Gli Usa inviano un convoglio militare in Moldova. La Nato punta alla Transnistria
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di Eugenio Cipolla
A Sculeni, piccolo centro di 5.000 abitanti nell’ovest della Moldova, noto perlopiù per una piccola menzione nel racconto di Puskin “Lo Sparo”, mai si sarebbero immaginati di essere un giorno al centro di un’aspra contesa internazionale come la guerra fredda. E’ da qui, infatti, che questa mattina una corposa colonna di veicoli militari degli Stati Uniti ha fatto il proprio ingresso nel paese, sollevando una marea di polemiche politiche e inasprendo ulteriormente il livello di tensione tra Washington e Mosca, con quest’ultima che vede le “linee” del nemico avvicinarsi sempre di più ai propri confini. Ad attendere i militari Usa c’era una corposa delegazione di deputati socialisti moldavi, che hanno provato ad impedire l’ingresso nel paese dei blindati americani, inscenando una protesta contro la Nato.
L’attrezzatura militare al centro di questa nuova disputa, riferisce l’agenzia stampa Moldova.org, verrà impiegata nell’esercitazione Dragon Pioneer 2016, che si terrà per la prima volta nel piccolo paese dell’Europa orientale. Il prossimo 9 maggio, non a caso “Il giorno della vittoria” per i russi, a Chisinau, la capitale del paese, i veicoli verranno messi in mostra nella Piazza Nazionale. Un gesto percepito da Mosca come ostile, quasi un segno di sfida. «Tenere delle esercitazioni guidate dalla Nato in Moldova e mettere in mostra nuove tecnologie dell'Alleanza nella piazza principale di Chisinau in concomitanza con la Giornata della vittoria, come pianificato dal ministero della Difesa, è uno schiaffo pesante alla Costituzione, che sancisce la nostra neutralità», ha detto il leader del Psrm, Igor Dodon.
Secondo i socialisti, le truppe Nato avrebbero violato la neutralità della Moldova stipulata in Costituzione, sostenendo che siano entrati più di cento veicoli blindati, a fronte delle 58 unità inizialmente previste. Non è la prima volta che la Nato sfida apertamente la Russia. Negli ultimi anni l’alleanza atlantica ha intensificato il numero delle esercitazioni militari a ridosso dei confini russi. Due mesi fa toccò alle Spring Thunder 2016, svoltesi addirittura in Ucraina, tuttora terreno di scontro tra le ambizioni espansioniste della Nato e il tentativo di conservazione geopolitico della Russia. A dar manforte alle politiche di Washington c’è la Romania, paese molto vicino culturalmente alla Moldova. E’ in territorio romeno, infatti, che sono presenti due centri di comando della Nato istituiti, dopo il summit di NewPort, in Galles, del 2015. Ed è sempre da qui che sono entrati i militari Usa che si occuperanno di addestrare le forze armate moldave. Si tratterà nello specifico di addestramento generale, operazioni di soccorso medico e sgombero, attività di manutenzione delle attrezzature militari. Attività che, sulla carta, serviranno a sviluppare la cooperazione militare fra Moldova e Stati Uniti, migliorando la collaborazione tra le Forze armate dei due paesi.
Storicamente parlando, la Moldova ha provato sin dal 1992 ad avvicinarsi alla Nato, provando a lasciarsi alle spalle un passato grigiastro e sovietico. In quell’anno le autorità moldova hanno aderito al Consiglio di cooperazione Nord Atlantico (Nacc), mentre nel 1994 è stata la volta del Partenariato per la pace. Oggi le cose sono un po’ cambiate. Secondo diversi recenti sondaggio meno del 20% della popolazione sarebbe favorevole a un ingresso nella Nato. Anche perché il Paese, leggendo ciò che c’è scritto in Costituzione, si professa neutrale. Cruciali per il destino dell’ex repubblica sovietica saranno le elezioni presidenziali di ottobre, dopo le quali si avranno più elementi per poter valutare la situazione. La sfida sarà tra il leader del Partito socialista della Moldova (Psrm), Igor Dodon, e il leader il leader del Partito azione e solidarietà (Pas), Maia Sandu, attuale ministro della difesa. Una rilevazione realizzata dall'Associazione dei sociologi della Moldova prevede che Dodon potrebbe vincere con il 32,1%, contro il 17,4% di Sandu.
Il rischio è che il paese diventi una nuova Ucraina. Il terreno di scontro principale dell’eterno scontro Mosca-Washington si chiama Pridnestrovia, meglio conosciuta con il nome di Transnistria, una regione separatista filorussa situata a est della Moldova, dove attualmente sono presente 1.500 militari russi, stabilitisi nel paese subito dopo li cessate il fuoco concordato nel 1992. Una presenza fastidiosa per la Nato, che più volte, assieme all’Osce, ne ha chiesto il ritiro immediato. « Le truppe russe stanziate in Moldova a guardia dei depositi dell'ex esercito russo saranno richiamate non appena sarà risolto il problema del ritiro degli armamenti russi. Queste truppe saranno ritirate solo attraverso il territorio dell'Ucraina. Non appena si presenterà l'opportunità di ritirare le armi che si trovano nel deposito di Colbasna per portarle la Russia finirà la presenza delle truppe russe e queste persone saranno in grado di tornare finalmente a casa. La Russia non ha mandato truppe in Moldova. I depositi militari sono stati installati durante il periodo dell'Unione Sovietica sul territorio moldavo e sono stati custoditi da allora», ha detto qualche settimana fa Sergej Gubarev, l’ambasciatore russo che rappresenta Mosca nei negoziati sulla risoluzione del conflitto in Pridnestrovia, mettendo subito a tacere le pressanti richieste occidentali.