Il fantasma di Karlsruhe. Come le beghe del cortile italiano non contano veramente niente per il nostro futuro
di Giuseppe Masala
Le beghe del cortile italiano come è facile capire non hanno alcuna influenza nelle grandi dinamiche politiche e storiche dell'Europa. Il destino dell'Ue e dell'Euro sono indissolubilmente legate all'andamento dei rapporti bilaterali tra Berlino e Parigi. Le chiacchiere di Di Maio, di Zingaretti, di Conte e di Salvini in questa partita vitale, anche per il benessere e la libertà degli italiani, contano zero.
Come ho detto tante volte gli interessi materiali di Parigi in questa fase storica confliggono totalmente con quelli di Berlino. E in questo contesto, come sapete, è maturata l'importantissima sentenza della Corte Costituzionale di Karlsruhe. Nel silenzio di quelle capre dei giornalisti italiani ci sono novità rilevanti raccontate sia dai giornali anglosassoni sia da quelli tedeschi.
La novità di fondo è questa: la Lagarde (e tutto il blocco euromediterraneo che la sostiene nel board della Bce) vorrebbero portare il Pepp a 1850 mld di euro dagli attuali 1350.
Jens Weidmann Presidente della Bundesbank ha detto che non se ne parla, facendosi anche forza della sentenza di Karlsruhe che lo obbliga ad una valutazione qualitativa e quantitativa (diciamo così...) sulle politiche monetarie della Bce.
La valutazione delle politiche della Bce imposte dalla Corte di Karlsruhe alla Bundesbank ricordo che si sostanziano nell'analisi di un principio di proporzionalità sotto due aspetti. Il primo è che gli acquisti della Bce di titoli di stato siano proporzionali alle quote di capitale della Bce (capital keys) detenuti dalle banche centrali. Nel caso in cui ciò non si verifichi devono essere proporzionali almeno gli effetti negativi della politica Bce su ogni economia nazionale. Ora, è chiaro che questi due punti non sono rispettati essendo la Germania a subire i danni mentre Francia, Italia e Spagna hanno solo vantaggi.
Il Bundestag e la Bundesbank con una serie strepitosa di contorsioni logiche sono riusciti a superare la deadline del 5 Agosto prevista nella sentenza (per un ripasso vi consiglio di rivedere quanto ho scritto per l'Antidiplomatico) ma ad ulteriori aumenti Jens Weidmann ha detto no. La cosa è stata riportata sia dal Financial Times che da Wolfgang Munchau nel suo informatissimo "Eurointelligence". Insomma, Karlsruhe, opera e lotta insieme a noi.
Sempre secondo il Financial Times la Bce starebbe cercando una scorciatoia per aumentare il Qe senza aumentare il Pepp quindi usando altri programmi monetari. Cosa non semplice, primo perchè i tedeschi non sono fessi, al massimo possono far finta di essere fessi. Ma ciò che preme chiarire è, che come ho sempre detto, la Sentenza produce i suoi effetti. E i tedeschi la usano come una sorta di diritto di veto in seno alla Bce. Questo lo dico per tutti quelli che hanno sempre parlato di tarallucci e vino.
Un ultima cosa. Quella tedesca non è un'imputatura ideologica. I tedeschi hanno bisogno di tassi più alti per dare ossigeno al loro sistema finanziario dove ormai l'unico modo di fare profitti è l'illegalità (penultimo esempio Wirecard, ultimo, lo scandalo di riciclaggio scoppiato ieri con Deutsche Bank ovviamente in prima fila). Al contrario alti tassi significa l'esplosione dei conti dello stato in Francia, Italia e Spagna. Gli interessi divergono. E la sentenza è un arma nella lotta interna alla Bce che i tedeschi stanno usando.
Per il resto bisogna attendere le nuove pronunce della Corte di Karlsruhe dove pende una richiesta di accesso agli atti dei vincitori della causa del 5 Maggio e poi ci sarà il probabile atto di richiesta di "ottemperanza" direttamente alla Corte.
La soluzione, vista la gravità della situazione, sarebbe una scissione dell'area euro. Ma i tempi ancora non sono maturi. Continueranno per ora con la lotta al coltello nel Board della Bce.