Brasile: le ragioni di un malessere

Da Rio de Janeiro a Brasilia, il popolo si è unito nella protesta. Le ragioni

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Brasile: le ragioni di un malessere

di Salvatore Ardizzone
Dottore Magistrale in Relazioni Internazionali
 
La scorsa settimana la presidenta del Brasile, Dilma Rousseff, ha convocato una riunione di emergenza del governo per far fronte ad una delle più grandi ondate di manifestazioni della storia del Brasile. La decisione è stata presa dopo che le proteste si sono diffuse in oltre cento città del Paese, arrivando a vedere la partecipazione di circa un milione di persone. A causa delle manifestazioni, la presidentessa ha deciso di posticipare il suo viaggio in Giappone, previsto per riprendere i colloqui sull’accordo nucleare, con il Primo Ministro Shinzo Abe.
 
Le ragioni di un malessere. Le proteste, iniziate più di una settimana fa, sono scoppiate a causa dell’aumento di 20 centesimi di real del costo dei trasporti pubblici di San Paolo e, nel corso del tempo, hanno riguardato anche la corruzione e le enormi spese, sostenute dal governo, per l’organizzazione di alcuni importanti eventi sportivi, preclusi a parte della popolazione a causa dell’alto costo degli biglietti. 
La classe media sembra essere la spina dorsale del movimento di protesta: il miglioramento delle prospettive economiche ha fatto aumentare le aspettative per servizi pubblici sempre più efficienti e dagli standard di vita sempre più alti. Secondo un studio presentato dal governo di Brasilia nel 2011, nel decennio tra il 1999 e il 2009, la classe media del Brasile è cresciuta di oltre 31 milioni di unità, raggiungendo quota 95 milioni di persone, il 52% della popolazione del Paese grazie all’ottimo lavoro svolto dai vari governi che negli anni si sono succeduti.  
 
Buoni risultati ottenuti, ma non sufficienti. In particolare, il programma Bolsa Familia, ideato dall’ex presidente Luiz Inázio Lula da Silva, fornisce finanziamenti condizionati alle famiglie povere, le quali, se hanno figli, devono garantire che i bambini frequentino la scuola e siano vaccinati, mostrando così l’importanza dell’istruzione. Il programma tenta di ridurre la povertà a breve termine attraverso i trasferimenti diretti di denaro, e lotta contro la povertà a lungo termine, aumentando il capitale umano tra i poveri, garantendo l’istruzione gratuita per i bambini che non possono permettersi di andare a scuola.  Finora, il programma ha ottenuto un significativo successo arrivando a coprire più di 12 milioni di famiglie. Riguardo al programma Bolsa Familia, il Financial Times nota che fino al 2011, la percentuale della popolazione in condizioni di povertà estrema è scesa dal 14% al 4,2%.
Nonostante questi buoni risultati, le proteste che attraversano il Brasile dimostrano come molto sia ancora da fare. Ad esempio, l’aumento della spesa pubblica relativa all’istruzione ha sicuramente aumentato il numero degli iscritti alla scuola primaria e, conseguentemente, l’alfabetizzazione, ma i problemi relativi alla qualità dell’istruzione nono sono stati cancellati. I quindicenni brasiliani si collocano nella parte bassa della classifica stilata dall’OCSE in base al P.I.S.A. (Program for International Student Assessment).
 
L'elemento della corruzione dilagante. La corruzione è un'altra motivazione per la quale i manifestanti brasiliani sono scesi in piazza. In particolare, hanno destato scalpore i finanziamenti destinati alla costruzione delle strutture necessarie per ospitare la Coppa del Mondo del 2014 e le Olimpiadi di Rio del 2016. Secondo alcune stime, i due eventi, costeranno al Brasile circa 31,3 miliardi di dollari, equivalenti all’1,26% del PIL del 2011. È un cifra spaventosamente alta ove si pensi che il programma Bolsa Familia, rappresenta solo lo 0,5% del PIL del Paese. Sebbene i brasiliani siano orgogliosi di essere stati scelti per ospitare queste due importanti manifestazioni internazionali, è comprensibile la rabbia della popolazione per la mancanza di trasparenza che ha accompagnato la spesa di queste ingenti somme di denaro.
Da Rio de Janeiro a Brasilia, le manifestazioni uniscono i cittadini brasiliani contro le ingiustizie del governo. A Rio, la polizia ha usato gas lacrimogeni e pallottole di gomma contro un gruppo di protestanti che tentava di attaccare il municipio della città. Durante l’azione delle forze dell’ordine 29 persone sono rimaste ferite. Nella capitale, Brasilia, i contestatori hanno appiccato il fuoco all’ingresso del Ministero degli Esteri e, anche qui, sono stati respinti della polizia. 
 
Le sfide future di Rousseff. Per far fronte al dilagare delle proteste, la signora Rousseff  ha proposto delle ampie riforme. La presidentessa ha detto che le ampie riforme dovrebbero concentrarsi su cinque aree. Per prima cosa, ha proposto un referendum sulle riforme politiche necessarie per il Paese. Inoltre, si prevede la formazione di un gruppo costituente per valutare le possibili riforme della costituzione del Brasile. Per rallentare l’inflazione e garantire la stabilità economica ha proposto un patto di responsabilità fiscale. Ha promesso di investire di continuare ad investire nel sistema educativo del Paese e, contestualmente, di avviare la diffusione del servizio sanitario nazionale nelle zone poco sviluppate. Infine, per quanto riguarda i trasporti pubblici, è stato annunciato un piano di investimenti di 25 miliardi di dollari relativo a progetti volti a migliorare la mobilità urbana e i trasporti pubblici in generale. 
È chiaro che le ragione in una protesta così ampia non si possano ricercare nel semplice aumento dei biglietti del tram. Quello è solo un simbolo che rappresenta un disagio profondo e diffuso tra i brasiliani. La gente pretende ospedali e scuole migliori, una più alta qualità della vita, uno sviluppo che sia capace di coinvolgere parti sempre più ampie delle popolazione. 
La sfida del governo brasiliano è ora quella di rassicurare i cittadini circa la sua volontà di attuare una strategia di crescita più inclusiva. Questo sarà possibile solo se si deciderà di avviare una serie di investimenti più efficaci e trasparenti nei settori al centro delle proteste: l’istruzione, la sanità e le infrastrutture. 

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