Repressione poliziesca e difficoltà economiche in Grecia

Repressione poliziesca e difficoltà economiche in Grecia

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di Tommaso Minotti

I dati economici mostrano una Grecia in ripresa. E la vulgata si sforza di mostrare il Paese ellenico come definitivamente uscito dalla spirale di miseria in cui era stato fatto entrare nel 2011. La verità però si scontra con questa narrazione edificante. Si può infatti notare, nell’ultimo periodo, una crescente conflittualità tra polizia e popolazione greca. Il governo Mitsotakis, esponente del partito di centrodestra Nea Demokratia, conta molto sul sostegno di forze armate e forze dell’ordine e quindi asseconda questa malcelata repressione. La popolazione, dall’altra parte, si mostra sempre più insofferente anche a causa di alcuni episodi che hanno gravemente danneggiato la reputazione della polizia greca, già malvista.

La polizia universitaria

La scelta di assumere mille agenti da piazzare negli atenei greci è stata duramente contestata. Un portavoce del ministro della Protezione dei cittadini ha espressamente dichiarato che l’obiettivo dei controlli della polizia universitaria è il movimento anarchico. Una terminologia appositamente ampia e piuttosto vaga che ha inquietato il panorama studentesco greco. Bisogna infatti comprendere che gli atenei, in Grecia, sono un simbolo di libertà dal 1973. Anno in cui i carri armati della dittatura dei colonnelli sfondarono i cancelli del Politecnico di Atene, occupato dagli universitari, uccidendo 24 persone. Da allora i campus sono considerati luoghi di resistenza al potere. L’attacco di Mitsotakis è stato accolto con enorme scetticismo dall’opinione pubblica e migliaia di studenti sono scesi in piazza in più occasioni. La scelta del governo conservatore è chiaramente di stampo repressivo e serve per soffocare il dissenso. L’opposizione all’esecutivo Mitsotakis non accenna a diminuire e la polizia rimane un’utile stampella del potere.

Kostas Frangoulis, Exarchia e gli sfratti

Kostas Frangoulis era un sedicenne di etnia Rom che, il 5 dicembre, ha rubato venti euro di benzina a Salonicco. Il benzinaio ha chiamato la polizia specificando di non voler per forza il recupero dei soldi. In tutta risposta, i reparti della DIAS, la polizia greca in motocicletta, ha sparato a Frangoulis. Un colpo alla testa che lo ha mandato in fin di vita. Dopo qualche giorno di agonia, il sedicenne è morto. Proprio il 5 dicembre, il parlamentare di Nea Demokratia Takis Theodorikakos, ha annunciato la decisione di dare un bonus di 600 euro a tutti i membri della polizia e della guardia costiera. Il cocktail esplosivo è stato completato da un ultimo ingrediente. Atene era infatti pronta a ricordare Alexis Grigoropoulos, quindicenne ucciso da un poliziotto il 6 dicembre 2008. Questa serie di eventi e ricorrenze ha portato migliaia di persone in piazza, per ricordare due persone uccise senza ragione dalla polizia.

Vale la pena fare una digressione sul settore della polizia DI. AS. Costituito nel 2010, questo reparto inizialmente doveva prevenire i gravi reati di strada ma i compiti originari sono stati presto abbandonati. Rinforzati da 1500 uomini, uno dei primi provvedimenti del neonato governo Mitsotakis nel 2019, i DI.AS. sono stati protagonisti di molti crimini negli ultimi anni. Dai pestaggi ingiustificati di immigrati alle perquisizioni arbitrarie passando per lo stupro di una ragazza, perpetrato in una stazione di polizia a Omonia nell’ottobre del 2022. Un curriculum che dice tutto sull’affidabilità e la vicinanza al cittadino di questi agenti in motocicletta.

Exarchia, il quartiere popolare di Atene per antonomasia, è diventato teatro di quotidiani scontri tra poliziotti e cittadini. Infatti, la zona è presidiata oramai da mesi da posti di blocco semi-permanenti, spesso organizzati dai MAT, i celerini ellenici. Ad Exarchia si dovranno cominciare i lavori per la metro e non si vogliono disordini. Così si moltiplicano i video online che mostrano fermi di polizia piuttosto violenti, causati dall’aver mandato poliziotti sottopagati e sfruttati in un quartiere dove la divisa è sinonimo di repressione e quindi malvista a prescindere.

Infine, c’è la questione degli sfratti. Si parlò molto, non in Italia, della giornalista Ioanna Kolovou e di suo figlio autistico. A fine novembre sono stati cacciati di casa perché in ritardo nei pagamenti, a loro favore si sono mobilitate migliaia di persone accendo i fari sull’emergenza abitativa che affligge Atene, logica conseguenza dell’austerità. Anche in quel caso non mancarono tensioni con la polizia.

Conclusioni

La crescente tensione tra polizia e cittadini, in una Nazione che è stata teatro di alcune tra le più dure manifestazioni di piazza di questi anni, sembrerebbe la normalità. Tuttavia, si nota un aumento della violenza quotidiana, dovuta soprattutto a due fattori. Il primo è l’esasperazione di una popolazione che non si è ancora ripresa dalla crisi e che continua a battersi per avere un minimo di stabilità tra mercato del lavoro devastato e stato sociale praticamente azzerato. Il secondo è il senso di impunità che permea una parte delle forze dell’ordine. La politica repressiva del governo Mitsotakis, spacciata per tutela della sicurezza, è la foglia di fico che cerca di coprire gli enormi problemi sociali dovuti sostanzialmente al regime draconiano della Troika. E allora, quando il governo rimane commissariato da Bruxelles, ci si illude che più divise significhino più sicurezza. Ciò che ci vuole, invece, è spesa pubblica e supporto ai lavoratori.

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