La bella vita del nazionalista Navalny con i soldi dell'Occidente

La bella vita del nazionalista Navalny con i soldi dell'Occidente

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Il Simplicissimus

Credo che per spiegare i fenomeni della credulità popolare che ci ha portato a questo stadio di degrado mentale, il caso Navalny sia l’ideale perché dobbiamo credere a una lunga serie di assurdità che non stanno né in cielo né in terra e a una altrettanto  catena di bugie così sfacciate e infantili che nessuno potrebbe tollerare di sentirsi raccontare. Dobbiamo credere  che il potente tiranno Putin che può persino determinare le elezioni americane ed è dietro a qualsiasi critica all’assetto oligarchico europeo per far fuori un temibile rivale politico che in alcune occasioni è stato capace di radunare anche mille persone, che è di fatto sconosciuto all’85 per cento dei russi, invece di inscenare un banale e semplicissimo incidente cerchi di usare un gas nervino come il Novichok scomparso già prima della fine dell’Urss e sul quale comunque c’è anche un brevetto occidentale, in un barocco e incerto tentativo di assassinio per il quale un semplice veleno per topi acquistabile su Amazon sarebbe stato di gran lunga più efficace. O magari quella decina di veleni che non lasciano traccia dopo il decesso. Ma dobbiamo credere anche che fallito il diabolico piano il tiranno non abbia ostacolato il trasferimento di Navalny in Germania ben sapendo che gli occidentali avrebbero cercato di sfruttare a fondo questa storia .

E infatti i sevizi tedeschi hanno cercato di imbastire una storia sull’avvelenamento che tuttavia fa acqua da tutte le parti:  i medici di Berlino, non se la sono sentita di mentire in maniera plateale e hanno parlato  di “avvelenamento grave con un inibitore della colinesterasi mentre solo successivamente i medici militari hanno tirato fuori il mitico Novichok. Il fatto è però che Navalny oltre ad essere un noto ubriacone é anche bipolare e diabetico così che deve prendere regolarmente benzodiazepine, litio e metformina, questi ultimi forti inibitori della colinesterasi: basta il superamento delle dosi per avere un malore.  Adesso che Navalny è voluto tornare in Russia sebbene su di lui penda un processo per frode e appropriazione indebita di 356 milioni di rubli, circa 4,8 milioni di euro, a danno delle sue organizzazioni no profit, compresa la più famosa “Anti-Corruption Fund”, questa assurda fesseria del Novichoc sarà usata per trasformare un nazista senza seguito in un vittima di Putin e per dire che il processo in realtà avviato da molto tempo è una farsa.

E adesso si capisce bene per quale motivo l’uomo abbia voluto tornare proprio dove dice essere stato avvelenato: standosene fuori della Russia il sospetto di una messinscena per sottrarsi al processo per truffa sarebbe stato inevitabile e inoltre non avrebbe contato più nulla e non avrebbe potuto fare la bella vita con i soldi degli amici occidentali che fanno finta di non vedere che razza di uomo sia  Così invece da imputato – vittima può sperare che il can can che l’informazione occidentale non mancherà di fare indurrà i giudici a mitigare la pena consentendogli nello stesso tempo di rimanere il riferimento occidentale dell’opposizione sebbene in termini di voti conti meno di zero.

Sarà bene a questo punto rifare la storia di questo oscuro personaggio, anzi di  questo “agitatore politico – finanziario” misteriosa e ambigua definizione data da Time. E’ venuto fuori praticamente dal nulla nel 2005, appena tornato in Russia, guarda caso, dall’Università di Yale,  dove era membro selezionato del «Greenberg World Fellows Program», un programma creato nel 2002 per il quale vengono selezionati ogni anno su scala mondiale 16 persone con caratteristiche tali da farne dei «leader globali» o in poche parole quinte colonne di Washington. Fin  da subito il solerte “fellow” ha organizzando  una sorta di dispendiosa campagna anti corruzione per la quale non ha nessun titolo visto che nel 2013 è stato arrestato per appropriazione indebita di mezzo milione di dollari finendo ai domiciliari, cosa davvero insolita in Russia, mentre l’anno dopo ha subito una condanna per truffa e riciclaggio. assieme al fratello. E chissà se di questo “agitatore finanziario” non si ricordano anche alcune aziende italiane a cui l’incorrotto ha chiesto “regali”. Probabilmente il furbacchione con la scusa della corruzione ha tentato di ricattare gli oligarchi del petrolio (che per chi non lo sapesse non sono un’invenzione di Putin, ma dell’occidente dopo la caduta dell’Urss) tentando contemporaneamente di condizionare in qualche modo la gestione delle risorse energetiche russe, fatto sta che nel 2005 fonda il gruppo politico Democrazia alternativa, altra definizione elusiva, con i soldi della Ong americana Ned – Endowment for Democracy – a sua  volta finanziata dal Congresso Usa, come viene ufficialmente dichiarato e proclamato nel suo sito, presente in 90 Paesi e particolarmente attiva in Ucraina, insomma una succursale nemmeno così segreta della Cia . Diventa così per i media occidentali irrimediabilmente e automaticamente  “il maggiore oppositore di Putin” sebbene un sondaggio del 2015 abbia rivelato che solo il 10 per cento provi vaghe simpatie per lui che tuttavia non si sono mai tradotto in voto. Privo di una qualsiasi linea o proposta politica trova nella provocazione scientemente attutata delle autorità la sua vetrina: quasi sempre indice manifestazioni con non più di mille o duemila seguaci che non tiene nei luoghi concordati, ma in altri, facendosi quindi arrestare per qualche ora.

Tutto questo naturalmente, sebbene in un certo senso sia di dominio pubblico, non lo apprenderete mai dall’informazione mainstream  e men che meno il fatto che l’uomo sia privo di qualsiasi coerenza: nel 2006, da perfetto democratico, diede il suo appoggio alla marcia degli ultra nazionalisti russi, nonostante il partito da lui fondato bollasse la manifestazione come “fascista e xenofoba”. Forse perché Navalny lavora comunque e senza pregiudiziali per indebolire Mosca o forse anche perché tra quegli ultra nazionalisti, in una sorta di internazionale nazista, figuravano anche i referenti del nazionalismo ucraino che daranno qualche anno dopo vita al massacro di Piazza Maidan e che ancora adesso determinano gli atti della disperazione di Kiev. Che i punti di contatto anche organizzativi ci fossero lo dimostra il fatto che nel 2015 una manifestazione organizzata da Settore destro, battaglione Azov e  Assemblea nazional-socialista  chiese la liberazione dei prigionieri russi di fede ultra nazionalista. Anche questo non è mai stato venuto alla luce in occidente, per l’impossibilità di conciliarla con la narrazione globalista occidentale e per evitare la sensazione che anche in Russia si punti sul nazismo per minare dall’interno un potere che non può essere più apertamente sfidato né sul piano politico, né su quello militare.

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