"NASCE IN OCCIDENTE UNA NUOVA RELIGIONE VACCINALE": l’appello francese sottoscritto da più di 2.000 accademici, medici e operatori sanitari

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"NASCE IN OCCIDENTE UNA NUOVA RELIGIONE VACCINALE": l’appello francese sottoscritto da più di 2.000 accademici, medici e operatori sanitari
 
 
Gli appelli del governo francese alla vaccinazione dei bambini seguono l’autorizzazione da parte dell’Agenzia europea dei medicinali (EMA) dell’uso dei vaccini sperimentali contro il Covid-19 nei bambini dai 5 agli 11 anni, che a sua volta segue l’autorizzazione della Food and Drug Administration (FDA) americana (comunicato stampa del 29 ottobre). Per ora questa autorizzazione riguarda solo il vaccino Pfizer-BioNTech, ma è necessario continuare a smaltire le dosi del vaccino Moderna nei vaccinodromi. In Francia, l’Haute Autorité de santé (HAS) [l’equivalente francese dell’Istituto superiore di sanità italiano] si è accodata poco dopo, proponendo (il 20 novembre) di vaccinare tutti i «bambini fragili», vale a dire «tutti coloro che presentano un rischio di sviluppare una forma grave della malattia e di morire e coloro che vivono nell’entourage di persone immunocompromesse o vulnerabili non protette dalla vaccinazione».
 
L’HAS la definisce «strategia del bozzolo», un nome apparentemente benigno, che maschera il fatto che i bambini sono molto meno contagiosi dei loro genitori e dei loro insegnanti (come dimostra uno studio dell’Institut Pasteur). E l’HAS ha già annunciato che «deciderà in seguito sull’importanza di ampliare questa vaccinazione». Il primo gruppo (i bambini “a rischio”) riguarderebbe già almeno 360.000 persone. Ma, stranamente, l’HAS non indica quante sarebbero invece le persone appartenenti al secondo gruppo, quello dei «bambini dai 5 agli 11 anni che vivono nell’entourage di persone immunocompromesse o vulnerabili non protette dalla vaccinazione».
 
Va detto che, secondo il governo, il tasso di vaccinazione delle persone sopra i 65 anni in Francia supera il 92 per cento, per cui non è chiaro quante «persone immunocompromesse o vulnerabili» aspettino ancora di essere vaccinate. Ma i numeri non contano; l’importante è continuare la grande marcia in avanti verso la vaccinazione di massa (e ripetuta ogni sei mesi) di tutta l’umanità. Questa è la nuova religione che si sta diffondendo nel mondo e che permette a Pfizer e Moderna di realizzare un profitto di 1.000 dollari al secondo, il tutto orchestrato dai loro vassalli locali, ovverosia la maggior parte dei governi occidentali e degli istituti internazionali – a cominciare dalla Commissione europea, la cui presidente Ursula von der Leyen, che ha orchestrato la grande operazione vaccinale, ha un figlio che lavora per McKinsey e un marito che gestisce un’azienda di biotecnologie focalizzata sulle terapie geniche.
 
Propaganda di massa
 
Per raggiungere questo obiettivo, i governi (e i tanti giornalisti al loro servizio) non si fanno scrupolo di usare tutto l’armamentario dei tradizionali strumenti di propaganda. La logica di fondo è quella già illustrata da Jacques Ellul sessant’anni fa ("Propagandes", 1962): «Accanto alla propaganda d’agitazione [dei rivoluzionari, dei golpisti, dei terroristi] esiste la propaganda d’integrazione, che è la propaganda delle nazioni evolute, caratteristica della nostra civiltà. È una propaganda che ha lo scopo di produrre conformismo. In democrazia, è necessario coinvolgere i cittadini nelle decisioni dello Stato. Questo è il grande ruolo della propaganda. Dobbiamo dare ai cittadini la sensazione di aver voluto le azioni del governo, di esserne responsabili, di essere impegnati nel difenderle e nel garantire il loro successo».
 
Questa è la base di ciò che oggi viene chiamata teoria dei nudge, un termine nuovo dietro cui si nascondono vecchie tecniche di marketing. Questa moderna concezione della propaganda risale al periodo tra le due guerre mondiali. Uno dei suoi maggiori teorici era Edward Bernays, il cui lavoro di propagandista e pubblicista era basato sull’idea che «la massa è incapace di giudicare correttamente la cosa pubblica e che gli individui che la compongono sono incapaci di esercitare il ruolo di potenziali cittadini che una democrazia richiede a ciascuno di loro: insomma, che il pubblico, in fondo, costituisce per il governo della società un ostacolo da aggirare e una minaccia da evitare», come sintetizza la prefazione francese a uno dei suoi libri.
 
La prima base permanente di questa propaganda è la paura, che permette di porre i soggetti in uno stato di suggestionabilità. Per esempio, dopo aver a lungo negato l’esistenza delle varianti, il governo francese le ha poi utilizzate per rinnovare costantemente questa strategia della paura. Ogni nuova variante permette così di rilanciare l’idea di continue nuove “ondate” in procinto di travolgerci, e di giustificare nuovi passi verso la vaccinazione di massa, distogliendo l’attenzione dalle vere cause della mortalità causata da questi virus. Cause che sono principalmente da un lato la crescente proporzione di persone con malattie ambientali croniche (obesità, diabete, insufficienza cardiaca o respiratoria ecc.), dall’altro la terzomondializzazione del servizio sanitario pubblico.
 
Segue poi la tecnica propagandistica dei «camici bianchi e dei distintivi di grado» ben descritta da Etienne Augé ("Petit traité de propagande. À l’usage de ceux qui la subissent", 2007). Essa consiste nell’«appellarsi a individui che hanno, in virtù del loro titolo, grado o mandato, un’autorità sociale suscettibile di beneficiare di una credibilità che non ha nessuna correlazione con le loro affermazioni e di provocare nel pubblico un’adesione alle loro idee, ai loro argomenti e alle loro azioni». Di conseguenza, assistiamo nei media «alla comparsa di specialisti-professionisti, capaci di intervenire su argomenti di cui talvolta non hanno sufficiente conoscenza ma sui quali riescono ad esprimersi con un linguaggio convincente.
 
Il loro discorso è percepito dalla maggior parte dei non specialisti come un parere competente perché ci si è presi la briga di presentarlo come tale, ad esempio tramite l’uso, in televisione, di sottopancia che evidenzino i loro titoli – medico, professore, generale ecc. –, nonché la loro area di competenza». Naturalmente, perché ciò funzioni, è necessario occultare i loro numerosi legami con le compagnie farmaceutiche.
 
Inoltre, governi come quello francese fanno un uso massiccio di un altro classico della propaganda di Stato che Etienne Augé chiama «falsa scelta». Essa consiste nell’«offrire al pubblico una scelta, come se spettasse a loro decidere e scegliere l’opzione migliore, sapendo in anticipo quale sarà il risultato di questa “consultazione”. Così, il propagandista mette il pubblico di fronte all’alternativa tra una scelta inaccettabile che sarà necessariamente respinta e un’opzione che apparirà come indesiderata ma inevitabile di fronte all’entità della minaccia». Vaccinazione di massa o nuovo lockdown. Vaccinazione di massa o morte.
 
La storia è stata scritta in anticipo per chi la sa riconoscere: «la falsa scelta viene usata principalmente per giustificare sacrifici o annunciare misure drastiche. Non è raro, in questi casi, usare espressioni preoccupanti, perché l’obiettivo è dimostrare che esiste un’unica soluzione per prevenire un disastro». E l’autore conclude che il leader politico deve dunque «imporsi come il salvatore che sa apprezzare l’altruismo del suo “gregge”. Può chiedere che gli siano sacrificate alcune libertà primarie per meglio garantire “l’incolumità di tutti” nei momenti difficili. Questa tecnica si trova all’origine della maggior parte dei sistemi di dominazione di massa che sfociano in dittature».
 
Infine, la famosa tecnica della rana bollita: se immergete una rana nell’acqua bollente salterà subito fuori, ma se la immergete nell’acqua fredda e portate gradualmente l’acqua a ebollizione, la rana diventerà insensibile e alla fine morirà senza neanche accorgersene. I governi fanno regolarmente ricorso a questa tecnica, per esempio giurando che questo o quell’obbligo non sarà mai introdotto o che quella determinata categoria della popolazione non sarà mai colpita, per non allarmare la popolazione. Per poi avvicinarsi a quell’obiettivo a piccoli passi. La vaccinazione, dunque, era inizialmente riservata agli anziani e agli operatori sanitari. Successivamente, è stata progressivamente estesa agli adulti nelle fasce di età più basse, per poi passare agli adolescenti, e infine ai bambini. Oggi sono solo i bambini ritenuti “fragili” a svolgere il nobile ruolo di protettori della comunità. Ma un domani saranno tutti.
 
La realtà ha poco a che fare con la propaganda
 
La realtà si prende gioco di queste manipolazioni dei popoli. Questo si può riassumere in cinque osservazioni. La prima è che la cosiddetta “pandemia del secolo” non ha mai minacciato le persone al di sotto dei 60 anni. Se c’è una categoria di persone che statisticamente non rischia nulla, sono proprio i bambini. Le statistiche sulla mortalità riferite dall’istituto nazionale di statistica mostrano inoltre che le persone di età inferiore ai 25 anni hanno sperimentato una mortalità inferiore nel 2020 e nel 2021 rispetto al 2019. Per quanto riguarda quelli di età compresa tra 25 e 49 anni, generalmente non hanno visto alcuna differenza. Tra l’altro, nel periodo giugno-novembre 2021, non si registra nessuna mortalità in eccesso nemmeno nella fascia di età 50-64.
 
La seconda osservazione è che non è giustificato annunciare sistematicamente il peggio, come avviene oggi a proposito di una presunta imminente “quinta ondata”. Tanto per cominciare, è del tutto fuorviante fare riferimento alla curva dei “casi positivi” (che dipende da molti fattori, a cominciare dalla frequenza dei test) come se rappresentasse la curva del numero di “ricoverati”. La stragrande maggioranza delle persone che contrae questo virus ha sempre avuto pochi o nessun sintomo. È vero che di recente stiamo osservando una lenta risalita dei ricoveri e dei decessi, ma è così ogni anno all’inizio della stagione invernale. Secondo i dati della rete Sentinel (rete francese che esiste dal 1984 e che costituisce un campione di alcune centinaia di medici di medicina generale che lavorano nel campo delle malattie infettive), il numero di pazienti attualmente ricoverati è attualmente ben al di sotto non solo delle due principali epidemie di Covid (marzo-aprile 2020 e ottobre-novembre 2020), ma anche degli anni di forte influenza stagionale. Ciò significa che la specificità dell’epidemia di Covid probabilmente non risiede nella sua intrinseca pericolosità, ma piuttosto nella risposta terapeutica, o meglio nell’assenza di una risposta terapeutica, data la scelta del governo di privilegiare prima le misure non farmaceutiche (lockdown, coprifuoco ecc.) e poi la “soluzione vaccinale”.
 
La terza osservazione è che la vaccinazione si sta muovendo verso una copertura del 100 per cento della popolazione generale senza che ciò modifichi la dinamica delle nuove epidemie causate dalle varianti. Questo si era già visto nel caso della variante Delta (indiana) la scorsa estate e lo vediamo oggi nel caso della variante sudafricana nota come Omicron (apparentemente meno pericolosa delle precedenti ). La conclusione è ovvia: il salvataggio tramite la vaccinazione è un mito. Come tutte le religioni, si basa solo sulla fede dei credenti. La realtà, visibile da diversi mesi, è che la vaccinazione non ferma la diffusione dell’epidemia. È risaputo, infatti, che la vaccinazione non previene il contagio e la trasmissione del virus.
 
La quarta osservazione è che, come tutte le ideologie religiose o laiche, la vaccinazione di massa è una struttura psicorigida cieca a qualunque effetto collaterale e sorda a qualsiasi domanda. Questo è il motivo, per esempio, per cui è tabù parlare dei gravi effetti collaterali legati alla vaccinazione dei giovani. Ma la realtà è lì e non potrà essere nascosta all’infinito sotto il tappeto. I seguaci della nuova religione hanno fatto di tutto per negare qualsiasi rilevanza dei dati di farmacovigilanza, che erano disponibili già la scorsa estate. Ma non potranno fare nulla contro il crescente volume di pubblicazioni scientifiche che documentano in particolare i rischi senza precedenti di problemi cardiaci (trombosi, pericarditi, miocarditi) negli adolescenti vaccinati. In altre parole, il rapporto rischio-beneficio è nettamente sfavorevole alla vaccinazione dei giovani. Per questo motivo diversi paesi scandinavi hanno già rinunciato a iniettare nei giovani i vaccini mRNA, a cui si è unito pochi giorni fa il Giappone. Inoltre, quando il governo si è consultato con il Comitato etico consultivo nazionale, il 27 aprile del 2021, quest’ultimo ha concluso che «la vaccinazione dei bambini sotto i 12 anni non sembra eticamente e scientificamente accettabile». Ma a chi interessa ancora l’etica?
 
Infine, la quinta e ultima osservazione è che questa ideologia industriale e scientista della vaccinazione di massa svolge lo stesso ruolo che ha giocato la religione nelle crisi del passato. Ha i suoi sommi sacerdoti e i suoi devoti, che monopolizzano più che mai il dibattito televisivo. Ha la sua inquisizione mediatica che scomunica i pensatori non allineati e sogna di poterli bruciare come una volta si faceva le streghe. E produce in maniera massiccia capri espiatori (i non vaccinati) che vengono trattati come un tempo venivano trattati i malati di peste o i lebbrosi, e più recentemente le vittime dell’AIDS, che Jean-Marie Le Pen voleva rinchiudere nei «sanatori». Questa situazione è tanto più assurda in quanto il vaccinato di oggi sarà il non vaccinato di domani, dato che tutti i diritti concessi verranno messi in discussione per coloro che non prendono la terza dose, e poi la quarta (già anticipata da Jean-François Delfraissy, presidente del Comitato tecnico-scientifico francese), la quinta, la sesta ecc.
 
Sebbene il “lasciapassare sanitario” si basi si una menzogna spudorata (lo ripetiamo: la vaccinazione non blocca l’infezione o la trasmissione), la sua logica discriminatoria viene dispiegata in modo drammatico da diversi mesi. E come se la perdita del lavoro e l’impossibilità di accedere a ristoranti, luoghi culturali ecc. non bastassero, i governi europei oggi stanno facendo a gara tra di loro per inventarsi nuove forme di vessazione nei confronti del nuovo nemico pubblico n. 1: il non vaccinato. In Austria, per esempio, ormai si discute apertamente di multare, punire e rinchiudere i non vaccinati.
 
Questa morbosa logica discriminatoria, che viola tutta una serie di diritti umani che si ritenevano essere “inalienabili”, mette i cittadini gli uni contro gli altri e sarà sicuramente descritta un giorno dagli storici come una sorta di follia collettiva orchestrata da persone che avevano perso ogni senso dei valori democratici e dei diritti umani. Non possiamo rassegnarci e tacere di fronte a un simile disastro intellettuale e morale.
 
 
 
 
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Thomas Fazi

Thomas Fazi

Economista e saggista. Autore con W. Mithchell di "Sovranità e barbarie" (Meltemi). Su twitter:  @battleforeurope

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