I media occidentali ribaltano la realtà per coprire i crimini di Israele
Israele ha ucciso 20 palestinesi, tra cui nove bambini, e ne ha feriti altri 65 a Gaza. Lembo di terra già stritolato da un blocco criminale imposto dai sionisti di Tel Aviv.
Un bilancio pesante. Quello di oggi è infatti uno dei giorni più sanguinosi dell'aggressione israeliana da diversi anni a questa parte.
Gli Stati Uniti, però, hanno affermato di "riconoscere il diritto legittimo di Israele di difendersi e di difendere il suo popolo e il suo territorio".
Intanto i media mainstream continuano a inquadrare il conflitto con deformanti lenti eurocentriche. I fatti anche gravi vengono presentati come scontri, tensioni o attacchi. Nella maggior parte dei casi i titoli annunciano "scontri tra palestinesi e polizia israeliana". I media occidentali occultano le origini israeliane della violenza mentre cercano di far passare l’idea di una finta parità di potere con i palestinesi. Ma questo non è possibile. La Palestina non ha nemmeno un esercito, una marina, un’aviazione militare, mentre Tel Aviv può contare su un esercito tra i meglio equipaggiati al mondo.
La violenza a Gerusalemme è sempre presentata quasi come se fosse estemporanea, quasi si trattasse di incidenti temporanei e non di natura strutturale.
A volte, la violenza viene contestualizzata come “tensioni complesse accresciute” quando, in realtà, la situazione è abbastanza semplice. Piuttosto che uno "scontro" temporaneo, la brutalità israeliana è una malcelata pulizia etnica.
Anche se le tragiche conseguenze della violenza israeliana sono ben documentate, i palestinesi vengono imputati come colpevoli o peggio ancora terroristi.
L’uso del linguaggio giornalistico è fortemente ideologico: quando le forze israeliane hanno preso d'assalto la moschea di Al Aqsa durante la preghiera del Ramadan la BBC ha affermato che i manifestanti "hanno lanciato pietre contro la polizia" e che gli ufficiali israeliani "hanno risposto con granate assordanti, proiettili di gomma e cannoni ad acqua".
Negli ultimi giorni, i palestinesi a Gerusalemme hanno protestato in solidarietà con i residenti del quartiere di Sheikh Jarrah affrontando la violenza brutale della polizia israeliana. Almeno 205 persone sono rimaste ferite negli attacchi israeliani alla Moschea di Al-Aqsa, alla Porta di Damasco della Città Vecchia e nel quartiere di Sheikh Jarrah.
I was 7 years old when I first prayed at the Al Aqsa with my sity. It's a sacred site for Muslims. This is equivalent to attacking the Church of the Holy Sepulchre for Christians, or the Temple Mount for Jews.
— Rashida Tlaib (@RashidaTlaib) May 10, 2021
Israel attacks it during Ramadan. Where's the outrage @POTUS? https://t.co/Q4gGBrCOof
Israele ha occupato Gerusalemme Est, dove si trova lo storico complesso della Moschea di Al-Aqsa, durante la guerra arabo-israeliana del 1967. Ha annesso l'intera città nel 1980, con una mossa mai riconosciuta dalla comunità internazionale.
I media occidentali operano un capovolgimento della realtà che viene presentata all’opinione pubblica in maniera esattamente opposta. Così i palestinesi vengono presentati come violenti e provocatori, mentre le forze di occupazione israeliane appaiono dedite esclusivamente impegnate a difendersi dagli assalti delle orde barbariche palestinesi. Che Israele utilizzi la brutale violenza di Stato come metodo principale per mantenere il suo ordine coloniale in occidente non si deve sapere.
Siamo in un’epoca segnata dalle accuse di genocidio. Il presidente statunitense Joe Biden ha definito genocidio i tragici fatti di sangue avvenuti nell’allora Impero Ottomano nei confronti degli armeni all’inizio del secolo scorso. Gli stessi Stati Uniti accusano la Cina di compiere un genocidio nei confronti della minoranza uigura di religione musulmana.
Quello di Israele nei confronti del popolo palestinese cos’è?