Andrea Zhok - Della Censura

Andrea Zhok - Della Censura

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L'ultimo caso di censura in Rai ha coinvolto un programma su Rai 2, "Anni 20", a causa, a quanto pare, di un servizio dai contenuti antieuropeisti.
 
Non mi interessa qui discutere del caso in ispecie, sia perché non ho visto il programma, sia perché senza aver visto il programma so a priori che si tratta di una forma di censura politica.
 
Come faccio a saperlo?
 
Non servono poteri telepatici, basta un po' di logica elementare.
 
Ci sono due cose che qui possono suscitare critica, il contenuto specifico del prodotto televisivo o la qualità del prodotto medesimo.
 
Ma non c'è livello infimo di qualità del prodotto che non sia già stato raggiunto e percorso reiteratamente dalle reti Rai senza che nessuno muovesse mai alcuna obiezione.
 
Dunque (come peraltro si evince dal tono delle proteste) il problema non può che essere il contenuto; e visto che il 99.9% delle comunicazioni sulle reti nazionali è di europeismo militante, qui il problema è generato dal fatto che qualcosa è sfuggito al controllo.
 
Per inciso, si tratta probabilmente di nient'altro che un giochino delle parti pro-tempore, visto che il programma in questione, nella lottizzazione Rai, è in quota Fratelli d'Italia, che al momento sono l'unico partito all'opposizione.
 
Dategli tempo di andare al governo tra un annetto e il problema di risolverà da sé.
 
Dunque, dicevo, lo spunto interessante non è tanto la censura Rai, che è il proverbiale segreto di Pulcinella, ma le repliche che vengono fatte quando qualcuno solleva il problema odierno della censura.
 
Il tipo di contro-obiezione che viene spesso mossa quando parliamo oggi di censura, di oppressione comunicativa, di irreggimentazione dell'informazione, di limitazione della libertà di stampa, pensiero ed espressione è la seguente:
 
"Ammesso e non concesso che qualche censura e qualche controllo ci siano, comunque si tratta di situazioni trascurabili, incomparabili con le tradizionali censure autoritarie. Dopo tutto oggi puoi criticare tranquillamente questo o quello sui social media, o al bar, senza che tu venga sanzionato, bastonato, arrestato."
 
Ora, premesso che tutta questa tranquillità anche sui social media e al bar comincia a venir meno, c'è però un altro punto che deve essere compreso con chiarezza.
 
Spesso quando usiamo un concetto, come qui quello di censura, siamo mossi da un'immagine specifica di come la censura si manifesta: ci facciamo l'immagine delle veline fasciste, degli interventi della Stasi, ecc.
Tuttavia in un concetto bisogna sempre distinguere la funzione, con la relativa capacità di essere esercitata efficacemente, dall'aspetto esteriore. Al netto dei mutamenti estetici, la censura come funzione ed effetto sociale vive una nuova giovinezza.
 
La censura che ci richiamiamo davanti agli occhi pensando, per dire, ai fogli di stampa clandestina diffusi dopo la Restaurazione, e fino al Ventennio, aveva caratteristiche specifiche.
 
Il contesto era quello di una dimensione quantitativa delle fonti di informazione assolutamente risibile rispetto allo standard odierno.
 
Le fonti di informazione erano pochissime, e per questo motivo anche qualche pagina su un foglio clandestino, o un capannello di persone che si ritrovavano a discutere di politica, avevano un peso, potevano esercitare un'influenza politica.
 
Ed è per questo motivo che la censura interveniva duramente sul foglio clandestino o sulle espressioni politiche eterodosse nei caffè.
 
Ma il contesto odierno ha visto una moltiplicazione esplosiva delle sorgenti informative, un profluvio incontenibile ed oceanico tra reti televisive, radio, giornali nazionali, locali, e gratuiti, ed internet.
 
Questo nuovo contesto cambia completamente le regole del gioco censorio.
 
Oggi l'atteggiamento censorio draconiano che mira a "non far trapelare niente di eterodosso" non è né efficace, né politicamente utile, né materialmente percorribile. Un controllo del genere sarebbe enormemente oneroso, ma soprattutto sarebbe superfluo.
 
Nel contesto informativo contemporaneo non ha nessuna importanza che un certo numero di voci minori, su canali minori, con platee minori, violino le direttive egemoniche.
 
Il sistema informativo genera un enorme rumore di fondo, che rende questa minutaglia assolutamente irrilevante, non pervenuta, ininfluente.
 
Lasciarla in vita (quasi) indisturbata produce anche un piacevole effetto di tinteggiatura democratica, che consente di allontanare gli spettri tradizionali della censura, come non applicabili.
 
Di fatto il sistema dei poteri egemoni, legati a doppio filo con il cuore degli interessi economici dominanti, ha un'agenda informativa ferrea, che però chiede di essere applicata con rigore solo alle voci che hanno qualche plausibilità di superare significativamente la soglia del "rumore di fondo".
 
E' per questo che gli strilli allo scandalo, le richieste di sanzioni, gli appelli alla forza pubblica, alla magistratura, alle istituzioni ecc. si concentrano su programmi e canali televisivi, su siti frequentati, su figure socialmente prominenti, voci istituzionali, occasionalmente anche sul corpo insegnante, cui si imputa ottimisticamente qualche capacità diffusiva.
 
Questa è la realtà della censura odierna.
 
Una realtà con tratti esteriori diversi da quelli che studiamo nei libri di storia, ma esattamente identica dal punto di vista della funzione politica e degli effetti sociali.
 
Di più, si tratta di una realtà che nella storia non è mai stata così decisiva come oggi, visto che mai nella storia l'informazione è stata così cruciale come arma politica, diplomatica ed economica.

Andrea Zhok

Andrea Zhok

Professore di Filosofia Morale all'Università di Milano

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