Prima vennero gli economisti. Poi i virologi... e dalla politica nessun segnale
Prima vennero gli economisti. Imperversavano in tv a reti unificate. Dicevano che era necessario tagliare tutte le spese improduttive. Pensioni e salari, finanche la sanità. Abbiamo così distrutto il nostro tessuto produttivo, privatizzato tutto il privatizzabile, ceduto ogni residuo di sovranità perché gli italiani avevano vissuto al di spora delle proprie possibilità. Spesa pubblica e corruzione avevano ridotto allo stremo il nostro paese ma con la loro ricetta salvifica l’Italia sarebbe ripartita.
Poi arrivarono i virologi. Imperversano a tutt’oggi a reti unificate con messaggi che rasentano il terrorismo. Tutti volti a colpevolizzare la popolazione per scaricare ogni repsonsabilità sulla popolazione immatura e incosciente. Hanno bocciato ogni possibile terapia per trattare il covid che andasse contro gli interessi di Big Pharma. La loro unica ricetta sono i confinamenti (lockdown) dal sapore medievale. Pare essere ancora ai tempi del Decameron. Come se negli ultimi 700 anni anni la scienza non avesse fatto alcun progresso. Chiunque osi azzardare qualche riflessione differente viene bollato come negazionista/fascista.
La pandemia con le sue gravi ripercussioni sull’economia ha completato un quadro già deprimente sotto tutti i punti di vista.
L’Italia adesso annaspa in acque ancora peggiori. Maggiori dosi di austerità e neoliberismo non hanno sortito alcun effetto. Anzi, lo spauracchio, il tanto evocato debito pubblico è aumentato ulteriormente. Intanto la vera causa dei problemi italiani, il vincolo esterno imposto con la moneta unica resta ancora tema tabù. E anche in questo caso chiunque osi solo far notare questo aspetto viene immediatamente bollato come un fascista/negazionista.
Prima vennero gli economisti, poi i virologi, mentre dalla politica nessun segnale. La classe dirigente italiana preferisce nascondersi dietro i tecnici/competenti per non assumersi responsabilità. O celare dietro la presunta oggettività e tecnicità di alcune decisioni il fatto lampante che il governo di Roma può decidere ben poco. Le decisioni vere sono quelle prese in altri luoghi come Bruxelles, Parigi e Berlino.
La politica dovrebbe invece ascoltare gli esperti, anche di orientamento diverso, e poi prendere in autonomia le decisioni necessarie. Nei paesi normali, le misure prese rispondono soprattutto agli interessi nazionali. Sono volte a tutelare e migliorare il benessere della popolazione. Invece a Roma si preferisce andare dietro alle elucubrazioni degli esperti ‘di regime’ - espressione che si utilizzerebbe per altri paesi - al fine di veicolare le decisioni e l’opinione pubblica verso la strada tracciata da altri. Una strada che inevitabilmente conduce l’Italia sempre più in basso.
Mentre il mondo eurasiatico si appresta a rialzarsi l’Italia resta pervicacemente ancorata al morente mondo occidentale per la miopia politica di una classe dirigente per cui conta solo la propria sopravvivenza politica.
Forse è questo il dramma principale per il nostro paese.