"Il destino del governo greco è stato deciso lo scorso luglio, quando Tsipras è stato costretto a firmare l'ultimo 'programma' della Troika”. Lo ha scritto in un editoriale sul New York Times, l'ex ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis, annunciando che non "correrà per un seggio parlamentare in un voto inutile, che non produrrà un Parlamento in grado di sostenere un'agenda di riforma realistica per la Grecia”.
Per Varoufakis il nuovo programma della Troika è destinato al fallimento, alla stregua di quelli che l'hanno preceduto.
La causa del dramma greco “risiede nella crisi esistenziale dell'eurozona: i pionieri della valuta unica, di cui Schaeuble è ultimo membro attivo, erano indecisi se l'euro dovesse essere modellato sulla base del gold standard internazionale del periodo inter-bellico, come il dollaro”. Quell'ordine è caduto con la Grande crisi del 1929: “una valuta sovrana scrive Varoufakis – necessita di strumenti differenti e più flessibili, basati su una unione politica, come proposto ad esempio dal governo francese”. La Grecia, insomma, è secondo l'economista greco, l'incarnazione del dilemma dell'Europa, che non sa decidersi circa la natura della propria unione politica. Varoufakis espone i contenuti e la ratio sottostante il piano di salvataggio che era stato proposto dal suo governo e che è stato rigettato dai creditori, per poi concludere: “la lezione della vana “primavera greca”, quando la gente scese in piazza contro le imposizioni dell'austerity, è che la Grecia potrà rialzarsi soltanto quando l'Unione Europea evolverà da gruppo di stati a nazione unitaria”.
In un'intervista raccolta nel libro "Oltre l'euro" di Paolo Becchi e Alessandro Bianchi, l'ex ministro delle finanze utilizzava queste parole: "La troika passerà alla storia come un'Alleanza Sacrilega tra irrazionalità e malvagità. I rappresentanti delle organizzazioni che sapevano perfettamente che le politiche che stavano imponendo sarebbero fallite grazie ai criteri scelti, hanno svolto i loro 'ordini' senza rimorso, ragione ed in un modo che ricorda la Banalità del Male di Hannah Arendt. Il loro secondo fine, nascosto dietro una retorica del 'salvare' i nostri paesi, non era altro che spostare le perdite dai libri contabili della Deutsche Bank e company sulle spalle dei contribuenti europei più deboli (compresi quelli in Germania che stanno sperimentando un dura restrizione del valore reale del loro salario)". Parole che esprimono al meglio l'esperimento sociale in corso nelle popolazioni del sud Europa dal regime di Francoforte, Berlino e Bruxelles.
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