Per un DL Fedez che vieti alle banche la censura per contratto
“Federico Leonardo Lucia, in arte Fedez, per i suoi affari ha accettato volentieri la censura” sulle banche e sulle assicurazioni.
Con queste rivelazioni de l’Espresso, dove la rivista rende noti documenti da cui si evince che il noto rapper accetta l’autocensura nei confronti di banche, assicurazioni e mondo finanziario, cade tutta l’impalcatura recentemente costruita. Infatti pareva quasi che Fedez fosse divenuto tutto d’un tratto il paladino della libertà di espressione e di ogni minoranza - nonostante vada in giro in Lamborghini - perché aveva praticamente messo su una pantomima nei confronti di un dirigente Rai.
“Io sul palco dico quello che mi pare…”. Così urlava durante la telefonata, tagliata e manipolata, con il funzionario Rai. Questo perché dalla Rai non concordavano con Fedez la volontà di parlare del DL Zan dal palco del cosiddetto 'concertone' del Primo Maggio.
Una scelta peraltro discutibile visto che nella giornata in cui si celebra la festa dei lavoratori sarebbe stato più consono trattare i problemi che affliggono il mondo del lavoro. Le sempre troppe morti di lavoratori, precarietà, disoccupazione, lavori in nero, bassi salari.
Il polverone alzato da Fedez nei confronti della Rai lo ha reso immediatamente idolo del mondo liberal. Quella variegata umanità che ama discettare esclusivamente dei diritti civili, come se fossero l’alfa e l’omega della politica e della vita, dimenticando tutto il resto. In particolare i diritti sociali. Nonostante senza questi sia impossibile vivere una vita dignitosa.
La vicenda dimostra che il rapper milanese è perfettamente calato nello spirito dei tempi: si erge a paladino della libertà di espressone in battaglie di retroguardia, ma accetta volentieri l’autocensura quando in ballo c’è il vil denaro.
Qui bisogna fermarsi per una riflessione necessaria e non rinviabile: ormai il capitale e il mondo finanziario hanno trovato il modo di pervadere tutti gli aspetti della vita. Hanno la possibilità anche di acquistare i cosiddetti ‘influencer’ mettendogli in bocca quel che vogliono. Dettando così di riflesso anche l’agenda della politica, visto che questi personaggi sono seguiti da milioni di persone e ne condizionano pensieri ed azioni. In tanti modi, così facendo, si riescono anche a condizionare e veicolare le scelte politiche. Un vero e proprio totalitarismo orwelliano.
Per questo bisognerebbe agire con urgenza, dal punto di vista legislativo, affinché questo non possa accadere. Non possiamo permettere che il capitale finanziario fagociti finanche la capacità di pensiero autonomo, già fortemente minata dal pesante condizionamento mediatico quotidiano.