Prof. Andrea Zhok: "Una volta che l’esperto si è insediato, la democrazia tace. Per definizione l’expertise non è democratico"
Nel suo intervento al Convegno “Rovesciare la Piramide”: contro la restaurazione e il pensiero unico svoltosi a Roma al Teatro Garbatella sabato scorso, il prof. Andrea Zhok ha sottolineato come la gestione del governo Draghi della fase pandemica si innesta in una “gestione neo-liberale” ormai consolidata.
Fino agli anni ’70 – si pensi alla relazione del 1975 dellla Trilateral Commission - la democrazia, prosegue Zhok, “ha una sciagurata tendenza a pericolose forme di populismo, nel fare gli interessi dei più (del popolo addirittura)”.
Il contenimento di questa tendenza che è un problema per le élite economiche è avvenuta con il controllo mediatico, da un lato, e la dissuasione alla partecipazione, dall’altro. Il problema, prosegue il professore, in un sistema formalmente democratico ma con i più che non partecipano è la delegittimazione, che impedisce allo stato neo-liberale che si presenta come democratico di agire con decisione e energia.
Negli ultimi 50 anni è emersa la tendenza a limitare la rappresentanza democratica con strumenti istituzionali, ma “parallelamente e concordemente si è imposta una tecnica governativa, governance, attraverso il ricorso all’emergenza, con l’idea di una minaccia incombente per poter giustificare una verticalizzazione delle decisioni, sottraendoli ai tempi democratici”. Che si tratti di eventi naturali – terremoti, pandemie – politici o geopolitici – terrorismo, crisi finanziarie - il punto di caduta è che l’emergenza incombente, prosegue Zhok, è una leva potentissima per rafforzare qualunque esecutivo e affidare a una minoranza opaca le decisioni che contano. Questo può piegare le norme vigente e le regole della Costituzione.
Questo modello, sottolinea il professore, si è ripresentato oggi puntualmente con la pandemia da Covid-19 ancora in corso, con il medesimo meccanismo automatico di trasferimento del potere: dalla sovranità democratica a esperti come risorsa necessaria per la minaccia. “In questo modo la democrazia scivola verso forme di tecnocrazia. Che i tecnici siano militari di intelligence, economisti di regime o selezionati esperti sanitari è indifferente. Non sono loro a gestire la crisi. Sono scelti in modo opaco per sostituirsi alla sovranità popolare. Una volta che l’esperto si è insediato, la democrazia tace. Per definizione l’expertise non è democratico”.
Vi consigliamo la visione intera dell'intervento che vi riproponiamo di seguito, in particolare le conclusioni politiche "per un populismo positivo".