I giornalisti non bastavano. Il regime di Ankara (Nato) contro la libertà d'espressione degli accademici: 21 arresti

I giornalisti non bastavano. Il regime di Ankara (Nato) contro la libertà d'espressione degli accademici: 21 arresti

Dalla Turchia di Erdogan totalmente fuori controllo sono condizionate tutte le scelte della Nato e dell'Ue

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Dopo i giornalisti, il regime di Ankara (NATO) si scaglia contro gli accademici. 
 
Secondo quello che riportano tutte le agenzie del mondo rilanciando quella turca Anadolu, la polizia del regime di Erdogan ha arrestato 21 professori universitari dell'Università di Kocaeli, che hanno avuto il torto di firmare una petizione per denunciare i crimini delle operazioni militari in corso contro i ribelli curdi del Pkk nel sudest della Turchia.  
 
Gli arresti seguono l'apertura di un'inchiesta da parte della procura turca su 1.200 accademici di 90 università turche per ''insulti allo Stato'' e per ''propaganda terroristica'' nel dare il via alla petizione. Il documento sotto accusa, intitolato 'Non faremo parte di questo crimine', chiede ad Ankara di mettere fine ai ''massacri deliberati e alla deportazione di curdi e di altre persone nella regione''. Ieri il presidente turco Recep Tayyip Erdogan aveva accusato di ''tradimento'' i firmatari della petizione, compresi Noam Chomsky, che ha accusato il presidente turco di ipocrisia e di applicare due pesi e due al terrorismo nonché apertamente di aiutare le organizzazioni terroristiche. 
 
"La Turchia ha accusato l'Isis [per l'attacco a Istanbul] che Erdogan aiuta in molti modi, anche sostenendo il Fronte Al-Nusra, che è leggermente diverso. Poi ha lanciato un attacco contro chi condanna i suoi crimini contro i curdi, che sono fra le forze che contrastano l'Isis in Siria e in Iraq. C'è bisogno di commentare ulteriormente?", ha scritto, ieri, Chomsky in una lettera al Guardian.

Leggi: Chomsky: Erdogan ha aiutato l'Isis e ora ha la colpa per gli attentati ad Istanbul
 
Erdogan ha descritto il gruppo di accademici come  “poveri intellettuali", in un discorso agli ambasciatori turchi martedì. Ha insistito sul fatto che le violazioni dei diritti umani in Turchia sudorientali venivano effettuati dai "terroristi", riferendosi ai ribelli curdi, e non dallo Stato. "Un gruppo che si definiscono degli accademici è emerso e ha vomitato odio contro il loro stato e la nazione prendendo pubblicamente le parti dell'organizzazione terroristica [PKK]", ha detto Erdogan in un altro discorso Giovedi.
 
I commenti migliori di questo paese Nato, che Juncker oggi fieramente difende come pilastro della politica estera dell'Unione Europea, provengono da Sedat Peker, un boss locale, noto criminale che promuove attivamente l'idea di panturchismo sulla rete, che nel suo blog ha minacciato di morte gli intellettuali che hanno firmato la dichiarazione. "Verseremo il vostro sangue a fiotti e faremo la doccia nel vostro sangue", ha detto Peker in un post sul suo sito personale dal titolo "I cosiddetti intellettuali e il tintinnio delle campane".

Che il futuro delle relazioni mondiali passi per questo regime totalmente fuori controllo è molto pericooso. Ma finché resterà un paese Nato che negozia l'ingresso nell'Unione Europea, Erdogan è in grado di spingersi fino a queste misure liberticidi. Fino a quando l'accetteremo noi "alleati"?

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