"Violazione dei diritti umani". L'Onu contro le sanzioni Usa e Ue contro la Siria

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Mercoledì scorso, la relatrice speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani, Elena Dohan, ha invitato gli Stati Uniti e altri paesi a revocare immediatamente le sanzioni contro la Siria, che secondo lei hanno avuto un terribile impatto sulla situazione umanitaria che il paese deve affrontare.

Nel 2019, il Congresso degli Stati Uniti ha approvato il Caesar Act, che, oltre alle sanzioni già esistenti, vieta rigorosamente a stati, aziende e individui di fare affari con il governo siriano.

"Sono rimasta scioccata nell'assistere all'impatto massiccio e diffuso delle misure coercitive unilaterali imposte alla Siria", ha detto Dohan, aggiungendo che le sanzioni esacerbano "l'isolamento economico e finanziario di un paese il cui popolo sta lottando per ricostruire una vita dignitosa dopo un decennio di guerra."

"Il 90% della popolazione siriana attualmente vive al di sotto della soglia di povertà, con accesso limitato a cibo, acqua, elettricità, riparo, combustibile per cucinare, riscaldamento, trasporti e assistenza sanitaria", ha aggiunto.

Dohan ha sottolineato che le limitazioni alle riserve estere siriane, che sono il risultato diretto delle sanzioni, hanno creato gravi carenze di medicinali e attrezzature mediche, rendendo difficile la lotta contro malattie croniche, come il colera, che attualmente rappresenta una minaccia per la salute sia del Libano che Siria.

Anche i tagli significativi agli aiuti internazionali hanno avuto un impatto sul Paese, provocando una grave crisi sanitaria nel nord-ovest della Siria.

Dohan ha anche ricordato la minaccia che le sanzioni rappresentano per la sicurezza alimentare, poiché i gruppi per i diritti umani hanno già lanciato l'allarme per una crisi alimentare che affligge l'Asia occidentale. Oltre 12 milioni di siriani soffrono attualmente di carenza di cibo, ha avvertito, citando i dati del Programma alimentare mondiale (PAM).

Sebbene le sanzioni siano state imposte alla Siria dal 2011, un rapporto del 2022 di BMJ Global Health denuncia che dall'attuazione del Caesar Act, le sanzioni statunitensi contro la Siria hanno preso una brutta piega, prendendo di mira in particolare le aree civili che sono controllate da Damasco.

"Un'agenda politicizzata per il regime change negli ultimi dieci anni ha trascurato il diritto al cibo dei civili siriani, in particolare di quelli nelle aree sotto il controllo del governo siriano (70% del territorio)", si precisa nel rapporto.

"Le misure coercitive unilaterali (UCM) sono strumenti contundenti ripetutamente condannati dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite come strumenti [illegali] di fame e privazione creati dall'uomo, sempre più riconosciuti come una strategia fallimentare", si aggiunge.

Secondo il rapporto, i costi alimentari di base in Siria sono ora "29 volte superiori alle medie pre-crisi". Inoltre, evidenzia che le misure coercitive unilaterali hanno devastato la capacità della Siria di far fronte alla pandemia da COVID-19.

La Funzionaria delle Nazioni Unite ha ribadito che queste misure costituiscono una "violazione dei diritti umani fondamentali", che "non possono essere giustificate parlando delle buone intenzioni e degli obiettivi delle sanzioni unilaterali".

"La comunità internazionale deve impegnarsi nella solidarietà e fornire assistenza al popolo siriano. Nelle parole di uno dei miei interlocutori, facendo eco a numerosi altri: Ho visto tanta sofferenza, ma ora vedo morire la speranza”, ha concluso Douhan.

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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