Ilva, siete sicuri che "giustizia è fatta"?

Ilva, siete sicuri che "giustizia è fatta"?

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Nella giornata in cui i Riva vengono condannati per disastro ambientale e ordina la chiusura degli impianti a caldo, noi, "siccome siamo garantisti", (il nuovo mantra del pensiero unico per non far pagare ai padroni e ai loro servi i loro crimini), attendiamo l'ultimo grado di giudizio per tutelare i bambini di Taranto dalla morte atroce per profitto.

D'altronde per la strage della funivia di Stresa Mottarone, al netto dell'operazione di distrazione di massa degli avvoltoi mediatici della TV del dolore, l'accusa di omicidio colposo, pur con tutte le aggravanti, prevede un massimo della pena di anni 15, che però senza precedenti e con le attenuanti della confessione, del pentimento, del risarcimento, con la buona condotta, potrebbe persino non essere mai scontata in carcere, ma solo a livello di servizi sociali riabilitativi e solo per l'addetto oggi già agli arresti domiciliari....

Nel giorno in cui per l'Ilva di Taranto da più parti si legge "giustizia è fatta", ci dispiace ma riteniamo doveroso sfasciare la festa, riportando le parole di Cingolani, il "ministro grillino" alla Transizione ecologica in merito:

Cingolani definì infatti "ideologica" la sentenza del Tar di Lecce  sullo spegnimento degli impianti Ilva a caldo.

La memoria al Consiglio di Stato del ministero guidato da Roberto Cingolani, infatti, attraverso l'Avvocatura dello Stato, ha definito così la sentenza che aveva ordinato a febbraio lo spegnimento entro 60 giorni degli impianti dell’area a caldo perché responsabili dello “stato di grave pericolo” in cui vivono i cittadini, affermando che non vi fosse un  "approfondimento su rapporto tra emissioni e determinate patologie". 

Il negazionismo fattosi istituzione.

"Con un giudizio che assume probabilistico, sembra aver valutato, come ormai incontrovertibile un rapporto tra emissioni inquinanti e determinate patologie..".

Cingolani quindi sostiene che non è provato che l'alta incidenza di mortalità, studiata e scientificamente verificata nello studio epidemiologico dell'Istituto superiore di Sanità, sia da mettere in correlazione con l'inquinamento.

Ma, rincara Cingolani, la transizione non è cosa facile e immediata: servono due miliardi di investimento, dichiara al Sole24ore per la graduale trasformazione degli impianti e la decarbonizzazione.

"Non possiamo chiudere e mettere per strada migliaia di lavoratori, ma neanche possiamo pensare che lo stato possa intervenire su tutto. Transizione vuol dire garantire un compromesso tra ambiente e sostenibilità sociale. Io domani non mi sveglio e cambio le tecnologie di un'impresa. Non si può pensare di cambiare l'Ilva dall'oggi a domani". Così il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani a The Breakfast Club su Radio Capital il 6 aprile, riportato da ANSA. "Lo Stato non può intervenire su tutto"....

E dulcis in fundo, per completare il quadro dei morti per profitto, è di poco fa la notizia che "lo Stato che non può fare tutto", ha appena deciso di onorare i morti del Ponte Morandi evitando la revoca ai Benetton. Anzi, Atlantia accetta l'offerta di Cassa Depositi e Prestiti, vincolante, relativa ad Aspi. L'accordo prevede la cessione dell'intera partecipazione detenuta in Autostrade per l'Italia. Quindi niente revoca, sequestro, risarcimento: paghiamo noi cittadini le quote di Atlantia....

Agata Iacono

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Sociologa e antropologa

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