Contro la dittatura europea e lo squadrismo liberale

Contro la dittatura europea  e lo squadrismo liberale

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di Fabio Pasquinelli*

 

Uno spettro s'aggira per l'Europa, lo spettro del comunismo. Tutte le potenze della vecchia Europa si sono alleate in una santa battuta di caccia contro questo spettro”. Non si tratta (solamente) dell’incipit del Manifesto del partito comunista di Marx ed Engels, bensì della cronaca dei nostri giorni. Come nel 1848 il comunismo torna ad essere percepito da un ordine costituito in crisi quale minaccia alla propria sopravvivenza, dalle masse popolari, dai lavoratori e dalle giovani generazioni, quale alternativa politica, sociale, economica e culturale.

Nella fase più acuta e violenta della lotta di classe del capitale contro il lavoro autonomo, nel pieno di una spietata offensiva padronale contro i lavoratori subordinati, sempre più precarizzati, sfruttati e ricattati, agli stessi lavoratori si vuole impedire, con misure repressive fino al carcere, di organizzarsi, non solo per difendere i propri diritti, ma anche per conquistare il governo dello stato e mettere fine alla dittatura delle oligarchie capitaliste. Tale processo è una proiezione autoritaria e repressiva della politica sociale ed economica neoliberista, caratterizzata dalla sistematica negazione dei diritti dei lavoratori, considerati dall’oligarchia europea inferiori e strumentali ai capitali ed alle merci.

 

In questo contesto devono essere lette le iniziative del Parlamento europeo orientate all'equiparazione del comunismo al fascismo, prontamente raccolte dalle proposte di legge dei liberali “democratici” e dalla teppaglia reazionaria di ogni stato aderente alla comunità europea, finalizzate alla messa al bando delle organizzazioni politiche comuniste ed operaie.

In particolare l’ideologia comunista è già stata criminalizzata nei paesi dell’est, che dal Patto di Varsavia sono transitati sotto il famigerato “ombrello” della NATO, mediante norme penali che prevedono il carcere per chiunque aderisca ad organizzazioni comuniste, ovvero ne diffonda le idee politiche. Tutto questo è accaduto, a fronte della colpevole ignavia della sinistra europea, in Polonia nel 2009, in Repubblica Ceca nel 2010, in Slovenia nel 2011, in Ungheria nel 2013, in Georgia nel 2014 ed in Ucraina nel 2015, quale atto conseguente al colpo di stato euronazista. Tale processo di criminalizzazione e repressione delle libertà politiche non è avvenuto all’indomani del crollo dei regimi socialisti negli stati dell’Europa orientale, vale a dire a caldo e nell’imminenza del fatto, bensì vent'anni dopo, contestualmente all’ingresso della maggior parte di questi paesi nell’Unione europea.

Se è vero che due indizi fanno una prova, ed è vero, le risoluzioni del Parlamento di Starsburgo del 2008 e del 2019, che mistificano la storia del ‘900 mettendo sullo stesso piano nazismo e comunismo, rappresentano rispettivamente l’inizio ed il consolidamento di questo processo di criminalizzazione e repressione delle organizzazioni comuniste ed operaie nel vecchio continente.

 

A seguito della messa al bando dei comunisti negli ordinamenti delle ex repubbliche democratiche, non sorprende, pertanto, che gli stessi vengano presi di mira in Italia, nel paese ad ovest della cortina di ferro dove, con più di due milioni di aderenti e quasi dodici milioni di consensi elettorali, è esistito il partito comunista più grande del cosiddetto “mondo libero”. Un partito di massa che, prima della sua mutazione genetica, ha organizzato la resistenza alla dittatura fascista, ha guidato la guerra patriottica di liberazione dall’occupazione nazifascista, ha creato i presupposti per la repubblica democratica ed ha contribuito a scrivere la carta costituzionale.

In questo caso l’iniziativa di legge per la messa al bando del comunismo è stata assunta proprio dagli eredi ripuliti del regime fascista, vale a dire la destra reazionaria, la quale, oltraggiandolo senza che nessuno glielo impedisse, si è indebitamente appropriata dell’inno nazionale di tutti gli italiani: Fratelli d’Italia. Tuttavia ciò è stato possibile poiché la risoluzione del Parlamento europeo del 2019 è stata approvata, oltre che da FdI e Lega, anche dal Partito Democratico, sostanziando l’alleanza tra le forze liberali “democratiche” e la destra reazionaria, prima sul piano continentale, e subito dopo sul piano interno, con le larghe intese di PD, M5S e Lega di Salvini e la finta opposizione della destra di Giorgia Meloni, in verità organica al centrodestra che sostiene il governo Draghi.

 

La proposta di legge presentata dal deputato Cirielli, sulla stregua della risoluzione europea del 2019, approvata con il voto favorevole degli eurodeputati del PD, mira ad equiparare il nazifascismo al comunismo ed a “mettere al bando il comunismo”. Nel fare questo, tuttavia, i post-fascisti italiani vanno oltre e trasformano l’equiparazione del comunismo con il fascismo in quella fra comunismo ed estremismo islamico. L’elemento più grave di questa iniziativa che, a prima vista, potrebbe apparire una mera provocazione propagandistica, è la previsione di sanzioni penali, dalla multa al carcere, per “gruppi, organizzazioni, movimenti, associazioni o partiti che perseguono finalità antidemocratiche proprie delle ideologie dittatoriali di matrice comunista o integralista islamica in violazione delle libertà e dei diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione e dalle norme sovranazionali”.

Con tale proposta la destra italiana assume in pieno il punto di vista della propaganda conservatrice ed imperialista americana, arrivando ad esprimere un attacco senza precedenti a stati esteri socialisti ed indipendenti che, nel rispetto dell’autodeterminazione, della cooperazione internazionale e della pace, sono impegnati nella lotta per l’emancipazione dei rispettivi popoli. In particolare vengono apertamente accusati di essere dittature contrarie ai diritti umani la Cina, il Vietnam, la Corea del Nord, Cuba ed il Venezuela.

 

Si tratta, evidentemente, di una proposta di legge incostituzionale, partorita da menti deviate, che colpisce le libertà fondamentali sancite dalla Costituzione, e specificatamente l’art. 2 (diritti inviolabili dell’uomo), l’art. 3 (uguaglianza di tutti i cittadini senza distinzione di opinioni politiche), l’art. 13 (inviolabilità della libertà personale), l’art. 17 (diritto di riunione), l’art. 18 (diritto di associazione), l’art. 19 (diritto di culto), l’art. 21 (diritto di espressione), l’art. 27 (personalità della responsabilità penale) e l’art. 49 (diritto di associazione in partito). Sebbene tale attacco, agito dai nipotini dei banditi contro i figli dei padri costituenti, sarebbe ontologicamente incostituzionale ed in violazione del dovere di fedeltà alla Repubblica, sancito dall’art. 54 della Costituzione, e pertanto rappresenterebbe di per sé un vero e proprio crimine da reprimere, non possiamo non prendere atto di come il compromesso costituzionale sia stato ripetutamente tradito e la costituzione materiale, che regola il nostro ordinamento, sia ormai in aperto contrasto con una costituzione formale violentata dai Trattati UE e più volte manomessa dai governi di centrodestra e centrosinistra, entrambi servi dell’imperialismo delle multinazionali.

 

Tale vicenda, per quanto dolorosa ed estremamente pericolosa, ci aiuta tuttavia a fare chiarezza in merito allo squadrismo liberale di cui è espressione la politica europea, nel contesto della progressiva affermazione di una dittatura oligarchica delle multinazionali capitaliste. In tal senso è importante accennare al ruolo funzionale della destra e della sinistra nei confronti del regime neoliberale ed imperialista dell’UE.

La destra italiana ha già da tempo rinunciato alla sovranità nazionale, stringendo una stabile alleanza con i conservatori americani ed europei, tra cui le forze reazionarie dei paesi dell’Europa settentrionale ed orientale, che nel contesto comunitario rappresentano le componenti più estreme dell’attacco all’indipendenza dell’Italia ed agli interessi dei lavoratori italiani. Ancor più grave, tuttavia, è la condotta delle componenti politiche della sinistra europeista, prima fra tutte il PD, che sono le principali responsabili della cessione di potere alle multinazionali a danno dei lavoratori e che, dopo una serie non interrotta di svolte, oggi sono apertamente schierate nelle prime linee dell’imperialismo, arrivando a sostenere l’eversione neofascista europea con le bandiere arcobaleno e la propaganda ideologica dei diritti civili. Tale processo degenerativo della sinistra italiana, in verità, ha cause e radici profonde, già presenti nella mutazione genetica del PCI che, sotto la vuota bandiera dell’Eurocomunismo, accentuò la divisione internazionale del campo socialista ed accettò la condizione di subalternità dell’Italia agli Stati Uniti d’America.

Mentre i cosiddetti sovranisti di destra rinnegano gli interessi nazionali e negano i valori patriottici per sedersi nel banchetto offerto dalle oligarchie finanziarie, i cosiddetti progressisti di sinistra diventano i paladini arcobaleno dei colpi di stato neofascisti a difesa dell’ordine imperialista imposto dagli USA.

 

Questo nuovo maccartismo, che cresce all’interno di istituzioni antidemocratiche, sempre più orientate a provocare tensioni internazionali, non può sorprendere i comunisti, né tanto meno scandalizzarli. Di fronte a questa aggressione piangere non solo è inutile, ma controproducente. Le conclusioni di Marx ed Engels ritornano ancora più attuali: “Il comunismo è già riconosciuto come potenza da tutte le potenze europee. E` ormai tempo che i comunisti espongano apertamente in faccia a tutto il mondo il loro modo di vedere, i loro fini, le loro tendenze, e che contrappongano alla favola dello spettro del comunismo un manifesto del partito stesso”.

E’ pertanto urgente e necessario organizzare i lavoratori in una lotta patriottica contro l’Unione europea, contro l’Euro e contro la NATO. In questo quadro conflittuale non c’è possibilità di dialogo, neanche sul tema dell’antifascismo, con la sinistra revisionista e collaborazionista. Devono essere i veri comunisti ad unirsi ed organizzarsi con più forza, in partito, nel quadro di una linea ideologica omogenea e di un programma politico per la sovranità nazionale e popolare, per la democrazia sostanziale, per il lavoro ed i diritti sociali, contro la guerra e per la pace. E’ urgente e necessario, altresì, rafforzare la cooperazione e la solidarietà internazionale, in primis tra le organizzazioni comuniste ed operaie, al fine di rilanciare e rafforzare il marxismo-leninismo e combattere il riformismo liberale, il neofascismo e l’imperialismo che li guida.

 

*avvocato, membro del Comitato Centrale del PCI, redazione "Cumpanis"

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