di Carlo Freccero e Daniela Strumia
Il MES, uscito momentaneamente dalla porta nella sua versione 2020, rischia di rientrare dalla finestra nella sua vecchia versione ancora in vigore. Si moltiplicano gli appelli in questa direzione secondo una visione che Enrico Letta ha riassunto in un suo tweet: “ il fondo salva stati deve diventare il centro di reazione europea alla crisi socio-economica del covid 20”. Dopo aspre battaglie il MES gode di una rivalutazione. Il ragionamento di questi sostenitori del MES è il seguente: abbiamo rifiutato di sottoscrivere il MES, per paura di finanziare le banche tedesche in difficoltà come la Deutsche Bank. Oggi è l'Italia ad avere bisogno di finanziamenti immediati per affrontare l'epidemia e per salvare la propria economia.
Peccato che queste voci dimentichino la maggiore criticità del MES. Accettare il finanziamento significherebbe accettare anche le decisioni del MES sulla ristrutturazione del nostro debito. E' vero che Letta chiede alcune modifiche al testo oggi in vigore, ma in sostanza il rischio rimane grave.
Se respingiamo il MES come fonte di finanziamento, resta il fatto che una manovra espansiva risulta oggi necessaria ed indifferibile per la nostra economia e che, con le attuali limitazioni i provvedimenti del governo non possono che essere insufficienti ed inefficaci. C'è però una soluzione, sotto gli occhi di tutti come l'imperatore nudo, che il nostro governo si rifiuta di prendere in considerazione. Io che non sono un economista ci sono arrivato semplicemente leggendo i provvedimenti presi in questi giorni da Germania e Francia. Dunque, la Germania si è dichiarata disponibile a sostenere la propria economia con 550 miliardi, la Francia con 350, cifre che polverizzano le disponibilità che il governo italiano cerca con difficoltà di raggranellare, per una cifra complessiva di una ventina di miliardi.
Se lo fa la Germania che ha imposto all'Europa le regole dell'Ordoliberismo, possiamo farlo anche noi. O vogliamo essere più Ordoliberisti di lei?
Detto questo il quesito che si pone è: come fa la Germania? E' molto semplice. La Germania ha conservato una banca statale, la KfW (Istituto di Credito per la Ricostruzione) con sede centrale a Francoforte che già precedentemente ha utilizzato per emettere obbligazioni che non vengono iscritte al passivo nel bilancio dello Stato. KfW è per altro esentata dai requisiti di capitale e delle regole dell'unione bancaria.
In questi giorni la BCE, dopo la famosa gaffe della Lagarde, oggi corretta da un Quantitative Easing (QE) da 750 miliardi, ha predisposto un prestito TLTRO è cioè a tasso agevolato o negativo, tanto più basso quanto le banche si impegneranno a loro volta a concedere credito.
Da sempre le banche private europee vengono finanziate dalla BCE, ma, com'è noto, secondo la loro natura privatistica, volta a tutelare il patrimonio della banca a scapito dell'economia reale, preferiscono impiegare questi fondi per operazioni finanziarie.
Solo una banca statale, come la KfW tedesca, può avere accesso al credito e ridistribuirlo all'economia reale. Ma come può fare l'Italia che ha privatizzato tutte le sue banche? Secondo diversi commentatori potrebbe percorrere la stessa strada utilizzando la CASSA DEPOSITI E PRESTITI. Secondo Alberto Micalizzi, già oggi la CDP potrebbe agire come la KfW e l'eventuale debito contratto, con l'emissione di obbligazioni o con l'accesso al credito TLTRO non andrebbe iscritto al passivo del debito statale.
E' il momento di agire o, quantomeno, di prendere in considerazione le azioni di quei paesi che l'attuale governo ritiene “virtuosi” ed ai quali si ispira.
Noi come società civile dobbiamo fare qualcosa per sottoporre ai tecnici e all'opinione pubblica qualsiasi soluzione possibile.
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