La bonifica del Sahara come strumento per fermare la fuga dall'Africa e dalla fame

"Un appello a sollevare un problema e aprire una riflessione su queste ipotesi"

8725
La bonifica del Sahara come strumento per fermare la fuga dall'Africa e dalla fame


In un appassionante dibattito sull'ipotesi della bonifica del deserto del Sahara come strumento necessario per fermare la fuga dall'Africa e dalla fame offrendo grandi possibilità di sussistenza trovando lavoro “in loco” e, contemporaneamente, provocare in Europa il risveglio di tutte le languenti attività produttive che dovrebbero fornire gli strumenti d'ogni genere per la mastodontica impresa, il mio corrispondente Aldo Ferretti di Grosseto, membro di Legambiente e attento osservatore dei grandi fenomeni socio-economici mondiali, mi aveva cautamente fatto osservare quanto, tra l'altro, qui di seguito trascrivo.
 
“Lo sviluppo dell’Africa è un tema di cui si discute dal dopoguerra, non solo con le Organizzazioni internazionali (ONU, Banca Mondiale, ecc.) ma anche a livello di imprese multinazionali.
 
Nelle università esiste da anni un filone di studio che si chiama “sociologia dello sviluppo” e che tratta proprio i temi a noi cari. Come già detto il problema dell’Africa non è la mancanza di risorse (che invece sono abbondanti) ma di cultura politica (che non c’è).
 
Tutt’oggi ci sono troppe zone di conflitto armato in corso e altre potenziali (dalla Libia al Maghreb, dall’Egitto al Corno d’Africa, dal Sudan alla Nigeria) e pensare di andare li a fare agricoltura non è pensabile.
 
Le stesse organizzazioni umanitarie e non governative (ONG) spesso sono costrette a evacuare e chiudere progetti in corso.
 
Se l’ENI riesce a fatica a strappare concessioni per l’estrazione di petrolio e gas naturale (militarizzando i pozzi, e questo non evita rapimenti e scontri) è perché ci sono in ballo miliardi di dollari, e  non è un aspetto secondario).
 
Ma la bonifica del Sahara, sia in termini di grano nel deserto per usi alimentari o coltivazioni di colza per il biodiesel non smuove miliardi, e non è concentrabile in pochi impianti, ma sarebbe una forma di sviluppo, non controllabile dal potere, che non ci guadagnerebbe nulla.
 
Sarebbe quello che ci vuole, ma non è realistico. E non è che con un libro, anche se fatto bene, che si smuovono le coscienze di chi deve decidere (neppure Renzi potrebbe fare qualcosa, se a Bruxelles non sono d’accordo. E a Bruxelles non sono d’accordo se a Washington non sono d’accordo. E a Washington non sono d’accordo se a Pechino non sono d’accordo…). Lo sviluppo dell’Africa (o meglio il suo sottosviluppo) è una questione internazionale che smuove miliardi di dollari e di interessi. E delle migrazioni e dei barconi nel Mediterraneo non importa a nessuno (Gli USA hanno i loro problemi con le migrazioni dal Messico, la Russia ha i suoi problemi con l’Ucraina e il Caucaso, l’India ha i suoi problemi con il Pakistan, la Cina con il Tibet, Israele con la Palestina, eccetera eccetera). Oggi dall’Africa fanno notizia solo Ebola e solo i rapimenti dei tecnici e dei cooperanti occidentali.
 
Del resto, non nascondiamoci dietro un dito, i migranti clandestini fanno molto comodo alle economie sommerse, al lavoro nero, alla criminalità organizzata che gestisce il caporalato. Da questo punto di vista siamo tornati indietro di cinquant'anni, con il più assordante silenzio dei sindacati e delle organizzazioni datoriali.”
 
Purtroppo questa visione “non fa una grinza”, ma in attesa che, almeno nelle zone più a contatto con l'Europa, quale può essere la Libia, si riesca pacificamente a ristabilire un ordine che consenta normali o straordinari “sviluppi”, mi parrebbe ora indispensabile cominciare ad affrontare il problema non soltanto come da qualche parte politica si prospetta a parole, ma indirizzando lo spirito avventuroso e solidale che ancora alberga nel cuore di molti giovani e nelle menti dei saggi che, anche se vecchi e vicini all'ultimo addio, desidererebbero soltanto non fosse tradita la loro speranza di poter ancora credere nel progresso per le generazioni future.
 
A tal fine potremmo rivolgerci soprattutto (ma non solo ) alle associazioni, ai gruppi e alle personalità conosciute per il loro spirito umanitario, alle organizzazioni ecologiste e a quelle che operano a livello civile e religioso delle tre grandi fedi monoteistiche ,che proprio in questo difficile momento stanno aprendo importanti spiragli di dialogo tra loro.
 
Come ai tempi di Abramo, ( così si legge nella Bibbia) che, nel suo vagabondare di primitivo nomade, quando trovava una zona che gli pareva adatta ne acquistava una parte e cominciava a scavare un pozzo, oggi occorre sensibilizzare i giovani ad affrontare una grande sfida per portare a compimento la profezia del salmo : “Il deserto fiorirà come la rosa”.
 
Già ci sarebbero, inascoltati dai Governi, grandiosi progetti come quello della captazione delle acque del fiume Congo per alimentare l'ormai evanescente Lago Ciad che, da solo, potrebbe oggi trasformare una vasta zona del sud Sahara in fertile abitazione di migliaia di affamati.

Una “manovra” però certamente più semplice e meno costosa, potrebbe consistere in “assaggi” finanziati da gruppi di privati mossi da valori etici ed umanitari ( con eventuale apporto pubblico di qualche Stato più intelligente ) che acquistino o ottengano la concessione di aree desertiche del Sahara, per la ricerca mediante TRIVELLAZIONE non dell'inquinante petrolio, ma della prima, divina, sorgente della vita umana, l'acqua sotterranea che attende di sgorgare !

Il reclutamento dei giovani per realizzare questa attività potrebbe essere una scuola di vita, certamente qualcosa di attraente, una forma di volontariato civile per rendere fertili aree geografiche sterili e ad acquisire anche un credito formativo utile dopo il rientro nei luoghi di origine .
 
Cittadini italiani e del mondo occidentale potrebbero costruire nuovi legami con l'Africa e i giovani africani, unendosi a loro in un progetto condiviso: cercare l'acqua invece che portando armi, distruzioni e sfruttamento come ancora avviene.
 
Si tratta intanto solo di sollevare un problema e aprire una riflessione su queste ipotesi.
 
Mi piacerebbe però ricevere pareri, idee e suggerimenti e magari pensare che qualcuno tra chi legge possa aver voglia di individuare qualche strada utile a tentare questa sfida, idea alla quale sto riflettendo da molto tempo e che ora ho voluto condividere con voi.

 
Sanremo, 28 ottobre 2014
                                                                                                                                     Enrico Berio

ATTENZIONE!

Abbiamo poco tempo per reagire alla dittatura degli algoritmi.
La censura imposta a l'AntiDiplomatico lede un tuo diritto fondamentale.
Rivendica una vera informazione pluralista.
Partecipa alla nostra Lunga Marcia.

oppure effettua una donazione

La scuola sulla pelle dei precari di Marco Bonsanto La scuola sulla pelle dei precari

La scuola sulla pelle dei precari

Ventotene e dintorni di Alessandro Mariani Ventotene e dintorni

Ventotene e dintorni

La nuova "dissidenza" che indossa orologi svizzeri di Loretta Napoleoni La nuova "dissidenza" che indossa orologi svizzeri

La nuova "dissidenza" che indossa orologi svizzeri

Il Poker delle monete è allo “stallo messicano" di Giuseppe Masala Il Poker delle monete è allo “stallo messicano"

Il Poker delle monete è allo “stallo messicano"

Il fraintendimento più profondo sulla parola «liberazione» di Francesco Erspamer  Il fraintendimento più profondo sulla parola «liberazione»

Il fraintendimento più profondo sulla parola «liberazione»

Il 25 aprile e la sovranità di Paolo Desogus Il 25 aprile e la sovranità

Il 25 aprile e la sovranità

L'Ecuador verso l'abisso. Contro tutti i pronostici vince Noboa di Geraldina Colotti L'Ecuador verso l'abisso. Contro tutti i pronostici vince Noboa

L'Ecuador verso l'abisso. Contro tutti i pronostici vince Noboa

Israele, la nuova frontiera del terrorismo di Clara Statello Israele, la nuova frontiera del terrorismo

Israele, la nuova frontiera del terrorismo

La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo di Leonardo Sinigaglia La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo

La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo

Missile sulla chiesa di Sumy: cui prodest? di Francesco Santoianni Missile sulla chiesa di Sumy: cui prodest?

Missile sulla chiesa di Sumy: cui prodest?

La nuova Bucha di Zelensky di Marinella Mondaini La nuova Bucha di Zelensky

La nuova Bucha di Zelensky

La repressione dello Stato dietro al Decreto Sicurezza di Giuseppe Giannini La repressione dello Stato dietro al Decreto Sicurezza

La repressione dello Stato dietro al Decreto Sicurezza

Il caso Hannibal Gheddafi sta raggiungendo un punto critico di Michelangelo Severgnini Il caso Hannibal Gheddafi sta raggiungendo un punto critico

Il caso Hannibal Gheddafi sta raggiungendo un punto critico

La California verso la secessione dagli Stati Uniti? di Paolo Arigotti La California verso la secessione dagli Stati Uniti?

La California verso la secessione dagli Stati Uniti?

Un sistema da salari da fame che va rovesciato di Giorgio Cremaschi Un sistema da salari da fame che va rovesciato

Un sistema da salari da fame che va rovesciato

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti