BTP invece dei prestiti europei? Franco ammette che è possibile

21 Aprile 2021 00:25 La Redazione de l'AntiDiplomatico

Tutto il dibattito economico riguardo le misure da intraprendere nella fase post-covid è focalizzato sul cosiddetto Recovery Fund, Next Generation EU, ossia il pano della Commissione Europea per la resilienza dei paesi colpiti dalla Covid-19.

Permangono però alcuni punti controversi: i fondi saranno sufficienti? Ma soprattutto, si tratta di prestiti o sovvenzioni a fondo perduto?

C’è differenza tra prestiti e sovvenzioni a fondo perduto, ma la differenza risulta essere alquanto labile e i paesi che accederanno ai fondi potrebbero dover sottostare a pensati richieste per ottenerli.

Come spiega un articolo di Kritica Economica «gli aiuti del Recovery Fund hanno delle condizionalità, come previsto per il MES (Meccanismo Europeo di Stabilità), ovvero la coerenza con le raccomandazioni specifiche per paese, nonché del rafforzamento del potenziale di crescita, della creazione di posti di lavoro e della resilienza sociale ed economica dello Stato membro. Anche l’effettivo contributo alla transizione verde e digitale rappresenta una condizione preliminare ai fini di una valutazione positiva».

Insomma, le condizionalità ci sono, e quindi se l’Italia prendere questi fondi poi l’agenda economica sarà in sostanza dettata da Bruxelles.

Quindi perché non ricorrere all’emissione di titoli di stato?

Il governo almeno in linea teorica non scarta questa ipotesi. Così ha infatti risposto il ministro dell’Economia Daniele Franco a una domanda posta dal deputato leghista Claudio Borghi.
«Massimo pragmatismo, se convenisse il finanziamento del Recovery Fund tramite BTP invece dei prestiti dalla UE sceglieremo la fonte di finanziamento più conveniente».

«Importante risposta del Ministro Franco sulla possibilità di NON accedere ai prestiti del Recovery Fund», ha commentato il parlamentare.

Alla fine l’Italia chiederà i fondi europei. Il punto però è un altro: i fondi europei non solo l’unica e sola possibilità. Può sembrare un’ovvietà, ma in tempi di pensiero unico austeritario, europeista e neoliberista, non lo è affatto.

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