di Fabrizio Poggi
Sembra farsi più stringente il confronto tra Washington e Bruxelles, o, quantomeno, con alcune delle capitali UE. Ragion per cui, di volta in volta si ritiene necessario ribadire la ferrea unità di facciata, dietro cui si mascherano i dettami imposti da alcune di quelle capitali e accettati pedissequamente da altre.
Così, a detta del presidente francese Emmanuel Macron, al vertice di Bruxelles l'Europa avrebbe dimostrato un ferma unità d'intenti in risposta agli “inammissibili attacchi USA contro i propri alleati europei” in campo commerciale. Gli intenti sono consistiti nel fatto che, ai nuovi dazi statunitensi - 25% su alluminio e 10% sull'acciaio – sulle importazioni dalla UE, entrati in vigore a giugno, la Commissione europea ha risposto con l'apertura di un contenzioso di fronte al WTO e, dal 22 giugno, sono stati introdotti dazi supplementari del 25% sull'importazione di varie merci USA, per un valore complessivo di 2,8 miliardi di euro. La Commissione Europea ha anche annunciato la possibilità di introdurre misure protezionistiche sul mercato dell'acciaio UE, se dovesse risultare un afflusso aggiuntivo di importazioni nei paesi dell'Unione, a causa delle barriere sul mercato statunitense.
Questo, sul piano del commercio. Ma, al di là del summit della notte scorsa a Bruxelles e alla vigilia del vertice NATO del prossimo 11 luglio, non è possibile dimenticare l'insistenza con cui nove paesi UE, Germania e Francia in testa, vadano da tempo ribadendo la “necessità” di un esercito comune europeo e, nello specifico, della formazione di propri reparti di pronto intervento. Parigi e Berlino, come riporta Focus-online, ritengono che oggi non ci sia da fare affidamento sugli Stati Uniti e propongono dunque un più stretto collegamento tra gli Stati maggiori, che faccia “perno sull'affidabilità dei paesi partner”: un'alternativa alla NATO a guida USA, insomma. Secondo Focus-online, anche la Gran Bretagna, finora contraria a una integrazione militare europea al di fuori della NATO, sarebbe pronta a unirsi all'iniziativa.
E' in questo quadro, che sono venute alla luce proprio ora le indiscrezioni secondo cui Donald Trump, durante l'incontro del 24 aprile scorso alla Casa Bianca, avrebbe proposto a Emmanuel Macron una sorta di “bustarella”, in cambio dell'uscita della Francia dalla UE. Secondo The Washington Post, che “svela” la notizia basandosi su anonime fonti europee ad alto livello, la proposta di Trump avrebbe riguardato un accordo commerciale più vantaggioso rispetto agli altri paesi UE; il sito Axios scrive che Trump avrebbe addirittura detto al presidente francese di considerare la EU “peggio della Cina” nelle questioni commerciali. C'è da star sicuri che The Donald, parlando di UE, avesse in mente propriamente Berlino.
Che le mosse di Trump siano dirette in primo luogo a colpire la Germania, la più diretta interessata alle ricadute dei dazi commerciali USA e la più ostinata nell'iniziativa di un esercito comune europeo, sembra testimoniarlo anche un'altra indiscrezione, anche questa affidata – è un caso? - alle colonne di The Washington Post. La Casa Bianca starebbe valutando la possibilità di ritirare il proprio contingente militare dal territorio tedesco: secondo i dati ufficiali, si tratterebbe di circa 35.000 uomini. Ovviamente, non certo per ricondurlo in patria; o, quantomeno, non interamente: una prima variante potrebbe esser quella di destinarlo parte al territorio statunitense e parte alle basi USA in Europa. A guardare con un po' più d'attenzione, sembra però che la variante più verosimile possa esser quella del trasferimento dell'intero contingente in Polonia. Basta ricordare come ormai da tempo Varsavia non faccia assolutamente più mistero delle proprie aspirazioni a un ruolo più “robusto” in Europa, quale erede delle ambizioni del maresciallo Józef Pilsudski di una grande “confederazione” dal mar del Nord al mar Nero. Aspirazioni polacche a sostituire proprio la Germania nel ruolo di “avanguardia” yankee più a ridosso dei confini russi e che, per l'appunto, coincidono con l'ansia USA ad avvicinarsi sempre più direttamente, in prima persona e senza gli inconvenienti che a volta frenano i “partner” europei, all'obiettivo del confronto militare Washington-Mosca.
Al momento, pare si stiano “solamente” studiando i possibili costi dell'operazione di trasferimento del contingente USA; ma, intanto, si sono lanciati a Berlino un paio di allarmi non di poco conto.
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