ad investire il 6,2 per cento del Pil regionale, vale a dire circa 320 miliardi di dollari ogni anno fino al 2020 per la costruzione delle infrastrutture. "Oggi stiamo investendo solo il 2,7 per cento. Proponiamo di spingere con volontà politica sui grandi progetti infrastrutturali che garantiscono la nostra integrazione, la nostra connettività".

Il presidente Correa ha anche respinto qualsiasi interferenza "contro il nostro paese, contro i nostri processi democratici".
Ha respinto altresì qualsiasi aggressione o guerra economica contro il Venezuela. "Questi fatti confermano la necessità di creare una istanza propria, rinnovata, credibile, che sia vera garante degli interessi dei paesi della regione latino-americana e dei Caraibi".
"Il blocco di Cuba è senza dubbio il più grande oltraggio al diritto internazionale, alla legge inter-americana, e ai diritti umani nel nostro continente."
"Questa vittoria del popolo cubano è una lezione di dignità, di resistenza e di sovranità che Cuba trasmette al mondo. Tuttavia, tale orizzonte di speranza non deve farci dimenticare che Cuba è ancora vittima di una serie di misure irricevibili che attentano la sua sovranità e il diritto internazionale".

Egli ha ribadito il sostegno per la Colombia nel suo processo di pace storico. "Diamo il pieno sostegno della presidenza pro tempore della Celac alla nostra cara sorella Colombia nella sua ricerca coraggiosa di una pace duratura".

Il presidente ecuadoriano ha deplorato le contraddizioni della Corte interamericana dei diritti umani (Cidh) e ha invitato i governi della regione a ripudiare le azioni che vanno contro l'instabilità dei popoli.
Egli ha sostenuto che è necessario approfondire la lotta per i diritti umani attraverso il rispetto, la tolleranza e la comprensione. "Il mondo ha bisogno del diritto al pane, all’istruzione, alla sanità e ad un lavoro dignitoso", ha proseguito, sottolineando che la vera libertà non può che basarsi sulla giustizia sociale.
Per quanto riguarda la sua visita alla Cidh si è detto soddisfatto dell’invito ad un ente che, a suo giudizio, è stato vittima della politica americana. "Non ho nulla contro la Commissione, ma contro la burocrazia che macchia le sue fila", ha evidenziato il presidente.

La Cidh è un organo autonomo dell'Organizzazione degli Stati Americani (Oas) che ha il compito di prendersi cura, di difendere e promuovere i diritti umani, tuttavia, negli ultimi anni, il suo ruolo è stato contestato dai governi progressisti  per la sua doppia morale e per la sua difesa degli interessi statunitensi.

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