Brancaccio sul governo Draghi: "Temo non sarà troppo diverso dai vecchi governi dell’austerity"

Brancaccio sul governo Draghi: "Temo non sarà troppo diverso dai vecchi governi dell’austerity"

Intervista al Manifesto del docente dell'Università del Sannio: "Le risorse del Recovery Fund sono molto modeste per la crisi in corso. Se si considera che l’Italia ha visto distruggere 160 miliardi di Pil nel 2020, è chiaro che si tratta di risorse molto modeste. Per questo dico che il governo Draghi rischia di rivelarsi non troppo diverso dai vecchi governi “tecnici” dell’austerity.

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L'economista Emiliano Brancaccio, docente dell'Università del Sannio, in un'intervista rilasciata oggi al quotidiano 'Il Manifesto', rivela l'inganno mediatico e politico sulla nomina di Mario Draghi come presidente del Consiglio, basta sulla menzogna del Recovery Plan.

Infatti, secondo l'economista, "il Recovery plan ha risorse modeste rispetto ad una crisi doppiamente più grave rispetto al 2011. Se infatti prendiamo i 209 miliardi che devono arrivare all’Italia, abbiamo 127 miliardi di prestiti che – in una ragionevole previsione sullo spread – non portano oltre un risparmio di 4 miliardi l’anno."

 

Inoltre precisa che "per quanto riguarda gli 82 miliardi a fondo perduto il problema è la copertura del bilancio comune europeo che al momento è molto al di là da venire – c’è solo l’idea di una tassa sulla plastica – e quindi toccherà agli stessi stati membri coprire come di consueto in base al proprio Pil: ciò significa che l’Italia non pagherà meno di 40 miliardi. Infine, va considerato che l’Italia anche nei prossimi anni sarà 'contributore netto' dell’Ue per 20 miliardi." Alla fine "restano 22 miliardi netti, cioè meno di 4 miliardi netti all’anno."

Sul fatto che Draghi sia stato un allievo del Professor Federico Caffè, uno dei massimi esponenti delle politiche neokeynesiane in Italia nel secolo scorso, Brancaccio ricorda che forse alla Bce lo è stato, ricorda però che "a metà dicembre da capo del comitato esecutivo del “gruppo dei 30”. In quel documento non evoca le magnifiche sorti della politica keynesiana. Tutt’altro: dice esplicitamente che le “imprese zombie” devono essere liquidate e bisogna favorire il passaggio dei lavoratori alle imprese virtuose – quindi flessibilità del lavoro." Per il docente, Draghi resta "'distruttore creativo' perché il passaggio dei lavoratori in un momento di crisi non può essere indolore."

In merito a possibili blocchi di "Quota 100" per le pensioni e del Reddito di Cittadinanza, per Brancaccio i pericoli sono altrove. Teme che Draghi "sarà ostile al blocco dei licenziamenti così come temo che possa promuovere una riduzione della cassa integrazione, ridimensionata verso un sussidio di disoccupazione coerente con un liberismo temperato."

Pur durando poco i governi tecnici hanno portato cambiati colossali che ancora paghiamo, per questa ragione, l'economista ritiene sbagliato fanne parte.

Sulle prospettive e le modalità per contrastare Draghi e le sue politiche, Brancaccio conclude: "Per quanto duro sia questo periodo storico, bisogna rilanciare la lotta sociale. Non è possibile che gli unici in grado di mobilitarsi siano i rappresentanti degli interessi reazionari e piccolo borghesi. Serve che la classe subalterna si eserciti nuovamente nella lotta per il progresso sociale e civile."

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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