Documenti di Snowden rivelano un massiccio spionaggio USA a danno di PDVSA
«Entrare in PDVSA significa capire il cuore economico del Venezuela», queste sono le parole utilizzate dall'analista della National Security Agency nel documento intercettato, per giustificare l'azione di spionaggio portata avanti con la complicità dell'Ambasciata statunitense in Venezuela
Emerge un altro tassello dell'enorme e complesso mosaico che rappresenta l'attacco a livello globale, dal campo dello spionaggio alla guerra economica, intrapreso dagli Stati Uniti contro la Repubblica Bolivariana del Venezuela.
Un documento interecettato dal noto whistleblower Edward Snowden, ex consulente della NSA statunitense ancora rifugiato in Russia, e reso noto da TeleSur, ha rivelato la massiccia opera di spionaggio effettuata dal governo degli Stati Uniti d'America ai danni della società petrolifera statale PDVSA.
Il documento datato marzo 2011 e classificato come 'top secret', contiene il traffico email interno alla società venezuelana, il profilo di oltre 10000 dipendenti compreso il numero di telefono, e le password in possesso a oltre 900 dipendenti.
«Entrare in PDVSA significa capire il cuore economico del Venezuela», queste sono le parole utilizzate dall'analista della National Security Agency nel documento intercettato, per giustificare l'azione di spionaggio portata avanti con la complicità dell'Ambasciata statunitense in Venezuela.
«Il Venezuela possiede una delle più grandi riserve al mondo di petrolio e gas naturale», continua nell'analisi il redattore del documento, aggiungendo che «le entrate derivanti dal petrolio rappresentano circa un terzo del PIL (…) oltre la metà delle entrate del governo».
Risulta quindi facile capire il perché gli Stati Uniti volessero carpire i segreti del «cuore economico del Venezuela». Tra gli intercettati è finito anche Rafael Ramírez, presidente della società statale venezuelana dal 2004 al 2014, attualmente rappresentate della Repubblica Bolivariana del Venezuela presso le Nazioni Unite.
I documenti diffusi dal whistleblower Edward Snowden rivelano che per l'operazione di spionaggio si è realizzata una sorta di joint-venture tra la NSA e la CIA, che hanno installato apparecchiature di spionaggio ad alta tecnologia presso la sede dell'Ambasciata degli Stati Uniti d'America a Caracas, ubicata a pochi kilometri di distanza dalla sede di PDVSA.
Dal documento reso noto grazie al coraggioso lavoro di Snowden risulta come lo stesso analista della NSA incaricato di effettuare l'opera di spionaggio sia rimasto quasi sorpreso una volta accortosi di essere riuscito a intercettare, praticamente, tutte le comunicazioni interne alla società petrolifera di proprietà dello stato venezuelano.
Emerge inoltre un codice F6, che viene utilizzato quando vengono effettuate operazioni congiunte tra NSA e CIA, attraverso agenti operanti in decine di ambasciate statunitensi nel mondo come Bogotà, Caracas, Brasilia e Berlino. Secondo quanto fu rivelato nel 2013 dal quotidiano tedesco 'Der Spiegel' un'operazione simile a questa permise agli USA di arrivare a spiare persino il cellulare della Cancelleria tedesca Angela Merkel.
Un professore della 'The John Hopkins University Security Information', Matthew Green, ha speigato che la NSA «sta raccogliendo così tante informazioni attraverso le attività di spionaggio, che nemmeno i suoi stessi analisti sono a conoscenza di tutto il materiale raccolto».