Paul Krugman: "Il vero rischio per Berlino è che la Grecia dimostri che ci sia vita fuori dall'euro"
Il premio nobel per l'economia: "La Germania a quel punto proverebbe a sabotare la Grecia dopo l'uscita. Ma spero che ciò venga considerato inaccettabile"
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Nel suo ultimo articolo sul suo blog sul New York Times, il premio Nobel per l'economia Paul Krugman commenta quello che definisce “un altro terremoto elettorale nella zona euro”: la vittoria di Podemos nelle elezioni locali a Madrid e Barcellona.
Al centro del futuro della moneta unica, prosegue Krugman, vi è la situazione greca che presenta ormai contorni chiari: la Grecia non può fare un grosso disavanzo primario, perché nessuno le presterebbe ulteriore denaro, e non farà nemmeno (perché essenzialmente non ne è in grado) un grosso avanzo primario, “dato che non è possibile cavare sangue dalle pietre”.
Perciò non resta che aspettarsi un accordo per cui la Grecia farà un modesto avanzo primario nel corso dei prossimi anni? Ma ora, scrive l'economista, il FMI sta dichiarando chiaramente che non concederà altri fondi fino a quando Syriza non si metterà in riga sulle pensioni e sulle riforme del mercato del lavoro. Riforme discutibili, dato che le stesse ricerche del FMI sottolineano la marginalità delle riforme strutturali, specialmente di quelle del mercato del lavoro, in relazione alla crescita economica.
A questo punto il premio nobel per l'economia si chiede che cosa accadrebbe qualora la Grecia fosse alla fine spinta fuori dall’euro. Sarebbe certamente una brutta situazione per la Grecia, almeno all’inizio.
Ma la vera questione rilevante da approfondire, prosegue Krugman, è cosa succederà un anno o due dopo che la Grecia sarà uscita dall’euro, nel momento in cui il vero rischio per l’euro non sarà che la Grecia fallisca, ma che possa avere successo. “Immaginate che una nuova dracma fortemente svalutata porti flotte di turisti britannici, gran bevitori di birra, sulle coste dello Ionio, e che la Grecia cominci a riprendersi. Questo darebbe grande incoraggiamento a tutti quelli che, in qualsiasi paese, si oppongono all’austerità e alla svalutazione interna”, sottolinea Krugman.
Fino a ieri la tecnocrazia europea elogiava la Spagna come un caso esemplare de successo dell'austerità, ma i cittadini spagnoli non erano d'accordo. E così, se le forze anti-establishment avranno nella Grecia un modello di ripresa a cui fare riferimento, lo screditamento di Bruxelles e Francoforte avrà un’accelerata. Berlino, a quel punto, proverebbe a sabotare la Grecia dopo l’uscita, ma, conclude Krugman, dovrebbe essere considerato inaccettabile.
Per una traduzione completa dell'articolo di Krugman si rimanda e si ringrazia Vocidall'estero
Per una traduzione completa dell'articolo di Krugman si rimanda e si ringrazia Vocidall'estero