La Costituzione senza ossigeno
Di Diego Angelo Bertozzi
È incidentalmente anche Pasqua.
In molti di noi hanno festeggiato o, più semplicemente, tirato un sospiro di sollievo in occasione della vittoria del No nel referendum costituzionale del 2016.
Avevamo allora rinviato quel peggio che ora si mostra, si rivela e si svolge sfruttando una indefinita parentesi emergenziale, il consenso e la retorica del comune sacrificio (o forse la quarantena della critica) e percorrendo i sentieri della messa in mora di parte della nostra Costituzione (diversi diritti politici congelati).
Se da un lato quest'ultima non è sotto un attacco diretto e frontale stile 2016, dall'altro è costretta (siamo costretti) ad uno svuotamento di sostanza (l'ennesimo) che si manifesta nelle decretazioni emergenziali in capo ad una sola persona, nel contatto diretto (virtuale e quindi in una verticalità dal sapore bizantino) tra leader e massa impaurita, ed, infine, dal pressoché totale affidamento alla tecnica come unica fonte di risposte (la politica è discussione ed inazione di fronte alla epidemia) che sostiene la creazione di una serie di organismi ad hoc che rispondono solo al Capo del governo e avranno il compito di tracciare il futuro sociale ed economico del Paese.
Abbiamo salvato il Cnel, ad esempio, ma per intubarlo.