Dati produzione luglio lo dimostrano. L'Italia non ha bisogno di Mes o Recovery Fund
di Pasquale Cicalese
Ho appena visto i dati della produzione industriale di luglio: +7.4% rispetto a giugno. Il trimestre maggio luglio (a maggio molti erano ancora chiusi) registra un + 15% rispetto al trimestre precedente. Anno su anno è -8% (non certo catastrofico, dati i tempi), con diminuzioni minime per agroalimentari (-0.4%), farmaceutica (-1,4%) e altre industrie (-4.4%). Tocchiamo ferro. Se dovesse migliorare nei prossimi mesi, anche se il commercio internazionale e i consumi interni sono a terra, il dato finale del pil del 2020 non sarà catastrofico, come immaginano alcuni centri di ricerca (che lo danno da -12,4% ad addirittura -20.4%).
Più facilmente, ma ripeto, tocchiamo ferro, sarà -8 o -7%. Pesa il crollo del turismo estero, che ha anche ammazzato il comparto moda, i 500 mila disoccupati, i salari che né il patronato né il pubblico pensano di aumentare, tutt'altro; le mancate assunzioni nella pubblica amministrazione, con carenza di personale che ormai veleggia verso le 800 mila unità. Purtuttavia, ci sono segni di resistenza inattesi, merito dei lavoratori e di quegli imprenditori che non si mettono in mostra sui giornali con i loro proclami fascisti e pagano bene i collaboratori (ce ne sono, pochi, ma ci sono).
Veniamo da 30 anni di massacro economico e sociale, avevamo già perso il 20% dell'apparato industriale grazie ai deflazionisti europei e ai loro compari italiani, abbiamo affrontato la pandemia già distrutti. Il dato di oggi non era facile, segno che il nostro Paese ha ancora vitalità economica, checché se ne dica. Non si tratta di essere né ottimisti, né pessimisti, ma analizzare i dati, farsi un'idea e non andare dietro Confindustria o i soloni della Bocconi che impazzano nei media. Ci vogliono ingabbiare, con il Mes, con il Recovey Fund, con l'Unione Bancaria. Segno che facciamo ancora paura, nonostante tutto. Avere il quadro preciso della situazione e regolarsi di conseguenza. Per stare dalla parte di chi lavora o di chi cerca un lavoro, per un lavoro dignitoso, ben retribuito. In ultima, per stare dalla parte della civiltà.