Jobs Act "non è discriminatorio". Pietra tombale dell'UE sullo Statuto dei Lavoratori
Era già svuotato dai vari pacchetti Treu e Biagi, rispettivamente del 1997(governo Prodi e appoggio Bertinotti-PRC, poi si chiedono perché la gente non li vota più) e 2003 Governo Berlusconi, devastato dal Jobs Act di Matteo Renzi, all'epoca segretario del Partito Democratico e Presidente del Consiglio. Il Jobs Act fu una misura in linea con il Piano Marchionne alla Fiat di Pomigliano, quasi a chiudere un cerchio. Un percorso di restaurazione padronale partito dalla Marcia dei quarantamila alla Fiat del 1980.
Oggi, una sentenza della Corte Europea, infierisce ancor di più su quello che restava di una conquista sociale, lo Statuto dei lavoratori, fatta di lotte, il famoso 'Autunno Caldo' con la partecipazione degli studenti, e anche di lutti, ottenuta dopo ben 21 anni dall'entrata in vigore della Costituzione. Guarda caso nel giorno della sua approvazione, il 12 Dicembre del 1969, ci fu la Strage di Piazza Fontana.
Tornando alle cronache odierne, la sentenza di oggi certifica che non è contraria al diritto Ue la mancata reintegra nel posto di un lavoratore assunto con il Jobs Act, anche se accertato il licenziamento illegittimo.
Questa caso riguarda una persona licenziata con altri 350 colleghi della Consulmarketing, non reintegrata a differenza degli altri lavoratori, anche se il Tribunale di Milano aveva definito illegittimo il licenziamento.
Questo dipendente fu assunto dopo l’entrata in vigore della riforma renziana, che in quel caso prevede solo un compenso monetario ad uso di risarcimento.
Per i giudici dell'UE non si tratta di discriminazione, ma solo l’applicazione della differente normativa applicabile al caso in questione.
Per effetto del Jobs Act, spiega la Corte, “vi sono due regimi successivi di tutela dei lavoratori in caso di licenziamento collettivo illegittimo. Da un lato, un lavoratore a tempo indeterminato, il cui contratto è stato stipulato fino al 7 marzo 2015, può rivendicare la sua reintegrazione nell’impresa. D’altro lato, un lavoratore a tempo indeterminato, il cui contratto è stato stipulato a partire da tale data, ha diritto soltanto a un’indennità entro un massimale”.
I giudici europei ricordano che il Tribunale di Milano “ha chiesto alla Corte se il diritto dell’Unione osti ad una simile normativa”. In pratica, con questa sentenza, “la Corte risponde negativamente a tale questione”.
La Corte costituzionale aveva già bocciato il calcolo dei criteri di risarcimento previsti dal Jobs Act, restituendo così la facoltà al giudice di valutare la cifra.
Insomma, questa è l'Unione Europea, sembra anche ingenuo andare ai suoi piedi a chiederle giustizia.
Siamo nell'UE proprio dopo aver cancellato decenni di lotte e conquiste sociali.
Se non ne avevate avuto abbastanza di taglia alla Sanità, alla cancellazione dei diritti sociali, dei sacrifici lacrime e sangue di questi anni, pensate un po' che ci sono addirittura partiti che chiedono "Più Europa", nel caso non ne abbiate avuto abbastanza.
La sentenza di oggi dimostra che l'Unione Europea è incompatibile con i diritti sociali, l'uguaglianza e la Giustizia sociale.
Falsa la sua irreversibilità, prima ce ne liberiamo e meglio è.