di Fabrizio Cavallina - Il Faro Di Roma
Perché è importante analizzare il colonialismo d’insediamento, nonostante ci sembri all’apparenza un tipo di dominio antiquato e tipico del passato? Perché definisce tutt’oggi molti degli ordinamenti politici. Per colonialismo d’insediamento intendiamo l’atteggiamento, da parte dei coloni, proteso all’eliminazione di tutte le popolazioni che abitano i territori in cui si vorrebbe vivere. Insediarsi, appunto. Un esempio su tutti: la carneficina degli indiani d’America. Qual è dunque, il legame con il presente? Gli espulsi dalla produzione, nelle nostre città e nelle nostre campagne, marcati come inutili e superflui, possono essere considerati al pari dei popoli indigeni esposti all’assalto del colonialismo d’insediamento. Sono entrambe popolazioni da liquidare: accumulazione senza riproduzione. Su questo tema si concentra il saggio “Esclusi: La globalizzazione neoliberista del colonialismo d’insediamento” a cura di DeriveApprodi e presentato Giovedì 23 Novembre al Palazzo dei Beni Spagnoli, in Senato.
Un testo che nella sua lucida analisi delle forme di colonialismo del passato e del presente, “colma un vuoto che, persino in ambito accademico, dura da molti anni” scrivono i relatori. Numerosi sono i saggi che compongono “Esclusi” e forniscono gli strumenti per evidenziare un collegamento tra l’esperienza storica del colonialismo d’insediamento e “l’attuale fase del capitalismo neoliberista”. Il quale, come si legge nel libro, opera appunto secondo delle modalità di espulsione e confinamento della popolazione economicamente superflua, simili a quelle impiegate nella segregazione delle popolazioni native del passato.
Il colonialismo d’insediamento non appartiene al passato, bensì è un paradigma fondamentale per capire vicende come quella, ad esempio, israeliano-palestinese, a cui sono dedicate varie parti del libro. Altri approfondimenti studiano il colonialismo negli Stati Uniti, oppure le varie questioni indigene nel presente globale. Alla presentazione di “Esclusi” al Palazzo dei Beni Spagnoli, presente Lorenzo Veracini, professore associato di storia e politica all’Institute for Social Research dell’Università di Swinburne a Melbourne, il quale ha collaborato al testo con due relazioni, ispirando l’intero saggio.
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