Per Giorgio Gori (PD) "proletari" è un insulto

Ieri vi scrivevamo dello spettacolo vergognoso della stampa italiana capitanata dal fondamentalismo atlantico di Molinari, pensando di aver visto il peggio possibile per quel che riguardava i commenti sul golpetto di Washington.

Ci sbagliavamo. C'erano ancora soprese all'orizzonte.

Commentando le immagini di fine impero dell’invasione vichinga di Capitol Hill, il sindaco di Bergamo e esponente di spicco del PD, Giorgio Gori, scrive testualmente:

“Guardo e riguardo queste persone sfilare. Chi sono? Proletari, mi verrebbe da dire. Poveracci poco istruiti, marginali, facilmente manipolabili, junk food e fake news, marionette nelle mani di uno sciagurato li ha usati per il suo potere. È così che si diventa fascisti?”

Se pensate ad una svista di chi non ricorda le origini infangate del suo partito, che in qualche sezione conserva ancora foto di Gramsci, Giorgio Gori decide di chiarire con un secondo tweet. Leggete con attenzione:

“Forse perché del termine si dà una lettura marxista.”

Proletari, gente che non ha nulla se non figli, che quindi diventa filo Trump - e quindi fascista - nell’ottica di Giorgio Gori.

Nella sua brutale analisi, tuttavia, quest'ultimo ha il pregio della sincera lotta di classe che il suo partito intraprende da anni. Chiaramente come espressione più vicina di quella tecnocrazia oligarchico finanziaria (destra estrema conservatrice) che ha devastato la vita dei proletari italiani e statunitensi negli ultimi 30 anni. Quella parte che sta vincendo la lotta di classe contro i lavoratori insomma.

Scripta manent.

Se per sinistra c'è ancora chi si ostina a considerare il PD (italiano o Usa), è inevitabile che nell’elettorato di Trump (destra populista), o in quello di Salvini, ci siano anche “proletari”. La colpa non è certo loro che ricambiano lo schifo con cui vengono trattati dal Pd di Gori, ma di chi in Italia (o negli Usa) ha deciso in nome delle barbarie neo-liberiste l’impoverimento di massa e la distruzione dei diritti sociali. Scrive magistralmente oggi il prof. Zhok: “Se il "popolo fa schifo", cari i miei "democratici", questo non è una ragione per compiacersi della propria benpensante superiorità, ma è il segno di un fallimento epocale, il vostro.”

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