di Christian Siedenbiedel - FAZ
Aveva colpito come una bomba: il 5 maggio di quest'anno, la Corte costituzionale federale di Karlsruhe, in una sensazionale sentenza, aveva preso di mira gli acquisti di obbligazioni di Bce (al momento pur sempre uno degli strumenti centrali della politica monetaria europea).
La decisione del Consiglio direttivo di Bce del 2015 [di istituire] un programma di acquisto di obbligazioni PSPP ("Public Sector Purchase Programme ") sarebbe stata viziata da "eccesso di potere" [Ultra-Vires, Kompetenzwidrig], tuonò il tribunale sotto il suo allora presidente Andreas Voßkuhle. E stabilì un ultimatum: entro tre mesi, l’istituzione [Bce] avrebbe dovuto esporre come fosse stata eseguito un adeguato [test di] proporzionalità sugli acquisti di obbligazioni, anche alla luce dei numerosi effetti collaterali, ad esempio per i risparmiatori o per i prezzi degli immobili. Altrimenti, così l'immensa minaccia, Bundesbank (pur sempre uno dei più importanti attori nell'Eurosistema) non potrebbe più partecipare agli acquisti di obbligazioni.
Ora, oggi mercoledì, i tre mesi sono scaduti. E cosa è successo?
Studiosi del diritto, politologi ed economisti hanno discusso a lungo su come Bce potesse ottenere di uscire dal dilemma. Da un lato, la banca centrale europea non dovrebbe sottomettersi agli ordini di un tribunale nazionale. Dall’altro lato, essa [Bce] non poteva nemmeno lasciar crescere il conflitto – visto che esso conteneva il rischio che Bundesbank dovesse ritirarsi dagli acquisti di politica monetaria delle obbligazioni.
Ciò, così esageravano i drammaturghi fra gli osservatori, avrebbe eventualmente potuto significare la fine della moneta comune europea. La "fine" per l'euro.
Attivarsi senza attivarsi
Non è andata così male. Bce ha trovato un modo per attivarsi senza attivarsi, come ha affermato un economista. La banca centrale ha messo insieme documenti in grande quantità, i quali dovevano documentare che la proporzionalità degli acquisti di obbligazioni è stata adeguatamente considerata. Sono, in parte il verbale delle riunioni del Consiglio direttivo di Bce, in parte analisi più vecchie.
Si è assicurato che nessuna di queste carte fosse stata realizzata appositamente per la Corte costituzionale federale. Ma, allo stesso tempo, ad esempio nel verbale della riunione del Consiglio direttivo di giugno, che è stata redatto dopo la sentenza, è stato incluso un passaggio sorprendentemente lungo sulla proporzionalità degli acquisti di obbligazioni.
Le carte sono state affiancate dai discorsi del membro del Consiglio Direttivo di Bce Isabel Schnabel e del capo economista di Bce Philip Lane, i quali hanno di nuovo spiegato che gli acquisti di obbligazioni hanno assolutamente avuto effetto, certamente sull'inflazione e sulla crescita economica, nonché che gli effetti collaterali erano certo presenti ma molto inferiori a quando tanti pensassero.
"Le perdite aggiuntive per i risparmiatori sono trascurabili", ha affermato Schnabel circa i più recenti acquisti di obbligazioni durante la crisi. E: "Non v’è alcun segno,che alluda al fatto che gli Stati si indebitino eccessivamente sul mercato dei capitali a causa del calo dei rendimenti".
I documenti sono stati consegnati a Bundesbank, la quale li ha fatti giungere al governo federale ed al Bundestag. Entrambe queste ultime istituzioni hanno attestato, che i requisiti della Corte costituzionale federale erano stati, a loro avviso, soddisfatti. L’esposizione di BCE sarebbe "comprensibile".
Scholz ha scritto a Schäuble
Il ministro delle finanze federale Olaf Scholz (SPD) lo ha scritto, anzitutto in una lettera al proprio predecessore, l'attuale presidente del Bundestag Wolfgang Schäuble. Ha poi scritto una seconda lettera, con simile tono, alla Corte costituzionale federale. Che singoli membri del Bundestag si siano lamentati del fatto che il diluvio di documenti (alcuni dei quali potevano essere visti solo nella stanza dei documenti segreti del Bundestag sotto condizione) non poteva essere valutato così rapidamente, evidentemente non ha avuto alcun effetto.
Decisivo è che, anzitutto: Bundesbank considera ora tutti i requisiti della Corte costituzionale federale come soddisfatti. Essa è dell’opinione, di poter continuare ad acquistare obbligazioni. Oggi 5 agosto, non sarà il giorno storico, nel quale la banca centrale di un grande membro dell'Unione Monetaria Europea dovrà smettere di partecipare allo strumento di politica monetaria dell’acquisto di obbligazioni. Non sarà il giorno, nel quale la politica dell'euro ha avuto termine.
"Così come il Bundestag ed il governo federale, pure il consiglio di amministrazione di Bundesbank è dell’opinione che, in tal modo, le richieste della Corte costituzionale federale dalla sua sentenza del 5 maggio, siano soddisfatte", ha affermato un portavoce di Bundesbank. E: "per tale ragione, Bundesbank continuerà a partecipare agli acquisti nell'ambito del programma di acquisto di obbligazioni PSPP".
La sentenza della corte costituzionale tedesca non avrebbe comunque colpito il nuovo programma di Bce, avviato nella crisi della Corona, chiamato PEPP ("Pandemic Emergency Purchase Programme"). Esso è giustificato, già nelle prime righe [della relativa decisione di Bce sul PEPP], con la particolare situazione della pandemia e la gravità della crisi economica ad essa associata.
Ma le banche centrali lasciano proseguire pure i vecchi programmi di acquisto di obbligazioni. Qui, si sarebbe prodotta molta confusione e presumibilmente anche distorsioni nei mercati, se alla Bundesbank non fosse più permesso acquistare obbligazioni. O se avesse dovuto persino ridurre i propri stock [cominciare a cedere le obbligazioni già acquisite]. Sui mercati finanziari, quasi nessuno se lo aspettava, altrimenti ci sarebbero state molte più turbolenze.
In tal modo, resta la domanda: la Corte costituzionale federale esaminerà ora, se tutti i requisiti siano stati soddisfatti entro la scadenza del proprio ultimatum?
Molti cittadini tedeschi lo avevano probabilmente assunto, così in giro si sente. Il giudice costituzionale Peter Huber, tuttavia, a giugno in una intervista alla FAZ, aveva già lasciato capire che il tribunale non agirà più di propria iniziativa. "Bundesbank è vincolata dalla nostra decisione, ma deve determinare sotto la propria responsabilità se la giustificazione di Bce soddisfa o meno i nostri requisiti", ha dichiarato Huber: "La Corte costituzionale federale non è più coinvolta".
I ricorrenti non mollano la presa
Così oggi sembrerebbe. Bundesbank, come il governo federale ed il Bundestag, ha dato "luce verde". Bce sembra essere per la prima volta fuori pericolo.
Ma è davvero così? Pure i querelanti della Corte costituzionale federale sono tornati a Karlsruhe. Il tribunale ha confermato la ricezione di una corrispondente istanza per un titolo esecutivo [Vollstreckungsanordnung]. E Bernd Lucke, il professore di economia, fondatore di AfD e uno dei ricorrenti nel processo, ha indicato alla FAZ che si vuole continuare.
Prima di tutto, i ricorrenti mirano ad un accesso agli atti. Essi non vogliono farsi bastare che una parte della documentazione, con la quale Bce giustifica la proporzionalità degli acquisti di obbligazioni, sia segreta. Ed essi vogliono un test di ponderazione della proporzionalità più forte e di contenuto.
La lite prosegue
Sia il governo federale che il Bundestag, così come Bundesbank, si erano anzitutto concentrati sull'adempimento formale delle richieste della Corte costituzionale federale. il giudice costituzionale Huber, tuttavia, aveva sottolineato: "Le decisioni devono essere giustificate nei confronti dell’opinione pubblica - come ciò venga fatto, mi è indifferente".
E così, è probabile che le controversie legali proseguano - ma Bundesbank dovrebbe continuare ad acquistare obbligazioni, fino a nuovo avviso [bis auf weiteres]. Tutti coloro che avrebbero desiderato una più forte limitazione delle libertà della BCE [die Freiheiten der EZB], per tramite della Corte costituzionale federale e delle istituzioni nazionali tedesche, potrebbero essere delusi. Tutti coloro che avevano temuto danni per l'Europa, per tramite delle stesse [per tramite della Corte costituzionale federale e delle istituzioni nazionali tedesche], saranno però sollevati.
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Acquisti di obbligazioni di nuovo un argomento a Karlsruhe
di Klaus Hempel - ARD
Di cosa si tratta?
Il 5 maggio, la Corte costituzionale federale aveva dichiarato il programma PSPP di acquisto di obbligazioni di Bce parzialmente incostituzionale. Precedentemente, la Corte di giustizia europea (CGUE) aveva stabilito che il programma era in ordine dal punto di vista legale.
Ciò [il giudizio di CGUE] i giudici di Karlsruhe non hanno accettato. Per la prima volta, essi si sono opposti alla CGUE. La loro critica principale al programma di acquisto di obbligazioni: Bce non avrebbe giustificato per quale motivo il programma sarebbe stato proporzionato e [per quale motivo] le significative conseguenze economiche su tutti i cittadini dovrebbero essere giustificate.
Nella propria sentenza, la Corte costituzionale federale ha fissato un termine perentorio: se Bce non avesse fornito entro tre mesi tale motivo, Bundesbank non avrebbe più potuto partecipare al programma di acquisto. Il governo federale ed il Bundestag erano obbligati ad adoperarsi per ottenere [hinwirken] un test di proporzionalità da parte di BCE. Tale termine perentorio scade oggi.
Dopo il verdetto, che cosa è accaduto?
All'inizio di giugno, il Consiglio direttivo di Bce, il più alto organo della banca centrale, si è nuovamente occupato del programma di acquisto di obbligazioni PSPP. I banchieri centrali hanno constatato che il programma, con riguardo alle conseguenze di politica economica, era proporzionato. Il Consiglio direttivo di Bce ha pure affrontato gli effetti collaterali degli acquisti di obbligazioni, per esempio gli effetti che essi hanno su bilanci familiari, risparmiatori e debitori.
Successivamente, Bce ha messo insieme documenti sul test di proporzionalità. Bundesbank è stata incaricata di metterli a disposizione del governo federale e del Bundestag. Si tratta, in totale, di sette documenti [altrove si legge otto (ndt)]. Tre di essi sono stati classificati come “segreti”. Per tale motivo, i deputati potevano esaminarli solo nella stanza dei documenti segreti del Bundestag [Geheimschutzstelle des Bundestages].
All'inizio di luglio, il Bundestag (con i voti dei gruppi parlamentari di maggioranza, dei Verdi e della FDP) ha stabilito che Bce aveva soddisfatto i requisiti della Corte costituzionale federale. Pure il governo federale è giunto a tale conclusione. In una lettera alla Corte costituzionale federale, il ministro delle finanze federale Olaf Scholz (SPD) ha spiegato perché, a suo avviso, il controllo di proporzionalità effettuato dal Consiglio direttivo sia plausibile.
Come hanno reagito i ricorrenti?
Ad conquistare la sentenza su Bce erano stati, fra gli altri, l'ex politico della CSU Peter Gauweiler ed il fondatore di AfD Bernd Lucke. Essi dubitano che la banca centrale abbia eseguito il procedimento [richiesto dalla sentenza]. Essi, pertanto, hanno fatto istanza al Ministero federale delle finanze di poter esaminare tutti i documenti.
Secondo il procuratore legale di Gauweiler, l’avvocato amministrativista di Friburgo Dietrich Murswiek, il ministero non ha reagito alla istanza. Per questo motivo, venerdì scorso è stata presentata alla Corte costituzionale federale una istanza per titolo esecutivo [Vollstreckungsanordnung]. Secondo la quale, la corte costituzionale dovrebbe obbligare il governo federale a garantire l’accesso agli atti.
Cosa ci aspetta adesso?
La Corte costituzionale federale deve ora decidere in merito alla nuova domanda. Tutto il resto dipende dal risultato di questa decisione. Se dovesse essere concesso un accesso integrale agli atti, secondo Murswiek, ci si riserverebbe ulteriori passi legali dopo l'analisi dei documenti. Se Bce non avesse effettuato alcun sufficiente test di proporzionalità, si presenterebbe una seconda domanda. Con l'obiettivo, che Bundesbank venga obbligata dal tribunale ad uscire dal programma di acquisto di obbligazioni PSPP. Murswiek ha indicato che questa richiesta sarebbe stata presentata, pure se la Corte costituzionale federale non concedesse l'accesso agli atti.
Non si dovrebbe contare su una rapida decisione del secondo Senato responsabile [la Corte di Karlsruhe che ha emesso la originaria sentenza del 5 maggio], ad esempio nelle prossime settimane. L'esito è completamente incerto. Lo stesso vale per l'ulteriore corso della procedura. In teoria, sarebbe persino immaginabile che di nuovo si giunga ad un'udienza e, in tal modo, ad un altro scambio di colpi [fra le parti] in Karlsruhe.
Per Bce, la attuale situazione è tutto meno che piacevole. In quanto, ancor oggi come prima, non è chiaro se Bundesbank potrà partecipare in futuro al programma di acquisto di obbligazioni PSPP.
(Traduzione di Musso)
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